Il chiacchierone-prezzemolino Stefano Bonaccini fa le sue nomine-ombra nel Pd, di cui sarebbe anche il presidente. E’ la fase dello scontro politico che possiamo definire “à la guerre comme à la guerre”.
Dopo le disastrose primarie, gran favorito-gran perdente, il presidente della Regione Emilia, renziano con la camicia sbottonata e occhiali a goccia, aveva garantito il suo impegno per il partito e per la sua rinascita che a questo punto, par di capire, non possono prescindere dalla sua figura e dalla sua presenza attiva, non solo come governatore di regione.
Ha rotto gli indugi e si è messo a capo, com’era prevedibile, della corrente cosiddetta “dei riformisti” (Energia Popolare) che piace tanto alla stampa e ai fan del’oggetto misterioso detto Centro e alla Destra, ma che in verità, gratta gratta, non si rassegna a essere minoranza: si sente sola, è ai margini del potere.
Il che significa, tradotto nella prassi della sinistra perdente ma governante per anni, dover dire arrivederci alla mano libera su incarichi e, soprattutto, sulle candidature. Il punto di rottura tra i fan di Bonaccini e la Schlein saranno le elezioni europee della prossima primavera. Se il Pd dovesse andare male, la segretaria avrebbe le ore contate: Energia Popolare chiederà, ovviamente con dolcezza e garbo, di andare alla conta nel partito, dove la corrente del presidente emiliano sarebbe maggioranza, almeno stando al risultato delle primarie.
Ecco perché la corrente è uscita con tempismo allo scoperto, e perché il condottiero, sconfitto ma non barcollante, fa le sue nomine agostane tra cui quella abbastanza clamorosa di due suoi coordinatori-ombra in Parlamento. Si posiziona per la battaglia, finora condotta con ipocrita fair-play.
Udite, udite… siamo alla tanto agognata rivoluzione, che consentirà al Pd dei “cacicchi” (copyright di Elly Schlein) di tornare “più bello e più suberbo che pria” (copyright di Ettore Petrolini). Faranno l’ombra a chi sta già facendo l’opposizione, per decisione elettorale.
La situazione surreale che si verrebbe a creare sarebbe la seguente: a fianco di Francesco Boccia al Senato ci sarà a marcarlo, alla Burgnich, Simona Malpezzi (che era già la capogruppo a Palazzo Madama prima delle primarie perse da Bonaccini), mentre alla Camera la favorita per sovrapporsi a Chiara Braga dovrebbe essere Piero De Luca, figlio del presidente della Campania Vincenzo (insieme nella foto), al quale la Schlein, si sa, non sta troppo simpatica, forse perché non vuole che si candidi per un terzo mandato.
In corsa alla Camera ci sarebbe stata Simona Bonafè, renziana. In questo caso, però, stando alle indiscrezioni che filtrano dal Nazareno, la scelta della Schlein di confermare Bonafè come vice-capogruppo vicaria potrebbe far saltare i piani.
Un attimo di tregua per dirci la verità: non è comico tutto ciò? Coordinatori-ombra fedeli a Bonaccini in Parlamento dove ci sono già due coordinatori ombra dell’opposizione, quindi dello stesso Pd, con relativi sotto-coordinatori. Il gruppo del Pd nel suo complesso diventerebbe una selva oscura, una specie di Babele della sinistra nella quale per la maggioranza di Destra sarebbe gioco facile insinuarsi e continuare ad andare avanti come un monolite, inscalfibile.
Prossima scena: a un dibattito alla Camera o al Senato avremo la posizione dei dem espressa prima dal coordinatore-ombra numero 1 e poi dal coordinatore-ombra numero 2 che, facile immaginare, da dietro ammiccherà, potrà applaudire o restare impalato, oppure scuotere la testa per dirsi contrario a ciò che sta dicendo il coordinatore numero 1. Bisogna prestare attenzione, ci vorrebbe il Var anche alle Camere. A chi dare credito? si chiederanno in molti. Qui saranno predominanti le personali simpatie per l’uno e per l’altro schieramento.
Però, ammettiamolo, non è divertente assistere alla scomposizione della rappresentanza parlamentare? Altro che scomposizione dell’atomo, qui è la scomposizione della politica e della maggiore forza d’opposizione. Alla faccia di chi sostiene l’urgenza di un centrosinistra unito.
Di fatto i gruppi in Parlameno aumenteranno. Ci sarà quello ufficiale uscito dalle elezioni politiche del 25 Settembre e quello che si sta consolidando dopo le primarie, che per ora mugugna e si finge scandalizzato dalle cose di sinistra che la Schlein va dicendo. Non erano abituati a sentirle da tempo, da troppo tempo. Ora si aspetta, alla riapertura delle Camere, l’ufficializzazione delle nomine di Bonaccini.
Un’ultima considerazione va fatta però, tentando di essere meno ridanciani: ma chi perde un’elezione o una sfida alla primarie in Italia perché non se ne va? Perché domina sempre la paura di tornare alla realtà di tutti i giorni? In un Paese normale si chiamerebbe rinnovamento. E da noi, come chiamarlo? Boh… (PdA)