martedì 11 Marzo 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

LA GUERRA / Il piano dell’Europa: “800 miliardi per nuove armi” / Dazi, la Cina reagisce: colpito l’import dagli Usa

Donald Trump – che domani sera terrà il discorso al Congresso per annunciare la nuova età dell’oro per gli Stati Uniti – ha congelato tutti gli aiuti militari all’Ucraina che, secondo gli esperti, potrà resistere solo sei mesi all’esercito russo. Zelensky perciò sta cercando altre fonti di approvvigionamento degli armamenti.

Non sono mancate le reazioni alle mosse del rieletto presidente Usa che ieri ha attaccato di nuovo Messico, Canada e Cina, Paesi che sono da oggi oggetto delle sanzioni del 25% e che, per Pechino, sono raddoppiate a 20.Il Canada ha già reagito imponendo dazi del 25% sulle importanzioni dagli Stati Uniti, stessa cosa ha fatto la Cina che ha reso noto tariffe doganali del 15 per cento nei confronti di prodotti Usa. In particolare la Repubblica Popolare applicherà  tariffe aggiuntive fino al 15% su alcuni prodotti agricoli importati dagli Stati Uniti, tra cui carne di pollo, maiale, soia e manzo.

IL RIARMO DELL’EUROPA

La reazione europea più decisa al nuovo corso americano, con il sostanziale abbandono dell’Ucraina al suo destino, arriva dall’Europa dove Ursula von der Leyen ha annunciato che presenterà un piano di riarmo per 800 miliardi di euro che prevede tra l’altro, stando a quel che scrive La Repubblica, anche il ricorso all’atomica comunitaria. I fondi per finanziare l’aumento delle spese per la difesa saranno trovati attraverso la flessibilità sui bilanci e l’uso dei fondi comunitari, inclusi quelli del Pnrr. Inoltre non ci sarà alcun negoziato di pace senza Kiev e l’Europa.

“Proporremo di attivare le clausole nazionali di salvaguardia” del Patto di stabilità a sostegno della difesa. Se gli Stati membri aumentassero la loro spesa per la difesa dell’1,5% del PIL in media, ciò potrebbe creare uno spazio fiscale di circa 650 miliardi di euro in un periodo di quattro anni. E poi l’Ue “fornirà 150 miliardi di euro di prestiti agli Stati membri per investimenti nella difesa” per un totale di 800 miliardi” ha detto la presidente della Commissione Ue.

Una delle proposte del piano Rearm Europe, è “il nuovo strumento” che “fornirà 150 miliardi di dollari di prestiti agli Stati membri per investimenti nella difesa. Si tratta fondamentalmente di spendere meglio e spendere insieme. E stiamo parlando di domini di capacità paneuropee come, ad esempio, difesa aerea e missilistica, sistemi di artiglieria, missili e munizioni, droni e sistemi anti-drone. Ma anche per soddisfare altre esigenze, dalla mobilità informatica a quella militare. Ad esempio, questo aiuterà gli Stati membri a mettere in comune la domanda e ad acquistare insieme. E naturalmente, con questa attrezzatura, gli Stati membri possono aumentare notevolmente il loro supporto all’Ucraina”. Von der Leyen sottolinea poi che “questo approccio di approvvigionamento congiunto ridurrà anche i costi. Ridurrà la frammentazione, ma aumenterà l’interoperabilità e, naturalmente, rafforzerà la nostra base industriale di difesa e può essere a vantaggio dell’Ucraina”.

CHE COSA FA TRUMP

Donald Trump domani sera alle 9 farà il primo discorso ufficiale al Congresso dopo il suo ritorno alla Casa Bianca. Non è uno Stato dell’Unione perché anche se per lui è una rentrée, è il primo incontro da presidente eletto. E lo fa in una posizione di forza, con Camera e Senato che lo sostengono, e che finora gli hanno lasciato carta bianca nel suo assalto alle istituzioni.

Nel suo tipico stile da “fuori programma”, incontrando oggi i giornalisti per parlare dell’accordo raggiunto con la Taiwan Semiconductor Manufacturing Co, una società che investirà negli Stati Uniti 100 miliardi di dollari in quattro anni per la costruzione di impianti per la produzione di semiconduttori, ha detto che da domani, mercoledì, scatteranno i dazi del 25% sulle merci importate dal Messico e dal Canada. Raddoppiando anche quelli alla Cina che erano al 10% e passeranno al 20%.

