La Bielorussia non ha nulla da temere dall’arrivo dei miliziani Wagner, che anzi possono essere utili alle forze armate di Kiev per la loro esperienza. Lo ha detto il presidente Alexander Lukashenko – mediatore della resa di Prigohzin – incontrando il ministro della Difesa Viktor Khrenin. “Ci diranno cosa è importante adesso” in fatto di armi e strategia sul campo, ha affermato Lukashenko, citato dall’agenzia di stampa Ria Novosti.
Il presidente russo Vladimir Putin è apparso l’altro ieri nel primo discorso video dopo il tentativo di colpo di stato da parte dell’esercito mercenario Wagner. Ma ha parlato d’altro: “Lo sviluppo e la modernizzazione dell’industria è la nostra priorità assoluta”, ha detto in un discorso ai partecipanti e agli ospiti dell’XI International Youth Industrial Forum “Ingegneri del futuro – 2023”. Poi, in serata novo intervento, durissimo contro il capo della Wagner che non ha mai citato e che ha accusato di essere un traditore. “Non ho dato l’ordine di sparare contro i soldati della Wagner per evitare che scorresse sangue di russi” ha tra l’altro detto il presidente russo che sembra aver ripreso il pieno controllo della situazione.
NEI GIORNI SCORSI.
Ma si è fatto vivo anche Prigozhin con un audio su Telegram in cui dà la sua versione della marcia interrotta verso Mosca con le sue milizie mercenaria: “La Wagner non ha voluto fare un colpo di Stato – ha detto – ma ha dato vita alla sua marcia in segno di protesta e non per rovesciare il governo del Paese. Il nostro scopo era impedire la distruzione della nostra compagnia. E’ stato sufficiente arrivare vicino a Mosca, più avanti sarebbe stato un bagno di sangue”.
Il capo dell’esercito privato ha lanciato di nuovo accuse contro i vertici militari: “Sull’Ucraina hanno sbagliato tutto, bastava far fare a noi, in un giorno avremmo concluso l’operazione speciale”. Poi ha tracciato un bilancio degli scontri che ha avuto con i soldati regolari russi: “Abbiamo abbattuto sei elicotteri e un aereo, mentre sono stati abbattuti una trentina di nostr soldati”.
Intanto, il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu ha visitato le truppe in Ucraina. Lo ha riferito l’agenzia di stampa russa Ria citata dal Guardian: è la sua prima apparizione pubblica dall’ammutinamento della Wagner nel fine settimana. Ma molti blogger russi dubitano dell’autenticità della visita poiché Shoigu ha visitato le truppe in Ucraina venerdì scorso, prima dell’insurrezione di Prigohzin.
Prigohzin prima ha parlato di una nuova rivoluzione che di lì a poco sarebbe scoppiata in tutta la Russia sfidando il nuovo zar della Federazione, quel Vladimir Putin di cui è sempre stato un protetto. Ha portato i suoi 23mila mercenari a circa 200 chilometri da Mosca, poi, all’improvviso, ha diffuso un audio in cui ha ordinato alle truppe di rientrare alla base. Nulla si sa del ruolo avuto nella mediazione da Lukashenko, dittatore della Bielorussia, il quale ha detto di non sapere dove si trovi attualmente il capo della Wagner. Fonti dell’intelligence occidentali sostengono che
Resta il grande mistero russo su che cosa abbia convinto il leader dei soldati mercenari a ritirarsi, dopo aver occupato i centri di potere a Rostov sul Don e a Voronezh, senza sparare un colpo. Ed è un altro mistero quello di capire che cosa abbia convinto Putin a concedere un’amnistia totale a Prigozhin e ai suoi uomini, responsabili, di fatto, di tradimento e complotto contro lo Stato russo e di aver abbattuto alcuni mezzi dell’aviazione militare russa, alcune fonti palano di sette aerei.
Ma da quando Prigozhin è scomparso, Shoigu è stato ripreso in visita alle truppe russe in Ucraina, a dimostrare come il suo ruolo non sia in discussione. Una teoria su questo giallo è stata avanzato dal giornale britannico Teleghaph che cita fonti deell’Intelligence secondo cui i servizi segreti interni della Russia, il famoso Fsb erede del Kgb, avrebbero minacciato i familiari di Prigozhin e degli altri leader della Wagner.