martedì 26 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

SAI L’ULTIMA DI SALLUSTI?

Cambi di direzione nei giornali della destra di governo: Libero e Il Giornale. Hanno lo stesso azionista di maggioranza, il senatore (record di assenze a Palazzo Madama) e imprenditore della sanità leghista, ex Forza Italia e Popolo della Libertà, Antonio Angelucci. E’ uno degli editori più influenti d’Italia. Abruzzese, ex portantino all’ospedale San Camillo di Roma, il proprietario anche del Tempo e del Corriere dell’Umbria ha costruito nei decenni un colosso della sanità privata.

Matteo Salvini lo ha accolto a braccia aperte candidandolo in un collegio blindato nel Lazio: un editore di peso come Angelucci in parlamento fa sempre comodo. Nonostante l’imprenditore della sanità sia finito in un numero difficilmente calcolabile di inchieste giudiziarie (per la cronaca, nessuna sentenza di condanna è finora stata emessa dalla Cassazione) e soprattutto non sia esattamente il prototipo del parlamentare modello: nella classifica delle presenze, è al 629esimo posto su 630 (fa peggio solo Michela Vittoria Brambilla, candidata in Forza Italia) con una percentuale di presenza al lavoro pari al tre per cento.

Quello che pochi sanno, però, è che Angelucci è stato anche un recordman assoluto di capitali detenuti all’estero. Il Domani, con Giovanni Tizian ed Emiliano Fittipaldi è infatti riuscito a ottenere un recentissimo documento dell’Uif, l’ufficio antiriciclaggio della Banca d’Italia, che segnala come Angelucci abbia aperto anni fa tre polizze assicurative presso la Swiss Life Luxemburg SA, per una valorizzazione complessiva (a giugno 2022) di 190 milioni di euro.

Libero e Il Giornale saranno due giornali diversi. Per catturare pubblici diversi. Uno un po’ più meloniano. L’altro un po’ meno leghista. Si può intravedere tutto questo dai fondi di ingresso dei nuovi direttori, Mario Sechi a Libero e Alessandro Sallusti al Giornale (dove non è tanto nuovo, avendo diretto la testata per undici anni, dal 2010 al 2021).

Sechi, successore, peraltro, a Libero di Sallusti e proveniente direttamente dal ruolo di capo ufficio stampa di Meloni a palazzo Chigi, titola su Libero “Il vantaggio dell’anno dopo”. Scrive che dopo 23 anni “lo spirito corsaro di Libero è più vivo che mai”.

Aggiunge che “dopo un anno, il governo ha ancora un consenso alto (c’era chi ne profetizzava la morte in culla) e basta leggere la cronaca per concludere che l’esecutivo ha l’orizzonte della legislatura”. Che “il centrodestra ha un’opportunità che riassumo così: programmare.

La legge di Bilancio è dettata dalla congiuntura economica (i guai della Germania e non solo), dal negoziato sul Patto di stabilità, dal voto per il Parlamento europeo, dal bancomat di Stato che era stato messo in piedi dai cinque Stelle”. Che fare?, si chiede Sechi? E si risponde, fiducioso: “Meloni un anno fa sorprese i mercati (mal informati dalla lettura del giornalismo a una dimensione, sinistra), oggi si presenta con una credibilità internazionale ottenuta sul campo. Prenderà di nuovo tutti in contropiede”.

Sallusti, di ritorno al Giornale, invece spiega “Perché saremo un giornale di opposizione”. Opposizione stando dalla parte del governo di Destra? Un concetto molto ardito. Come cinquant’anni fa, sostiene ancora Sallusti, quando Il Giornale fu fondato da Indro Montanelli, “ci mettiamo a disposizione per dare vece non a un partito, non a qualche potentato, bensì a quella borghesia moderata e liberale senza l’apporto della quale non è immaginabile che il Paese cresca e la società migliori”.

“Per questo – dice Sallusti, non mancando di provocare qualche sorrisetto ironico tra i critici del suo modo di interpretare i fatti e le notizie – saremo un giornale di opposizione, ovviamente opposizione alle sinistre che non accettano la sconfitta elettorale, ma anche al centrodestra nel ca, fiornale diso qualcuno, per calcoli di bottega, provasse a tradire la fiducia data da milioni di italiani non necessariamente iscritti o simpatizzanti di questo o quel partito”.

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