l 14 agosto 2018 crollava l’intero sistema bilanciato della pila 9 del viadotto del Polcevera, più noto come Ponte Morandi , provocando 43 morti e 566 sfollati. Il 7 luglio 2020 è iniziato il processo con 59 imputati, centinaia di persone hanno chiesto risarcimenti. Il 3 agosto 2020 è stato inaugurato il nuovo viadotto Genova San Giorgio, costruito su disegno dell’architetto Renzo Piano. L’inchiesta mise a nudo il comportamento cinico e arrogante dei manager di Autostrade che sapevano dei rischi sulla stabilità del ponte e che nulla fecere nel corso degli anni per la manutenzione. Una vergogna mondiale della quale ancora non si ha giustizia.
La Regione Liguria ricorda la tragedia attraverso il maxischermo sulla facciata del palazzo di Piazza De Ferrari, su cui scorreno i nomi delle 43 vittime, a cinque anni dal disastro. Oggi, lunedì 14 agosto, il presidente della Regione Toti partecipa alla cerimonia di commemorazione alla Radura della Memoria.
“È una ferita ancora aperta per tutti noi – ha detto Toti – e soprattutto per le famiglie delle 43 vittime a cui va il mio pensiero. Dal processo in corso, attraverso le testimonianze e le parole degli indagati, sono emerse verità che ci hanno lasciati sgomenti. Il mio auspicio – sottolinea Toti – è che i giudici dimostrino la colpevolezza di chi si è reso responsabile di questa immane tragedia, che ha colpito l’Italia intera”.
“È irrinunciabile mantenere alta l’attenzione – ha detto ancora – e continuare a ricordare quanto accaduto. Genova e la Liguria non potranno mai dimenticare ma, al contempo- conclude – questa città e tutta la regione sono state capaci di reagire con coraggio e determinazione, diventando un esempio per l’Italia e per il mondo”.
Era presente per il governo il vice presidente del Consiglio dei Ministri e ministro alle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini, non, invece, il presidente del Senato Ignazio La Russa che ha inviato solo un messaggio.
Il processo.Tra i 59 imputati ci sono: dirigenti, funzionari e tecnici di Autostrade per l’Italia, ministero delle Infrastrutture e Spea, Società progettazioni edili autostradali. Le accuse sono omicidio colposo plurimo, omicidio stradale, crollo doloso, omissione d’atti d’ufficio, attentato alla sicurezza dei trasporti, falso e omissione dolosa di dispositivi di sicurezza sui luoghi di lavoro. Sono quasi 170 testimoni dell’accusa. Le indagini, prima del rinvio a giudizio, sono durate tre anni.
Egle Possetti è la presidente del Comitato “Parenti vittime ponte Morandi”, è parte civile nel processo. Ai giornali in questi giorni ripete: “Lo Stato ci ha abbandonato. I miei genitori ottantenni non hanno ricevuto neppure un telegramma di condoglianze. Nessuno ci ha cercato. Ci ha chiamato solo il Comune di Genova due mesi dopo quel 14 agosto 2018”.
La sentenza di primo grado è attesa per il 2024, ma potrebbe non essere realistico. Il procuratore capo di Genova, Francesco Pinto, lo scorso anno annunciava già che sarà difficile per questo processo rispettare i parametri costituzionali della ragionevole durata.
Due società coinvolte nell’inchiesta, Autostrade per l’Italia e Spea, imputate per la responsabilità amministrativa, hanno patteggiato durante l’inchiesta, evitando così le sanzioni interdittive, che avrebbero impedito di svolgere le loro attività, versando in totale circa 30 milioni di euro.
Lo scorso maggio, nel corso di un’udienza, c’è stata una testimonianza che ha fatto molto discutere, quella di Gianni Mion, uno dei principali dirigenti della società che gestiva il ponte. Mion ha detto che dubbi dubbi sulla stabilità del ponte erano emersi in passato e che erano stati deliberatamente ignorati. Nel 2010 “chiesi se ci fosse una società esterna che certificasse la sicurezza e l’allora direttore generale di Autostrade, Riccardo Mollo, mi rispose la sicurezza ce la autocertifichiamo”.