venerdì 22 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

NIENT’ALTRO CHE NOTIZIE

Basta mescolare notizie con la pubblicità. Basta viaggi gratuiti e regali in cambio di , articoli. Basta relazioni dirette fra giornalisti e concessionarie di pubblicità. E’ la prima volta, è la prima storica volta che i giornalisti si ribellano attraverso l’approvazione di una Carta dei doveri a un sistema che sta prendendo piede nell’informazione italiana.

L’assemblea dei giornalisti di Repubblica, ne dà notizia il sito professionereporter.eu ha votato un documento che stabilisce regole precise contro l’invasione della pubblicità nell’informazione. Undici punti per tenere ben distinte le notizie dagli annunci economici. Un documento importante, anche se “unilaterale”: altro peso avrebbe avuto se fosse stato negoziato e firmato assieme alla proprietà.

Ma le proprietà sono, da alcuni anni, le prime a cedere ai voleri delle concessionarie di pubblicità, che sempre più stanno abbandonando i media. A meno che, appunto, i media non accettino di mescolare informazione e pubblicità. Ecco gli undici punti della nuova Carta dei doveri delle giornaliste e dei giornalisti de la Repubblica, che sono stati pubblicati dal sito primaonline.it

“Nel proprio lavoro quotidiano le giornaliste e i giornalisti di “Repubblica” si impegnano:

1) A tenere distinta l’informazione dalla pubblicità in tutte le piattaforme: giornale, allegati, sito, social network, podcast, eventi. Esiste un dovere deontologico previsto dal contratto nazionale ed esiste anche un patto di trasparenza con i lettori per cui è severamente vietato mescolare le notizie con la pubblicità, anche quando essa ha la forma di redazionale;

2) A non prestarsi a scrivere e/o firmare nessun articolo o intervista o altro contenuto giornalistico che sia richiesto dalla concessionaria di pubblicità direttamente o per interposta persona;

3) A rifiutarsi di camuffare redazionali sotto forma di articoli, interviste, commenti e qualsiasi altro intervento giornalistico sia su carta sia online sia in eventi pubblici;

4) A vigilare affinché vengano evitati eventuali episodi esposti nei punti 1, 2, e 3, impegno di cui si fa carico il Comitato di redazione nella sua interezza, quindi compresi i fiduciari dei settori;

5) A rifiutare regalie, viaggi gratuiti non legati ad eventi di cui si debba necessariamente scrivere per motivi giornalistici e qualsiasi altra forma di retribuzione occulta da parte di enti privati o pubblici. E, in caso di viaggi legati ad eventi di rilevanza giornalistica non pagati dal giornale, dichiarare chiaramente di chi si è ospiti;

6) A non rispondere a nessuna mail o richiesta che venga dalla concessionaria di pubblicità, a meno che si tratti di rapporti per l’operatività dell’attività editoriale;

7) A non inserire in nessun articolo link diretti a portali per l’acquisto, aziende produttrici, privati fornitori di servizi;

8) A fare in modo che su carta, online, nei podcast, nei video e in qualsiasi altra forma di produzione di contenuti, sia sempre e solo la redazione con i suoi responsabili a stabilire scelta, gerarchia e organizzazione dei contenuti stessi, senza alcuna eccezione;

9) A rispettare il diritto di informazione dei lettori anche quando i soggetti di cui si debba scrivere abbiano deciso di non fare pubblicità sulle pagine di “Repubblica”;

10) A ribadire che i sistemi editoriali sono di uso esclusivo delle giornaliste e dei giornalisti, ai quali spetterà l’eventuale pubblicazione dei contenuti in essi generati.

11) Non aprire allegati se l’identità del mittente non è nota. Verificare sempre l’autenticità del link della pagina che ti richiede dati personali. In caso di dubbi contattare l’help desk di riferimento.

Domanda finale: in gergo l’articolo in  cui viene camuffata la pubblicità viene chiamato marchetta e il giornalista che si presta a ciò viene definito un marchettaro. Che cosa pensano al riguardo gli altri quotidiani italiani?

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