lunedì 10 Marzo 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

FERRARA / Il vescovo ai giornalisti: “Tornate sulla strada, dagli ultimi”

Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, lo si può considerare oggi il maggior intellettuale di una città seduta sul conformismo e avvolta dall’indifferenza. Non a caso sa come cogliere aspetti della vita di comunità cui non sono estranei comportamenti poco commendevoli soprattutto da parte di coloro che aspirano a disegnare la realtà di chi sta in alto e non sa guardare sotto, agli ultimi. Perego ha richiamato un tema oggi fondamentale per una città come Ferrara attraversata più da muri che da porte aperte all’inclusione: la reponsabilità per chi lavora nel mondo della comunicazione.  “Quel mondo – dice il vescovo – rischia di essere trascinato nell’onda delle informazionii deformate, se non false, per provocare, contrapporre, modificando addirittura la percezione della realtà per avvalolrare una tesi”. L’occasione di questo ammonimento è stato l’incontro con la stampa nella chiesa di Santo Stefano per celebrare San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti.

“In questo modo la comunicazione – ha detto il presule ferrarese – genera ansia e paura, non speranza, mina le basi della comunità e la costruzione del bene comune, dissolve il vero volto dell’altro – parafrasando una affermazione di don Tonino Bello ricordata da Papa Francesco nel messaggio di quest’anno – indebolisce la speranza. E senza speranza c’è disperazione, si alimenta la sfiducia e l’illusione. Perché la speranza è vita”.

“Chi legge e comunica la vita – ha aggiunto monsignor Perego – chi fa cronaca se non sa leggere i fili d’erba nelle crepe del muro rischia di nascondere, se non addirittura uccidere i nuovi volti, le piccole e nuove esperienze, le sperimentazioni, le innovazioni. Senza speranza la comunicazione è schiacciata sull’oggi e non guarda al domani, non sa collegare cause ed effetti, le scelte di ieri e le scelte di domani. Senza speranza si servono i padroni, ‘i pochi centri di potere che controllano una massa di dati e informazioni’ e si diventa solo cassa di risonanza di qualcuno.

“Essere comunicatori di speranza significa andare sulla strada, incontrare per raccogliere certamente rabbia, insoddisfazione, chiusure, ma anche atteggiamenti di apertura e amicizia, generando interesse, rispettando sempre la dignità di ogni persona, con creatività, e cercando di costruire comunità”.

Per Perego anche “a Ferrara, nei nostri Paesi c’è chi sta ribaltando le logiche di una politica che cerca solo il consenso dimenticando i problemi, che non si schiera secondo le polarizzazioni, ma guarda ai problemi, che preferisce amministrare il territorio piuttosto che posti nel partito, che si vergogna di usare parole e provocazioni per alimentare le contrapposizioni, che riparte dagli ultimi piuttosto che dai primi, dai piccoli piuttosto che dai grandi, che non sono sui social, ma accanto alla gente. Nelle nostre città e nei paesi c’è chi spende la sua vita accanto ai malati, a chi arriva da lontano, a chi studia, a chi è solo: volontari della speranza, consacrati al bene”.

Il lavoro dei giornalisti “non è facile, soprattutto oggi, anche perché – ha detto l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio – spesso precario, senza una reale redazione, senza confronto. Per questo vi siamo grati, che nonostante questo ogni giorno, ogni settimana sapete comunicare un vissuto attorno a noi”.

Da osservatore della comunità e attento lettore dei quotidiani, Perego ha colto l’occasione per fare riflessioni più generali e poi calarle nel locale. «Il maggiore problema che vedo nel mondo del giornalismo è la precarizzazione. Quando un lavoratore è precario si rischiano di indebolire competenza e attenzione ai temi. Quando c’erano dei giornalisti specializzati sugli argomenti, non generalisti come oggi, erano più preparati, invece oggi l’informazione è più imprecisa, lo vediamo per quanto riguarda l’informazione religiosa, sui giornali si confondono spesso la Santa Sede con la Cei».

Ed è arrivato poi ad analizzare lo scenario ferrarese. «Come Diocesi leggiamo con attenzione i quotidiani locali ed ho l’impressione che alcune volte si serva qualcuno, cioè che si debbano costruire le notizie in maniera puntuale e precisa su alcune realtà e aspetti politici e si vede che dietro purtroppo ci sono gli addetti stampa della politica che entrano troppo nel giornale. Quelle che arrivano da un ufficio stampa però non sono notizie, sono informazioni, gli addetti stampa politici non devono sostituirsi ai giornalisti, altrimenti il rischio è che il giornale sia appiattito su alcune realtà e venga meno l’interpretazione delle diverse realtà. Questo lo vedo molto sulla politica ferrarese e mi lascia molto perplesso rispetto all’indebolimento del ruolo della redazione che dovrebbe essere un punto centrale del giornale perché è quella che sa dare il peso ad alcune notizie rispetto ad altre, su contri» ha concluso Perego.

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