Poi ha continuato la polemica con il presidente ucraino Zelensky. “Credo che dovrebbe essere più riconoscente, perché questo Paese lo ha sostenuto. Se non fa la pace, non durerà”, aggiungendo che l’accordo sulle risorse minerarie ucraine potrebbe ancora essere concluso, escludendo che la proposta sia stata accantonata. “Molte cose stanno accadendo proprio ora, mentre parliamo. Probabilmente ne sentirete parlare domani sera. Penso che sia un ottimo affare per noi. Quattro primi ministri e cinque presidenti mi hanno chiamato negli ultimi due giorni per risolvere la questione. Faremo accordi con tutti per finire questa guerra, inclusa l’Europa e le nazioni europee”.

In serata poi il presidente ha dato ordine di sospendere tutti gli attuali aiuti militari all’Ucraina. La pausa durerà fino a quando il presidente Trump non avrà determinato la buona fede dell’impegno di Kiev verso la pace. Il presidente ha ordinato al capo del Pentagono Pete Hegseth di eseguire la sua disposizione.

Il 30 dicembre, l’ex presidente Biden aveva approvato 1,25 miliardi di dollari in armi e attrezzature da attingere dalle scorte del Pentagono nei prossimi sei mesi, fornendo all’esercito ucraino armamenti mentre l’amministrazione Trump entrava in carica. Da allora, le spedizioni sono state inviate in Ucraina circa ogni due settimane, soddisfacendo le esigenze dell’Ucraina senza mettere in pericolo le scorte del Pentagono, poiché nuovi ordini riforniscono gradualmente gli inventari americani. Il Pentagono ha trasferito circa un terzo di quelle spedizioni, il che significa che la direttiva di Trump congela i restanti due terzi.

Il suo intervento di domani al Congresso si preannuncia carico di novità. Parlerà in quell’aula presa d’assalto dai suoi sostenitori mentre i parlamentari stavano certificando la vittoria elettorale di Joe Biden, che dopo aver sfondato porte e finestre malmenando i poliziotti, davano la caccia ai parlamentari, vandalizzando i loro uffici. La stessa aula in cui il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy solo pochi mesi fa aveva ricevuto un’accoglienza da eroe per aver combattuto l’invasione russa.

TRUMP CALA NEI SONDAGGI. Trump può contare su un congresso compiacente ma è confrontato anche dal calo della sua popolarità nei sondaggi. Secondo la CNN il 52% degli americani disapprova quanto sta facendo nel suo primo mese e mezzo di mandato, contro il 48% che approva. Ma i sondaggi, come dimostrato dalle elezioni, lasciano il tempo che trovano.

I DEMOCRATICI. Sono divisi su come rispondere al capo della Casa Bianca: alcuni hanno annunciato che non andranno all’appuntamento. Altri hanno invitato al Congresso, come loro ospiti, alcuni tra i licenziati da Elon Musk. La base democratica ha chiesto sui social di presentarsi con i colori giallo e blu, in segno di vicinanza all’Ucraina. “Quello che i democratici vogliono mostrare con questi ospiti è che sono gli americani ad essere danneggiati dalle azioni di Elon Musk e Trump”, ha dichiarato al New York Times Brad Schneider, deputato dell’Illinois, spiegando di aver deciso di non boicottare il discorso, come invece faranno altri democratici, per non rendere la vita più facile al presidente e mostrare gli americani che sono rimasti vittime della crociata anti-federali lanciata, a suo nome, da Musk.

Dopo la sua rielezione Trump, avvalendosi della decisione della Corte Suprema che gli ha riconosciuto una immunità parziale, ha avviato unilateralmente lo smantellamento del governo federale e con l’aiuto di Musk sta mettendo alla porta migliaia di dipendenti federali, chiudendo agenzie istituite dal Congresso, bloccando finanziamenti già approvati, maltrattando alleati, Zelensky, e i vicini di casa, Messico e Canada, minacciando Panama e Danimarca, scarcerando mille e 500 persone condannate per l’assalto al Congresso, compreso il leader dei Proud Boys che stava scontando una sentenza di 22 anni di carcere per sedizione, allontanando tutti i funzionari governativi e militari in odore di “woke” che sostengono la diversità, facendo dire a Musk che gli Stati Uniti potrebbero abbandonare Nato e Onu, sanzionando la Corte Penale Internazionale. Un isolazionismo che piace molto al mondo MAGA che diffida degli alleati e che vede le istituzioni internazionali come profittatori della generosità degli Stati Uniti.

