In Italia le risposte delle autorità alle violenze domestiche e sessuali nei confronti delle donne sono inefficaci e tardive. La valutazione, fortemente critica, arriva dal comitato dei ministri del Consiglio d’Europa dopo aver analizzato in dati sul fenomeno forniti da Roma.
I numeri sono stati accolti “con preoccupazione” poiché “mostrano una persistente alta percentuale di procedimenti per violenza domestica e sessuale archiviati nella fase delle indagini preliminari, un uso limitato degli ordini di protezione e un tasso significativo di violazione degli stessi”.
L’inquietudine dell’esecutivo europeo è più che giustificata: dal 1° gennaio 2023 a oggi i femminicidi sono stati 31, in tutto il 2022 le vittime sono state 56. Il picco degli ultimi cinque anni è stato raggiunto nel 2018, anno in cui sono state uccise 71 donne per mano di compagni, mariti ed ex.
Una soglia di allarme superata dopo aver esaminato le misure prese dall’Italia per risolvere i problemi che hanno condotto la Corte europea dei diritti umani a condannare più volte il nostro Paese a causa della “risposta inefficace” alle denunce.
A questi rilievi l’Italia dovrà rispondere entro il 30 marzo 2024. Nella decisione, nonostante da Strasburgo siano stati sottolineati più volte i passi avanti fatti dalle autorità italiane su diversi fronti e che “riflettono la loro continua determinazione a prevenire e combattere la violenza domestica e la discriminazione di genere”, il comitato dei ministri chiede una serie di informazioni dettagliate.
Il Comitato dei ministri è preoccupato per i nostri dati, che “riflettono una percentuale elevata di procedimenti relativi alla violenza domestica e sessuale interrotti nella fase istruttoria, un uso limitato di ordinanze cautelari e un tasso significativo di violazione della stessa”.
Strasburgo chiede una valutazione con statistiche sui procedimenti e gli ordini di protezione, a anche indicazioni sulle “azioni concretamente intraprese e i progressi tangibili raggiunti” attraverso le misure supplementari previste dal piano nazionale per eradicare i pregiudizi e gli atteggiamenti che alimentano la violenza di genere e la discriminazione, che le autorità si sono impegnate ad attuare.
Il comitato dei ministri domanda che siano “conclusi rapidamente i procedimenti penali contro gli aggressori” di due donne che hanno vinto la loro causa alla Corte europea dei diritti umani a metà del 2022. Esprime poi “preoccupazione per il pignoramento “di un risarcimento danni a una vittima, che era stato invece stabilito dai togati di Strasburgo. Il comitato dei ministri chiede anche “una valutazione delle autorità competenti sulla possibilità di avviare un’indagine sulle minacce di morte ricevute da una delle donne e sui maltrattamenti subiti dai suo i figli”.