Continua lo stato di agitazione dei giornalisti del Corriere della Sera, dopo le due giornate di sciopero, venerdì e sabato scorsi, per “il deteriorarsi delle relazioni sindacali con l’azienda”.
Un comunicato dell’assemblea pubblicato sul sito del quotidiano di via Solferino spiega che “le risposte alle richieste di un più adeguato riconoscimento del lavoro della redazione sono state irrispettose e irrisorie per un’azienda che ha dichiarato cospicui utili e distribuito dividendi”.
“Le condizioni di lavoro al Corriere sono peggiorate in questi anni. La stragrande maggioranza dei giornalisti tra sede centrale, ufficio di corrispondenza di Roma e cronache locali ha stipendi ai minimi contrattuali con forfait per straordinari, notturni e domenicali risibili, a fronte di un impegno orario sempre più alto”.
“Ai giornalisti dell’edizione online, già sovraccarica di lavoro, viene chiesto di iniziare a lavorare alle 5.45 del mattino, a fronte di un’offerta economica risibile. Le retribuzioni dei collaboratori, infine, sono state falcidiate fino a toccare i 20 euro (lordi) a pezzo”.
Ma a stupire, nel documento dell’assemblea dei redattori, è la denuncia sulla qualità dell’informazione: “Si moltiplicano le nostre mansioni in ambiti che spesso sono al limite del lavoro giornalistico – scrivono i redattori – da troppo tempo la linea rossa che deve separare informazione e marketing è sempre più sfumata, fino ad arrivare a commistioni che fanno male all’immagine e alla tradizione di autonomia del Corriere”.
Urbano Cairo (nella foto da Biografie online)ha risposto che “il comunicato è stato deciso da un’assemblea di 168 giornalisti, con 143 votanti, di cui 130 a favore, circa il 27% dell’intera redazione. Abbiamo condiviso la decisione del direttore Fontana di pubblicarlo ugualmente nel rispetto del confronto delle idee, come nella tradizione di questo quotidiano”. E sugli stipendi l’editore afferma che “la media delle retribuzioni è pari a 90mila euro lordi“.