Finora i casi legali in cui viene contestata la legalità delle decisioni del presidente sono più di 100. Ma per Trump questo non conta. Compiacendosi della sua nuova autorità conquistata sta mettendo alla prova i limiti della sua autorità esecutiva mentre si rivolge al Congresso per ottenere i tagli fiscali. Solo il Congresso, per legge, può stanziare fondi, o ritirarli, ma le azioni dell’amministrazione Trump hanno sorpassato questa regola sancita dalla Costituzione. Proprio oggi il segretario di Stato Marco Rubio, con una decisione personale, ha sdoganato 2 miliardi di dollari in aiuti militari che il Congresso aveva prima finanziato e poi bloccato.

Il potere esecutivo ha preso quindi il controllo dell’apparato amministrativo,senza passare dal Congresso, contestando l’Impoundment Control Act, che impedisce al ramo esecutivo di bloccare i finanziamenti che il Congresso ha già approvato.

Le decisioni di Trump e della sua amministrazione sono tutte contenute nel Project 2025, che il presidente sostiene di non aver mai letto, ma di cui sta copiando tutte le mosse e il cui autore, Russell Vought, è stato preso da Trump per dirigere l’Office of Management and Budget. Vought è uno dei principali architetti del progetto redatto dall’Heritage Foundation, dove s’intravedono tratti cari al nazionalismo cristiano bianco, come, ad esempio, il lavoro che va fatto per rendere più “religiosa” la società.

L’EQUILIBRISMO DI GIORGIA MELONI

La presidente del Consiglio si trova da tempo in una posizione di difficile equilibrismo fra le due sponde dell’Atlantico.  A metà strada tra le mutate esigenze americane – su Ucraina e rapporti commerciali internazionali – e le posizioni, sugli stessi temi, dell’Unione Europea. Ruolo importante e contemporaneamente difficile e che potrebbe rivelarsi tanto una scommessa vincente quanto un insuccesso se non verrà raggiunto un compromesso fra tutte le parti in causa.  Lo stesso esercizio di equilibrio le è necessario anche nella maggioranza di governo, in modo particolare con il suo “partner” Matteo Salvini, che a differenza di Fratelli d’Italia, Moderati e Forza Italia, sulla guerra ha sposato senza se e senza ma le posizioni di Donald Trump.

Meloni parte da una considerazione che è obiettivo comune.  Serve una pace che preveda garanzie di sicurezza per l’Ucraina in modo che non possa tornare la guerra. È quel che serve, ribadisce. “I toni danno l’impressione che le posizioni siano molto distanti, ma in realtà non lo sono”. Da settimane è impegnata proprio nel cercare equilibrio tra le posizioni dell’amministrazione Trump e le mosse dell’Europa. Quelle garanzie che devono essere fornite all’Ucraina per una pace duratura possono essere date da Trump e da chi gestirà i negoziati con la Russia. Poi ammette che “la questione centrale” è come si fa a costruire una pace “stabile, duratura, io direi definitiva”. Una pace che “serve a tutti: all’Ucraina, ai paesi europei, particolarmente a quelli che si sentono minacciati giustamente dalla Russia”.

Il ruolo che si è ritagliata Meloni è noto  anche oltreoceano e, in attesa di programmare un nuovo viaggio a Washington (l’incontro alla Casa Bianca potrebbe tenersi a fine mese o ai primi di aprile), lei torna a sottolineare che è “nell’interesse nazionale italiano evitare qualsiasi possibile frattura all’interno dell’Occidente perché ci renderebbe solamente tutti quanti più deboli”.

Per questo ha rilanciato anche a Londra la sua proposta di “incontro per parlarsi in modo franco di come si vuole affrontare le grandi sfide che Europa, Stati Uniti e l’Occidente hanno di fronte”, mentre respinge nuovamente la proposta franco-britannica di invio di soldati europei in Ucraina: “L’Italia ha espresso le sue perplessità, secondo me è molto complessa nella realizzazione, non sono convinta dell’efficacia, è la ragione per la quale, come si sa, abbiamo detto che non manderemo i soldati italiani”. Sa bene che l’invio di truppe europee in Ucraina segnerebbe una posizione di “non ritorno” sia nel rapporto con gli stati Uniti che in quelle con la Russia.

 

 

 

Articoli correlati

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

CATEGORIE ARTICOLI

Articoli recenti