Una maratona durata giorni. Alla fine l’Unione Europea ha raggiunto l’accordo sull’AI Act, le norme europee per dare regole allo sviluppo dell’intelligenza artificiale. L’annuncio è stato fatto su X (ex Twitter) dal commissario europeo per il mercato interno, Thierry Breton, il quale parla di storico accordo perché “l’Unione Europea diventa il primo continente a stabilire regole chiare per l’uso dell’Intelligenza Artificiale. L’Ai Act è molto più di un regolamento: è un trampolino di lancio per startup e ricercatori dell’Ue per guidare la corsa globale all’intelligenza artificiale. Il meglio deve ancora venire”.
Lo scontro sull’Ai Act verteva da tempo su due linee: una più attenta a salvaguardare gli sviluppi formidabili che l’Intelligenza Artificiale determinerà, l’altra portatrice della necessità di regolamentarla per evitare gravi conseguenze per i cittadini.
Si tratta del primo quadro normativo sui sistemi di Intelligenza Artificiale nel mondo che punta a garantire la protezione dei diritti fondamentali,della democrazia, lo Stato di diritto e la sostenibilità ambientale, stimolando al tempo stesso l’innovazione.
L’aspetto più dibattuto è stata l’identificazione bioometrica. I negoziatori hanno concordato una serie di limiti e ristrette eccezioni per l’uso di sistemi di identificazione biometrica (RBI) in spazi accessibili al pubblico nell’applicazionea della legge su autorizzazione della magistratura e per elenchi di reati rigorosamente definiti. E’ quanto si legge in una nota del Parlamento europeo. L’RBI “post-remoto”, si spiega, verrebbe utilizzato esclusivamente per la ricerca mirata di una persona condannata o sospettata di aver commesso un reato grave.