venerdì 22 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

RISOLVO PROBLEMI

 Professione Reporter (sito) pubblica un articolo in cui viene indicata una nuova strada del giornalismo: non soltanto notizie, ma anche attenzione e resoconti su come affrontare i problemi. Viene chiamato giornalismo costruttivo. 

Giornalismo che risolve i problemi. Ecco tecniche e consigli per applicarlo

di ELETTRA BERNACCHINI

Giornalismo che non racconta soltanto. Ma risolve i problemi. Una strada per dare nuove prospettive alla categoria. Molti sono gli esempi nel mondo, alcuni anche in Italia. Ora l’istituto indipendente di Maastricht “European Journalism Centre”, in partnership con la rete Solutions Journalism Network, sostenuta dalla Bill & Melinda Gates Foundation, ha reso disponibili due guide – una per i giornalisti che lavorano nelle redazioni e una per i freelance – sul “Giornalismo delle soluzioni”, o giornalismo costruttivo.

L’iniziativa punta a dare maggiore risalto a un modo di fare informazione che non si limita alla cronaca, ma cerca un taglio pratico, indica come affrontare i problemi, migliorare le situazioni.

Scrive Sara Cipriani in un articolo su Notiziario Uspi (Stampa periodica): “La disaffezione verso il giornalismo tradizionale è in continua e costante crescita, alimentata dalla percezione che i media strutturati dell’informazione diano spazio quasi esclusivamente a notizie negative, che generano malessere e disillusione”.

Dati relativi a questo fenomeno si possono riscontrare già nel Digital News Report 2023 del Reuters Institute reso pubblico lo scorso giugno. Analizzando il livello di interesse delle persone nei confronti dell’informazione, è stato evidenziato come nonostante siano in corso eventi di estrema rilevanza – ad esempio la guerra in Ucraina e la crisi socio-economica che ne deriva, o la crisi climatica – il 36% degli intervistati ha ammesso di evitare giornali e notiziari per proteggere la propria salute mentale.

QUATTRO ELEMENTI. Nella guida pensata per i giornalisti che operano nelle newsroom si fa riferimento a quattro elementi cardine da tenere presenti se si vuole fare proprio questo diverso modello di informazione. Nello specifico:

-mettere in evidenza una risposta a un problema e come questa è stata sviluppata e attuata

-fornire spunti che possano aiutare altri a rispondere ai problemi;

-presentare dati e risultati qualitativi che dimostrino l’efficacia o l’inefficacia delle soluzioni sperimentate;

-non nascondere eventuali punti deboli o mancanze di un’esperienza, sempre evitando un linguaggio iperbolico o ricco di sensazionalismi.

PER I FREELANCE. Dal punto di vista di un giornalista freelance, può essere importante capire in che modo provare a modificare il proprio metodo di lavoro per avvicinarsi maggiormente a una narrazione positiva dell’attualità. In questo senso, la guida dell’European Journalism Centre propone un modello basato su cinque domande cui il giornalista deve rispondere:

-Quali sono le soluzioni al problema di cui ti stai occupando?

-Come funzionano queste soluzioni?

-Quali informazioni in più puoi dare a riguardo?

-Quali sono limiti e punti deboli delle soluzioni?

-Quali dati, testimonianze e prove puoi portare a supporto delle soluzioni?

UNDICI DOMANDE. Il fine del giornalismo costruttivo è porre l’accento sul modo in cui è possibile affrontare e risolvere un problema. Nel mondo anglosassone si è cominciato a registrare maggiore interesse nei confronti di questo nuovo approccio già nel 2020, ai tempi della pandemia da Covid-19.

I giornalisti delle reti televisive come Abc o Cbc e di testate come il New York Times hanno iniziato a produrre contenuti informativi maggiormente improntati alle soluzioni. Un esempio interessante, citato nel sito del Constructive Institute, ente legato all’Università di Aarhus in Danimarca, è l’articolo “11 domande che i genitori potrebbero farsi sul Coronavirus” (pubblicato sul NYT il 9 marzo 2020), in cui attraverso una serie di interviste e l’aiuto di medici ed esperti il quotidiano ha cercato di rispondere a tutti i possibili dubbi di un genitore rispetto al virus.

Da primi esperimenti come questo si sono sviluppati progetti più ampi di giornalismo delle soluzioni, come la newsletter del Guardian “Upside”, che raccoglie i migliori articoli di “good news” della settimana o il sito Positive News, testata indipendente strutturata come un’impresa sociale cooperativa, che si finanzia principalmente tramite le donazioni dei lettori.

Ancora, in Francia nel 2004 è nata l’ong Reporters d’Espoirs, che cura iniziative divulgative sul tema del giornalismo costruttivo in un’ottica simile a quella dello spagnolo Instituto de Periodismo Constructivo, che mette a disposizione degli interessati un blog in cui tenersi aggiornati sulle ultime novità di settore.

RICERCHE SCIENTIFICHE. Sulla stessa scia, in Italia esiste il sito BuoneNotizie.it fondato nel 2001, la sezione “Buone Notizie” del Corriere della Sera che propone interviste e articoli di stampo propositivo riguardo il Terzo Settore, o le rubriche televisive dedicate alla salute come Medicina 33 del Tg 2 ed Health di Sky TG24, dove il discorso attorno a una patologia non si limita all’elenco di sintomi, dati statistici e conseguenze per chi ne soffre, ma evidenzia anche le eventuali ricerche scientifiche attive nel merito.

Quello del giornalismo delle soluzioni sembra essere un vero e proprio movimento, che sta acquisendo sempre più spazio nel mondo dell’informazione. Potrebbe essere un elemento risolutivo per le sorti dell’intero settore, una leva con cui invertire il trend di allontanamento del pubblico.

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1 commento

  1. Il fatto che esista un giornalismo propositivo onesto, è un’ottima notizia. Vorrei ricordare, però, che sono sempre esistiti i giornalisti capaci di essere propositivi nel trovare soluzioni agli annosi problemi della società e della politica in generale . Il più delle volte, questi giornalisti, per ovvi motivi, sono stati imbrigliati e imbavagliati dalla politica. E’ dalla notte dei tempi che l’informazione è manipolata per non dire gestita dal potere politico. Viceversa, il giornalista che, dopo aver studiato il problema, valutato l’attendibilità delle informazioni, soppesato le prove a sostegno, volesse proporre una soluzione, oggi si troverebbe di fronte un enorme filtro. Ciò che vorrebbe esprimere verrebbe filtrato dal “politicamente corretto” e quindi non più libero di espressione. Ben venga quindi, la libertà di parola, come recita la “Costituzione”, soprattutto perché servono soluzioni più che critiche o sterili commenti. Lunga vita, quindi, a questo innovativo sistema di crescita intellettuale.

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