sabato 19 Aprile 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

IL FILO INVISIBILE che ci lega a un luogo del dolore

Il musicologo veneziano Michele Girardi, tra i massimi esperti di Giacomo Puccini, è morto dopo una lunga malattia all’età di 70 anni. L’annuncio è stato dato sui social dal Teatro La Fenice. Ecco il resoconto dell’addio a Girardi nell’isola di San Michele con il figlio 17enne che ha suonato al violoncello un’opera di Puccini.
di Sara Di Antonio
E oggi abbiamo attraversato la Morte. Le onde impetuose sospingevano il vaporetto, mentre il cielo impediva di intravedere qualsiasi luce. Venezia, come sempre, era indaffarata a placare i suoi turisti, i suoi assaltatori perenni, gli adepti di una città volitiva e bella in ogni spazio.
Nessuna bellezza si è mostrata invece a noi, quando con lo sguardo severo abbiamo raggiunto l’isola di San Michele, dove siede maestoso uno dei più solenni cimiteri che io abbia mai visto.
La Gazza Ladra racconta che un filo invisibile ma logico lega i luoghi dedicati a questo Arcangelo, e io naturalmente ci credo: su questo filo eravamo sospesi quando abbiamo ascoltato le parole di chi ha perduto tutto – l’amore di una vita – eppure ha avuto la forza di ringraziarlo per ciò che ha ricevuto.
Non capita proprio a tutti, e mentre una musica celestiale accompagnava le parole di molti -aneddoti, ricordi, i trucchi del mestiere- sentivo gli sguardi dei ragazzi attoniti dietro di me, che si domandavano come si possa perdere un padre prima ancora di essere considerati adulti per lo Stato.
E il dolore serpeggiava tra di noi, mentre qualcuno provava a guardare il cielo, che rimaneva ombroso, e altri evocavano perfino il maestrale, che spazza via l’aria ferma, ma non è stato capace di strappare lo sgomento dai nostri cuori.
Strette di mano e convenevoli, la tomba di Stravinskij e Djagilev, mentre un ragazzo timido stringeva tra le braccia un mazzo di fiori bianchissimo; e lo portava in giro come uno stendardo di stupore, perché i giovani cercano una spiegazione ai dolori di questa vita che noi non siamo in grado di dare.
La musica è terminata quando il diciassettenne bruno con gli occhiali ha chiuso il violoncello nella sua custodia, e i suoi compagni, compostamente, lo hanno atteso per abbracciarlo in silenzio, con la pazienza con cui si raccoglie un nido caduto. Nello strazio, mentre gli adulti ricordavano, i ragazzi provavano a immaginare un futuro; che però oggi sembrava opaco e poco rassicurante.
Ce ne siamo andati mesti, abbandonandoli a quella muta domanda, mentre il vento sferzava il viso, lasciandoci alle spalle all’isola di San Michele e il suo terribile dolore.

 

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