Nel bene e nel male, l’Intelligenza Artificiale (e in particolare l’IA generativa) avrà un grosso impatto sul mercato del lavoro. Negli ultimi mesi si sono susseguite analisi e opinioni in merito, tra preoccupazioni (specie di sindacati, associazioni e professionisti) ed entusiasmi dichiarati dai fornitori di servizi e dai venditori di tecnologie software, che stanno arricchendo i propri prodotti di nuove funzionalità di automazione, ricerca e creazione di contenuti.
A livello mondiale, un recente studio di Goldman Sachs ha previsto che nel medio periodo l’IA generativa potrebbe rimpiazzare il 18% dei professionisti. Ora un nuovo studio di Confartigianato stima che in Italia veranno impattati circa 8,4 milioni di posti di lavoro.
Sul totale degli assunti nel 2022, il 36,2% risentirà dell’impatto dell’AI e più in generale dei processi di automazione. La quota è elevata, ma inferiore al 39,5% della media europea, che racchiude anche i picchi di Paesi come Germania (43% di lavoratori impattati), Francia (41,4%) e ancor più Lussemburgo (59,4%), Belgio (48,8%) e Svezia (48%).
Ovviamente non c’è certezza che questi posti di lavoro verranno persi, ma Confartigianato parla di professioni “in bilico”, potenzialmente a rischio. In particolare l’impatto sarà notevole su chi svolge professioni intellettuali come tecnici dell’informazione e della comunicazione, dirigenti amministrativi e commerciali, specialisti delle scienze commerciali e dell’amministrazione, specialisti in scienze e ingegneria, dirigenti della pubblica amministrazione. Al contrario, laddove esiste una componente manuale non standardizzata (come nell’artigianato) l’AI sembra ancora molto lontana dal poter apportare un valore aggiunto.
Confartigianato sottolinea però anche le opportunità dell’IA e dell’automazione per le aziende. Opportunità ancora poco sfruttate, e per cui dunque c’è molto potenziale di crescita. Attualmente in Italia il 6,9% delle piccole e medie imprese utilizza robot (quota più elevata del 4,6% di media europea), mentre il 5,3% ha adottato sistemi di intelligenza artificiale e il 13% prevede di realizzare investimenti in quest’area in futuro.
“L’intelligenza artificiale è un mezzo, non è il fine”, ha commentato il presidente di Confartigianato, Marco Granelli. “Non va temuta, ma va governata dall’intelligenza artigiana per farne uno strumento capace di esaltare la creatività e le competenze, inimitabili, dei nostri imprenditori. Non c’è robot o algoritmo che possano copiare il sapere artigiano e simulare l’’anima’ dei prodotti e dei servizi belli e ben fatti che rendono unico nel mondo il made in Italy”. (da ictbusiness.it)