La maison francese Balenciaga ha rotto il più antico tabù dell’alta moda: il prezzo degli abiti che si vedono sfilare in passerella. La scelta ha provocato polemiche nel mondo della moda. Giorgio Armani ha commentato deluso: “Non mi sento più a mio agio a Parigi. Meglio restare a Milano”.
Il tabù che ha resistito nel tempo: quanto costano gli abiti che si vedono sfilare addosso a splendide modelle nelle più belle scenografie di Parigi, Milano, Roma. Balenciaga è una delle grandi maison di Parigi. Ha preso la decisione di esporre i cartellini degli abiti della collezione Haute Couture Autunno Inverno 2023-2024 presentata alla settimana della moda.
Un abito couture – dicono gli osservatori intervistati dalla rivista di moda Elle (www.elle.com) – non è solo un abito couture. È heritage, maestria, storia. La possibilità di indossarlo un lusso per pochi, ed è proprio questo che lo rende un sogno ad occhi aperti. Dietro a un capo di alta moda ci sono centinaia di ore di lavoro, la scelta di materiali preziosi, tecniche uniche e sartoriali che rendono il suo valore inestimabile.
Il direttore creativo Demna Gvasalia, reduce da una tempesta mediatica dopo le controverse campagne pubblicitarie e il conseguente boicottaggio, ha rotto questo tabù pubblicando sul sito di Balenciaga i prezzi. Avendo la pazienza di navigare nel sito si ha la certezza che esistono due mondi ben distinti: quello in cui ci si dà da fare per comprare prodotti dignitosi a buon prezzo e quello di chi non ha alcuna difficoltà a spoendere 100mila euro per un abito di piume rosse.
Ci sono i calzini da 500 euro ma anche gli occhiali da sole in oro 18 carati a 25mila euro. Per un tailleur doppiopetto serve un assegno da 130mila euro, 70mila per la giacca e 60mila per la gonna. Per il completo denim trompe l’oeil siamo sui 25mila euro. E poi ci sono i pantashoes, ovvero gli stivali calza venduti a 10mila euro e il capo più costoso, l’abito di piume rosse dal valore di 100mila euro. Ma sono in vendita anche sandali da uomo a 600 euro senza contare una sfilza di snaekers a quasi mille euro.
QUANTO COSTA L’ALTA MODA (sito)
La scelta di Balenciaga ha diviso gli esperti di moda e l’opinione pubblica tra favorevoli e contrari. Da una parte c’è chi considera la volontà di Demna di essere trasparente nei confronti della clientela e di rendere anche l’haute couture più inclusiva (non nel prezzo ma nell’accessibilità) illuminante e al passo con i tempi.
Dall’altra chi ritiene un ossimoro affiancare haute couture e price tag, e svilente per il settore più elitario del sistema moda fatto di custome made, savoir faire e appuntamenti in atelier per la realizzazione di un abito che è un unicum e quindi difficile da catalogare in un prezzo definito.
Della differenza tra haute couture e ready to wear (pronto da indossare) sempre meno marcata ne aveva giusto parlato Giorgio Armani a margine della sua di sfilata a Parigi. “Per me l’alta moda è quella delle centinaia di paillettes cucite su un centimetro quadrato di tessuto. Mi chiedo se, visti tutti gli sforzi che facciamo, e visto come è diventata Parigi, non sia meglio rimanere a casa mia, a Milano, e raccontare la mia visione da lì”, le parole di Re Giorgio al giornale La Repubblica in una riflessione ad alta voce sulla nuova faccia della couture.
“Premesso che, a mio parere, oggi sono poche le maison che fanno davvero alta moda, inizio a non riconoscermi più in questa Parigi. Io mi sono sempre collocato in una Parigi più glamour, e ora non mi ci ritrovo più. Mi chiedo se non sia il momento di cambiare”, ha continuato il designer piacentino 89enne, lasciando intendere un ritorno a Milano anche per la collezione Privé.
“La mia couture è pensata per una donna che vuole vestirsi in maniera diversa, esclusiva. Unica. Che vuole pezzi che non si trovano nei negozi: penso a Yves Saint Laurent, e a come creava interi guardaroba per le sue amiche dell’alta società”, ha spiegato Armani. Un alta moda esclusiva e unica. Senza cartellino, ça va sans dire.