giovedì 20 Marzo 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

AUTO / John Elkann in Parlamento: “L’Italia resta centrale per Stellantis”. E annuncia progetti fino al 2030

Il presidente di Stellantis John Elkann è intervenuto in Parlamento per fare il punto sulle attività del gruppo in Italia. “Ci siamo preparati all’audizione di oggi con grande attenzione”, ha detto Elkann all’inizio del suo discorso davanti alle Commissioni riunite Attività produttive di Camera e Senato. “Per noi l’Italia ricopre un ruolo centrale. Di questa nostra lunga storia, la storia della Fiat che ora è diventata Stellantis, noi siamo, io personalmente lo sono, molto orgoglioso. Non è un fatto scontato, considerato che meno dell’1% delle aziende fondate all’inizio del Novecento risultano ancora in vita. E se tra poco vi parlerò di investimenti, nuovi modelli e di tecnologie avanzate, significa che questa forza, questa volontà di progresso e il coraggio di guardare al futuro sono sempre presenti”.

“Se non ci fosse oggi Stellantis, non saremmo qui, perché l’auto italiana sarebbe già scomparsa da tempo, come l’informatica dopo l’Olivetti e la chimica dopo la Montedison”, ha aggiunto Elkann, rivendicando quanto fatto dalla Fiat per rimanere sul mercato. “Negli ultimi 20 anni, il mercato domestico è calato del 30% mentre l’occupazione si è ridotta di circa il 20%. Questo significa che l’azienda ha difeso la produzione e l’occupazione degli stabilimenti del Paese grazie all’export dei marchi italiani, oltre alle Jeep prodotte in Basilicata, alle Dodge in Campania, ai van Citroen, Opel e Peugeot in Abruzzo e più recentemente alle Ds a Melfi”.

Poi l’attacco a chi contesta il disimpegno del colosso in Italia. “In questi 20 anni l’azienda ha pagato direttamente 14 miliardi di imposte all’erario. Se si tiene conto anche del gettito legato all’Iva e alle imposte versate per conto dei dipendenti, questo valore sale a 32,2 miliardi. La spesa per investimenti e ricerca e sviluppo in Italia è stata pari a 53 miliardi, a fronte di contributi pubblici pari a 1 miliardo: un rapporto fra dare e avere di 50:1. Aggiungo un dato molto importante. Stellantis nel 2024 è stato il Gruppo che ha depositato più brevetti industriali in Italia. Ogni brevetto non è solo un numero, ma un passo avanti nell’innovazione tecnologica del Paese”.

Elkann rivendica inoltre i passi avanti fatti per favorire l’intera filiera dell’auto nel nostro Paese. “Al tavolo al Mimit abbiamo ribadito la centralità del nostro Paese, nel quale per l’anno in corso stiamo spendendo circa 2 miliardi di euro di investimenti e 6 miliardi di euro in acquisti da fornitori italiani. Dalla sua nascita nel gennaio 2021, Stellantis ha acquistato servizi e componenti dalla filiera italiana dell’auto per un valore di 24 miliardi di euro, che diventeranno 30 alla fine del 2025”. Non solo. “Al tavolo Stellantis abbiamo preso una serie di impegni nei confronti di tutti gli attori del settore dell’auto. I nostri stabilimenti italiani sono e saranno dotati di tutte le piattaforme multi-energia di Stellantis per la produzione di autovetture: Stla Small, Medium e Large, quest’ultime due già operative a Melfi e Cassino. Ad Atessa è installata una piattaforma dedicata ai veicoli commerciali leggeri. Questi investimenti permetteranno agli stabilimenti italiani la massima flessibilità per poter produrre la più ampia gamma di modelli”.

Tra gli impegni ribaditi da Elkann c’è anche l’arrivo della Nuova 500 Ibrida a Mirafiori. “Tra due settimane partiranno i lavori di adeguamento delle linee di assemblaggio e di lastratura per la Nuova 500 Ibrida”, ha detto il presidente. “Già a maggio avremo i primi prototipi su cui faremo le attività di sviluppo utili alla messa in produzione. Ce la stiamo mettendo tutta per l’avvio della produzione questo novembre”. Il modello, spiega, permetterà un “incremento dei volumi di produzione, in linea con le richieste del mercato per questo tipo di segmento. A partire dal 2030 verrà inoltre prodotta la nuova generazione della Fiat 500, sempre a Torino”, ha detto Elkann, sottolineando che “Mirafiori è un importante sito produttivo non solo per l’auto più iconica di Fiat, ma anche per i cambi elettrificati eDCT”, con una capacità produttiva installata di 600mila unità, equipaggiando tutte le motorizzazioni ibride dei modelli prodotti nei nostri stabilimenti in Europa. “In futuro ci permetteranno anche di produrre motori ibridi a basse emissioni, inferiore ai 100 grammi di Co2 per km”.

LA VIGILIA E LA SITUAZIONE DI STELLANTIS

 Nel mezzo della crisi sempre più pesante del settore dell’automotive e dopo le dimissioni dell’ad Carlos Tavares, Elkann ha rifiutato più volte l’invito di parlare a Roma. Poi, a fine  gennaio, Alberto Luigi Gusmeroli, presidente della commissione Attività produttive di Montecitorio, aveva confermato la disponibilità di Elkann a presentare “un quadro esaustivo delle attività di Stellantis in Italia”.

