Quando la logica mafiosa sta per prevalere sul rispetto dei principi di legalità e libertà lo si può avvertire leggendo il resoconto di un’udienza al tribunale di Roma e soffermandosi, in particolare, sulle parole di un avvocato difensore di quattro esponenti della famigerata famiglia Casamonica.
I quattro, riporta primaonline.it, erano accusati, e lo sono ancora, di violenza nei confronti di alcuni giornalisti che cinque anni fa, il 17 luglio, stavano documentando una retata da parte dei carabinieri a Porta Furba, la roccaforte del clan. In aula sono state ascoltate, tra le altre, le testimonianze della giornalista Floriana Bulfon, di Repubblica, e del collega Piergiorgio Giacovazzo, del Tg2.
Proprio mentre Giacovazzo stava ricordando i fatti, uno dei difensori è intervenuto ricorrendo a una tipica frase della logica mafiosa: ‘’Non pensate di essere stati imprudenti ad andare con una telecamera a vicolo di Porta Furba, che la famiglia Casamonica considera di sua esclusiva proprietà?”.
Traduzione: perché voi giornalisti non vi fate i fatti vostri e andate a impicciarvi delle malefatte di un clan che si è appropriato di un territorio, governandolo con l’intimidazione e la violenza?
Il reporter ha subito ribattuto che si trovava in un luogo pubblico per svolgere il proprio lavoro. In quel momento però è intervenuto il giudice, Valerio De Gioia, che, comprendendo la portata delle parole dell’avvocato, ha replicato all’avvocato difensore con molta decisione: ‘’Siamo in un’aula di giustizia e non credo proprio che qui si possa accreditare l’idea che esistano spazi pubblici inaccessibili per la stampa’’.
Il 17 luglio 2018, nel giorno della maxi retata dei carabinieri, diversi giornalisti erano andati a documentare gli arresti a Porta Furba, fortino dei Casamonica. In quell’occasione, come si legge nel capo d’accusa, gli imputati, a vario titolo, con minacce e violenza cercarono di costringere i cronisti a desistere dal fare riprese. In particolare, i cameramen furono aggrediti, con telecamere strappate di mano, mentre altri lanciarono bastoni verso le troupe.
Nel processo si sono costituiti parte civile l’Fnsi e la Rai, oltre ai due giornalisti Bulfon e Giacovazzo. In aula era presente anche il presidente della Federazione nazionale della stampa, Vittorio Di Trapani.
Chi è Floriana Bulfon (nella foto). E’ una giornalista d’inchiesta che negli ultimi anni si è occupata della malavita organizzata romana e in particolare del clan dei Casamonica raccontanto il clima di intimidazioni e prepotenze nei quartieri di Roma Sud e in particolare in quello della Romanina. Un lavoro di ricerca e narrazione che ha consentito di far luce su abusi e malaffari. Per questo lavoro Bulfon in passato è stata presa di mira e minacciata in diverse occasioni. Nell’aprile di tre anni fa l’episodio più inquietante quando dentro la sua automobile è stata ritrovata una bottiglia in plastica con all’interno liquido infiammabile. Vive sotto protezione.