“Buongiorno, sono la mamma di una ragazzina di 12 anni, ancora una bambina quindi. Lz pediatra le ha prescritto analisi del sangue e delle urine, per accertamenti vista anche l’età dello sviluppo. Si chiama medicina preventiva. Sono stata felice di aver accompagnato mia figlia alla Casa della Salute San Rocco per il prelievo. Tutto regolare, personale gentile e professionale. Poi la nota stonata e salata: il pagamento del ticket. Su un imponibile di 189 euro, così è scritto sulla ricevuta, ho dovuto pagare 125 euro. Nessuna recriminazione, visto che potevo permettermi, sebbene a malincuore, una cifra simile. Mi chiedo: a questo punto siamo arrivati nella sanità pubblica? Sono cifre da laboratorio privato. E i bambini che non hanno alle spalle famiglie in grado di sostenere, se non a costo di enormi sacrifici, costi così eccessivi? Debbono forse rinunciare ai servizi della medicina preventiva? Dove sta andando la nostra sanità pubblica, un tempo vanto del nostro Paese? Gradirei un suo parere. Flora, Ferrara città.”
La prendo da lontano, ma soltanto in apparenza. Le cito quanto ha dichiarato di recente il capo della Nato: “Bisogna che l’Europa aumenti le spese per gli armamenti. Noi europei dobbiamo restringere e di parecchio i confini dello Stato sociale”. Si riferiva, ovviamente, a pensioni, sanità, previdenza e via discorrendo, che, per oliare le armi, andrebbero ridotte o addirittura cancellate. Ebbene, quei 123 euro che ha dovuto sborsare per sua figlia non andranno certo a migliorare o a sostenere del tutto il servizio sanitario nazionale. Serviranno anche a colmare il buco prodotto dalla volontà politica. L’Asl non ha alcuna responsabilità. Anzi, bisogna dare atto degli enormi sacrifici cui si sottopongono gli addetti alla sanità pubblica, dagli infermieri ai medici, senza i quali il sistema sarebbe crollato da un pezzo. Nel contempo bisogna riconoscere e lodare coloro che pur avendo bisogno di cure dimostrano di possedere una pazienza enorme e un’alta capacità di sopportazione dinanzi a queste autentiche vessazioni, tra cui inserisco, visto che ci siamo, anche le scandolose liste d’attesa, e non solo per le analisi di laboratorio.
Qualche parolina andrebbe indirizzata anche al decisore politico che, sarà un caso, ma propende sempre per tagliare la coperta dove più conviene, in genere i trasferimenti alla sanità pubblica. I missili, i proiettili, le bombe e i droni che vediamo esplodere di continuo nei servizi tv sulle guerre in corso, qualcuno deve pur pagarli. E dobbiamo pur garantire i lauti dividendi agli azionisti delle aziende che quelle sputafuoco le producono a getto continuo. L’amarezza sta tutta nel vedere che il suo ticket andrà (in massima parte) a tamponare, assieme alle imposte, quel buco di cui sopra, e a sostenere scelte bellicose e rapine con i carrarmati.
E chi non può permettersi tali cifre? Semplice, si deve arrendere e rinunciare a fare prevenzione per sé e per i figli, sperando, ovviamente, nella buona sorte. (P.)