Una vergogna ha coperto per 43 ann uno dei misteri più impenetrabili d’Italia: l’abbattimento dell’aereo Bologna-Palermo sui cieli di Ustica. Tutti sapevano del missile, altro che bomba esplosa all’interno dell’aereomobile: il governo, l’Aeronautica, la Francia, la Nato, i servizi. Giuliano Amato racconta oggi che a far precipitare il Dc9 dell’Itavia fu un missile francese lanciato per colpire l’aereo di Gheddafi, il quale sfuggì all’attentato perché avvertito da Craxi.. “Oggi – dice – Macron lavi l’onta raccontando la verità e chiedendo scusa all’Italia”. Ma solo Macron deve chiedere scusa?
All’oscuro, ma con tanti fondati sospetti, eravamo noi italiani, da sempre esclusi dalla verità sulle nefandezze e sulle stragi, e le famiglie degli 81 innocenti che persero la vita in quella guerra che si combattè sui cieli italiani per abbattere l’areo su cui viaggiava Gheddafi. E perché abbattere e uccidere il dittatore libico? C’è un solo movente che forse la storia ci consegnerà come verità tra molti anni: il petrolio.
Ma oggi è doveroso parlare d’altro, con la crisi di coscienza e il ritardo colpevole di chi sapeva ma che si è nascosto su quel retaggio delle dittature e dei poteri opachi che, in Italia è il segreto di Stato. Un’intervista dopo più di 43 anni ha rotto il silenzio e scoperto la muffa di vergogna che si è depositata su una tragedia che ha sconvolto l’Italia con la morte degii 81 passeggeri del Dc9 dell’Itavia precipitato a Ustica.
Oggi, l’ex presidente del Consiglio, Giuliano Amato, in una intervista a La Repubblica, svela che cosa avvenne in realtà quel 27 giugno del 1980 sui cieli della Sicilia: l’aereo venne abbattuto da un missile francese. Altro che bomba, come tentarono di far passare l’Aeronautica, la Nato e la stessa presidenza del consiglio. La Ragion di Stato che prevalse sulla verita e sulla pietà per i morti, innocenti, e anche per noi italiani che di quella tragedia rimanemmo scioccati.
“La versione più credibile è quella della responsabilità dell’aeronautica francese, con la complicità degli americani e di chi partecipò alla guerra aerea nei nostri cieli la sera di quel 27 giugno – ha detto Amato -Si voleva fare la pelle a Gheddafi, in volo su un Mig della sua aviazione e il piano prevedeva di simulare una esercitazione della Nato, con molti aerei in azione, nel corso della quale sarebbe dovuto partire un missile contro il leader libico: l’esercitazione era una messa in scena che avrebbe permesso di spacciare l’attentato come incidente involontario”.
“Il leader libico – ha aggiunto – sfuggì alla trappola perché avvertito da Bettino Craxi. Adesso l’Eliseo può lavare l’onta che pesa su Parigi, perché ora all’Eliseo c’è Macron, un presidente giovane e anagraficamente estraneo alla tragedia di Ustica. Il presidente francese “può lavare l’onta solo in due modi: o dimostrando che questa tesi è infondata oppure, una volta verificata la sua fondatezza, porgendo le scuse più profonde all’Italia e alle famiglie delle vittime in nome del suo governo. Il protratto silenzio non mi pare una soluzione”.
SOLO I FRANCESI? Furono i francesi ad agire, ma gli americani ne erano certamente a conoscenza – fa sapere ancora Amato – ma sul perché non ci sono ancora risposte possibili. Amato racconta che quando era sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, nel 1986, i generali volevano convincerlo della “tesi della bomba” esplosa dentro l’aero che sostituì quella del “cedimento strutturale”. Capì così che il segreto che volevano nascondere riguardava il coinvolgimento della Nato. Era stato investito della questione da Craxi su sollecitazione del presidente della Repubblica Cossiga.
CRAXI AVVERTI’ GHEDDAFI. Secondo il racconto che Amato fa dopo oltre quattro decenni, Craxi aveva avuto una “soffiata” e aveva avvertito Gheddafi: non voleva che venisse fuori questa verità perché sarebbe stato incolpato di infedeltà alla Nato e probabilmente spionaggio.
L’ex premier mai fu convinto della correttezza della tesi della bomba: le relazioni tecniche per prime la escludevano. Gli squarci suggerivano un impatto esterno con materiale esplosivo. E poi c’era la storia del corpo in avanzato stato di decomposizione dell’aviere libico ritrovato sui monti della Sila tre settimane dopo la tragedia del Dc9. Il pilota del Mig si era probabilmente nascosto vicino al Dc9 per non essere colpito poi aveva esaurito il carburante.
Amato rese pubbliche le sue opinioni sulla strage di Ustica e questo lo portò all’incontro prima e a una lunga collaborazione dopo con il giornalista Andrea Purgatori, scomparso di recente, che con i suoi articoli accusò di mendacio i vertici dell’Aeronautica, contribuendo anche alla sceneggiatura del film “Il muro di gomma”. Da presidente del Consiglio, poi, sollecitò Clinton e Chirac a fare luce sulla tragedia area: “Ne ebbi risposte gentilissime che mi rimettevano agli organi competenti. Ma più tardi non avrei saputo nulla. Silenzio totale”.
Dopo quarant’anni, dice Amato, appare incomprensibile la scelta di continuare a occultare la verità coprendo il delitto per “una ragion di Stato” o per “una ragion di Nato”: “Sono stati uccisi ottantuno innocenti passati lì per caso. E quindi resta un delitto gravissimo”.