Si parlerà dunque dei progetti e delle prospettive occupazionali per il Paese del gruppo (da poco è stato lanciato un nuovo piano di organizzazione territoriale). Elkann, figlio di Margherita Agnelli e Alain Elkann, ne è il primo azionista (con il 15%), tramite la finanziaria olandese Exor, holding del Gruppo Agnelli da lui fondata nel 2009. In Parlamento non si presenta però nelle vesti di azionista, ma in quelle di amministratore delegato ad interim. Fanno parte di Stellantis, tra gli altri, Fiat, Maserati, Alfa Romeo, Jeep, Dodge, Chrysler e Peugeot.

Per Stellantis, nato nel 2021 dalla fusione tra Fiat Chrysler Automobiles (FCA) e Groupe PSA, il 2024 “non è stato un anno di cui si può essere orgogliosi”, come sottolineato dallo stesso Elkann. I ricavi netti si sono fermati a quota 156,9 miliardi di euro, il 17% in meno del 2023, con consegne in picchiata del 12% a livello globale. Crollato anche l’utile netto: è sceso del 70%, a 5,5 miliardi di euro. A soffrire all’interno del gruppo è stata in particolare Maserati, unico brand di lusso, che ha registrato una flessione dei ricavi del 55,5% a 1,04 miliardi di euro (da 2,335 miliardi nel 2023), con il 57,5% in meno di vetture consegnate rispetto all’anno precedente. I primi mesi del 2025 per Stellantis non sembrano andare in controtendenza: le immatricolazioni del gruppo sono 83.476, in calo del 15% sullo stesso periodo di un anno fa. La quota di mercato è scesa dal 33,9% al 30,7%. Il 6 marzo l’agenzia di rating S&P ha declassato il gruppo da BBB+ a BBB per prospettive sui margini deboli, seppur con outlook stabile, soprattutto per la forte contrazione del mercato nordamericano.

Le difficoltà di Stellantis si inseriscono nel più ampio quadro della crisi di tutto il comparto dell’automobile, stretto fra una domanda costantemente in calo, le nuove regole europee sull’inquinamento e la concorrenza cinese, forte soprattutto sull’elettrico, che continua a peggiorare la situazione. A cui adesso vanno aggiunte le pressioni legate alla politica dei dazi del presidente statunitense Donald Trump.

Elkann guarda comunque al 2025 con fiducia. “Le nostre priorità sono crescita, execution e redditività, vogliamo che i profitti crescano e che poi si trasformino anche in cash”, spiegava poche settimane fa agli stakeholders. Per questo, per il dopo Tavares si guarda a “un leader che capisca di finanza e di tecnologia e che sappia lavorare in modo unitario con gli azionisti e con gli stakeholders”.

Elkann ha presentato al governo il Piano Italia di Stellantis alla fine dello scorso anno. Prevede 2 miliardi di euro per gli stabilimenti e 6 miliardi in acquisti da fornitori italiani, mettendo al centro delle strategie il Paese e la città di Torino, con l’impegno a non chiudere fabbriche e a non licenziare lavoratori. Lo ha riconosciuto anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che all’ultimo tavolo automotive ha parlato di “un significativo cambio di rotta” di cui sono evidenti segnali la nuova produzione dei cambi per le auto ibride a Termoli e l’anticipo a novembre 2025 dell’avvio della produzione della 500 ibrida a Mirafiori. Sempre a Torino sono state spostate la sede di Stellantis Europa e quella dell’unità Pro One dei veicoli commerciali, mentre nel 2027 riaprirà la storica Palazzina degli uffici. Sono stati assunti anche cento giovani ingegneri. Mancano, però, ancora tasselli importanti a partire dal rilancio della Maserati e dal progetto della gigafactory di Termoli ancora sospeso.

Se sulla crisi i numeri non sono opinabili, i sindacati da tempo mettono in luce come chi sta davvero pagando le difficoltà di Stellantis siano solamente i lavoratori e non di certo i suoi vertici. “Pagano i dividendi mentre i lavoratori italiani sono da più  di dieci anni in cassa integrazione perché non ci sono  investimenti in ricerca sviluppo e produzione. Le scelte compiute negli anni dall’amministratore delegato Tavares e condivise dalla proprietà di Stellantis sono state fallimentari e il conto lo paghiamo noi come lavoratori e Paese”, sintetizza ad esempio Michele De Palma, segretario generale della Fiom. Il numero uno della Fim Ferdinando Uliano ribadisce “la contrarietà a chiusura di stabilimenti o a ridimensionamenti occupazionali unilaterali”.

Intanto, di recente Elkann è entrato a far parte del consiglio di amministrazione di Meta ed è diventato presidente di Vento, il fondo privato di venture capital di Exor Ventures, con cui ha lanciato un fondo da 75 milioni per i prossimi cinque anni a sostegno degli imprenditori italiani più promettenti a livello mondiale. Il fondo è il nuovo veicolo di investimento gestito dal team che organizza anche l’Italian Tech Week. L’obiettivo è realizzare 375 investimenti in cinque anni.

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