venerdì 22 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

“Mio figlio ha preso 3. Offensivo, sogno una scuola senza voti”

I voti a scuola hanno sempre rappresentato una parte fondamentale del percorso educativo degli studenti. Tuttavia, le parole che la giornalista e scrittrice ferrarese Annalena Benini ha espresso sul quotidiano Il Foglio fanno riflettere sull’impatto profondo che questi punteggi possono avere sulla psicologia degli studenti.

Annalena Benini, neo direttrice del Salone del Libro di Torino (nella foto), ha condiviso il suo sconcerto di fronte al 3 che suo figlio ha ottenuto in una verifica. Per lei, quel 3 rappresentava molto più di un semplice punteggio; era un simbolo di sconfitta e un’offesa alla speranza del suo ragazzo. “Così è offensivo – ha scritto – sogno una scuola senza voti”.

Che cosa ha scritto la Benini? “Mio figlio l’anno scorso ha preso 3 meno in una verifica. Vedevo quel 3 e il suo meno lì accanto ogni volta che aprivo la app del registro elettronico, era un 3 in greco mi pare, o forse in matematica, più probabilmente in entrambe le materie, io fissavo quel numero e lo ritenevo offensivo.

“Lo ritengo offensivo anche adesso. Che senso ha mettere 3 a un ragazzino che ha sbagliato completamente il compito in classe? Che cosa si ottiene, con quel voto, se non il crollo delle speranze? Nel caso di mio figlio, il 3 ha avuto l’effetto di portarlo psicologicamente verso il 2, anzi direi verso lo zero. Ha pensato: non posso recuperarlo mai più, tanto vale abbandonare gli studi e andare a vivere in un furgone abbandonato con il mio cane, se riesco a convincerlo a vivere in un furgone abbandonato”.

Poiché non è riuscito a convincere il cane, mio figlio è rimasto a casa e ogni mattina è andato a scuola, sempre più svogliato e sempre più sconfitto. Io intanto sognavo una scuola senza voti. Credevo, sbagliando, che la scuola ideale un giorno avrebbe abolito i voti. Credevo che quello fosse il desiderio dei miei figli. Non è affatto così…”

“Questa reazione – scrive orizzontescuola.it – spinge a considerare l’importanza di come i voti vengono comunicati agli studenti e come possono influenzarli. Il 3 ottenuto da suo figlio ha scatenato un senso di disperazione, facendogli pensare che non avrebbe mai potuto recuperare. Questo atteggiamento negativo verso i voti può portare allo scoraggiamento e al distacco dalla scuola, come è successo al giovane protagonista di questa storia. Annalena Benini sogna una scuola senza voti, ma è importante comprendere che i punteggi possono avere un valore educativo quando utilizzati correttamente”.

“I voti non dovrebbero essere visti solo come numeri, ma come indicatori del progresso e dell’impegno degli studenti. Un 3 potrebbe significare che c’è spazio per migliorare, ma non dovrebbe essere percepito come una condanna. Dovrebbe invece essere un incentivo a studiare e a impegnarsi di più. È fondamentale insegnare ai giovani che i voti rappresentano una valutazione delle loro abilità in un determinato momento e che il miglioramento è sempre possibile”

Mentre alcuni potrebbero avere il distacco per vedere un 3 come una sfida da superare, i più giovani possono percepirlo come un ostacolo insormontabile. Pertanto, è responsabilità degli educatori trovare modi per comunicare i voti in modo costruttivo, sottolineando l’importanza dell’apprendimento continuo”.

Il voto negativo è un modo di comunicare allo studente e di conseguenza alla famiglia una condanna, la presenza di un ostacolo insormontabile e quindi un definitivo distacco dalla scuola oppure è uno sprone a migliorare attraverso l’impegno? Il tema è fondamentale nel processo di apprendimento e formazione che i genitori affidano alla scuola. Quindi merita una trattazione approfondita e senza schemi precostituiti.

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