domenica 24 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

I centri estivi non bastano, Bologna chiede scuole aperte durante le vacanze

I centri estivi per gli alunni non bastano più. Servono scuole aperte anche durante le vacanze. Ora ci prova la città di Bologna. La lista del sindaco Lepore ha accolto, infatti, la proposta avanzata due giorni fa dal ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, riguardante “la possibilità di tenere le scuole aperte, su base volontaria, anche durante l’estate“.

Già la giunta di Matteo Lepore aveva ‘aperto’ su questo punto e ora la lista del sindaco imprime un’accelerata: “Siamo pronti a promuovere, in ogni sede competente, un percorso di rimodulazione del calendario scolastico, con una maggiore flessibilità nelle date di inizio e fine delle attività didattiche e con più pause durante l’anno scolastico per garantire i 200 giorni di lezione previsti per legge”, ha detto in Consiglio comunale Siid Negash.

“Inoltre, ci impegniamo a collaborare con altri Comuni per sollecitare la Regione Emilia Romagna ad approvare una nuova delibera che riveda il calendario scolastico regionale, estendendo la sua durata”. Perchè si è aperto uno ‘spiraglio’ che va esplorato fino in fondo: “La proposta del ministro – come riporta l’Agenzia Dire (www.dire.it) – rappresenta un passo importante verso un sistema scolastico più flessibile e adattabile alle esigenze della società odierna”.

La scuola pubblica dovrebbe essere accessibile a tutti e giocare un ruolo centrale nella società, ma ciò richiede un impegno collettivo per garantire una migliore distribuzione delle pause scolastiche e un accesso equo alle opportunità educative”, argomenta Negash annunciando anche un ordine del giorno “che prova ad aprire il dialogo ed il dibattito su questo argomento”.

Qualche settimana fa, l’assessore all’Istruzione, Daniele Ara, indicava la strada su cui la giunta è intenzionata a procedere: “Posticipare la fine della scuola a giugno e anticipare l’inizio a settembre sarebbe aiuto per famiglie”.

Ara aveva messo l’accento sui “tempi ormai anacronistici dell’estate e sui tempi delle chiusure estive delle scuole. Siamo l’unico Paese europeo a chiudere per tre mesi all’anno con un calendario diverso in ogni regione. Non ce lo possiamo più permettere”, e quindi “l’estate deve essere più corta e le strutture scolastiche più a disposizione dei bambini. Ci vuole un progetto nazionale”.  A Bologna questa estate hanno partecipato ai centri estivi 8.859 bambini per un totale di 29.539 presenze, in aumento rispetto allo scorso anno. In aumento anche i bambini con disabilità.

“Il lungo periodo di oltre tre mesi di vacanza può creare disuguaglianze tra bambini e ragazzi, con alcune famiglie che possono permettersi opportunità interessanti come centri estivi o viaggi, mentre altre no. Questa disuguaglianza può influire negativamente sulla didattica, sulle relazioni familiari e sulle attività extrascolastiche”, ha detto Negash prima di chiedere di sfruttare la proposta Valditara, “un’opportunità significativa per trasformare le strutture scolastiche in luoghi di apprendimento estivo e formativo per i nostri bambini e le nostre bambine”.

“Mantenere aperte le scuole in estate, ha insisito Megash, “va oltre la semplice prevenzione della ‘summer learning loss’, offre l’opportunità di offrire ai nostri studenti esperienze di apprendimento che si avvalgono di molteplici approcci didattici e linguaggi, sfruttando le risorse del nostro territorio e della nostra città come spazi educativi a tutto tondo”. Ma occorre “il ripensamento del calendario scolastico” per “fornire risposte ai bisogni educativi di bambini e ragazzi, e di conciliazione dei tempi di vita e lavoro delle famiglie”, anche con il “modello europeo di vacanze più distribuite durante l’anno”.

C’è un aspetto trascurato dalla proposta della Lista Lepore: quale sarà la reazione degli operatori turistici, non solo emiliani? Il mese di giugno e i primi giorni di settembre sono importanti per le vacanze. Si pensi soltanto alla costa adriatica, affollata non soltanto da stranieri. Il loro giro d’affari finirebbe inevitabilmente per ridursi. Non si rischia di avere anche in questo caso – dopo l’irrisolto problema delle concessioni balneari e lamentele varie – nuove e onerose richieste di sussidi e agevolazioni?

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