domenica 24 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

NOBLESSE OBLIGE…

Caduta di stile da parte di un quotidiano un tempo prestigioso e punto di riferimento dell’Italia moderna, laica, incline ad apprezzare idee e comportamenti rigorosi senza mai scadere nei toni e nelle valutazioni. Il giornale in questione è La  Repubblica. Il fatto ce lo racconta  Professione Reporter un benemerito sito di informazione scritto da colleghi di grande esperienza che non fanno sconti a nessuno.

E’ successo che il  padre dell’editore, lo scrittore Alain Elkann, scrive un “Breve racconto d’estate” e lo manda al giornale edito dal figlio, John Elkann, presidente del Gruppo Gedi. Il direttore Maurizio Molinari lo pubblica, in Cultura, con il titolo “Sul treno per Foggia con i giovani ‘lanzichenecchi’.

Il racconto, in realtà, è vita vissuta, Alain che si ritrova, in prima classe, sul treno da Roma a Foggia con un gruppo di ragazzi che lui chiama “lanzichenecchi”: iPhone in mano, cuffie, cappelli a visiera neri, tatuaggi, niente orologi. Elkann, che indossa “un vestito molto stazzonato di lino blu e una camicia leggera”, tira fuori dalla sua cartella di cuoio marrone Financial Times, New York Times, Robinson (l’inserto di Repubblica) e il secondo volume della “Recherche du temps perdu” di Proust, perché sta finendo di leggere il capitolo “Sodoma e Gomorra” e tira fuori anche un quaderno, dove scrive il diario, e la sua penna stilografica. I ragazzi, nel frattempo, parlano ad alta voce di giocator,i di partite, di squadre, di ragazze da beccare, “usando parolacce e un linguaggio privo d’inibizioni”.

Il racconto è tutto qui: due mondi in contrasto che non si incontrano, quello dei ragazzi che sicuramente prevarica quello di Elkann, dandogli oggettivamente fastidio e ignorandolo completamente, come se fosse trasparente.

Il Comitato di redazione de la Repubblica ha scritto a colleghe e colleghi: “Questa mattina la redazione ha letto con grande perplessità un racconto pubblicato sulle pagine della Cultura del nostro giornale, a firma del padre dell’editore. Considerata la missione storica che si è data Repubblica sin dal primo editoriale di Eugenio Scalfari, missione confermata anche ultimamente nel nuovo piano editoriale dove si parla di un giornale ‘identitario’ vicino ai diritto dei più deboli, e forti anche delle reazioni raccolte e ricevute dalle colleghe e dai colleghi, ci dissociamo dai contenuti classisti contenuti nello scritto. Per i quali peraltro siamo oggetto di una valanga di commenti critici sui social che dequalificano il lavoro di tutte e tutti noi, imperniato su passione, impegno e uno sforzo di umiltà”.

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