venerdì 15 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

CLIMA / Accordo alla Cop 28: c’è la transizione per uscire dalle fonti fossili

Approvato il testo finale di Cop28, la Conferenza sul clima delle Nazioni unite. Un documento che contiene l’accordo sugli impegni presi dai Paesi che hanno sottoscritto l’accordo di Parigi siglato nel 2015 per ridurre le emissioni e contenere l’aumento delle temperature entro 1,5 gradi rispetto al periodo pre-industriale.  Ieri, martedì 12, era prevista la chiusura ufficiale della conferenza in corso a Dubai, negli Emirati arabi uniti, ma la mancanza di accordo tra gli Stati ha fatto slittare il termine. Raggiunto tuttavia, con un colpo di scena, nell’assemblea plenaria di oggi, mercoledì 13.

Tutto si è risolto in meno di tre minuti dal colpo di martelletto di Sultan Al -Jaber, il contestato presidente di Cop28 nonché numero uno dell’azienda petrolifera di Stato degli Emirati, che ha aperto le assise. Sorpresa in sala, dove pochi immaginavano una conclusione così rapida. La procedura del consenso prevede che in assenza di opposizioni esplicite la mozione passi.

Un successo della presidenza, che lascia però qualche dubbio sulle modalità con cui si è proceduto: nessuno spazio alle obiezioni. A Dubai non si poteva ottenere di più. “Riaprire il testo avrebbe significato squilibrarlo e rischiare di non chiudere”, commenta a caldo Luca Bergamaschi, direttore del think tank italiano che ha seguito da vicino i negoziati. Non una parola è arrivata negli ultimi due giorni dall’Arabia Saudita, a capo del fronte del no all’inserimento del riferimento all’uscita dalle fonti fossili (petrolio, gas naturale, carbone, sabbie bituminose e scisti bituminosi) nel documento.

La standing ovation per Samoa. Non tutto è andato liscio ad ogni modo – si legge nel resoconto di Antonio Piemontese su Wired (sito). Pochi minuti dopo l’approvazione si è alzata la rappresentante di Samoa, che ha fatto un durissimo discorso sulla procedura, ormai chiusa: “Signor presidente, ha fatto come se noi non fossimo nella stanza”, dichiarando lo sconcerto per la modalità con cui la plenaria finale è stata condotta pur di raggiungere il risultato. Il risultato è stata una standing ovation di tre minuti, con applausi e urla da stadio, come raramente si vede in questo tipo di eventi.

Transizione. Un compromesso al ribasso, a un primo sguardo, che cerca di tenere insieme posizioni per molti versi inconciliabili. Ma che potrebbe segnare, per quanto debolmente, l’inizio della fine dell’era dei combustibili fossili perché per la prima volta la parole “fossil fuels” entrerebbero in un testo finale. Difficile che ne escano in seguito.

L’articolo su cui si è concentrata l’attenzione è il 28, quello sulle fonti fossili. Che parla di transizione in uscita dalle fonti fossili nei sistemi energetici. (Il testo: “Transitioning away from fossil fuels in energy systems, in a just, orderly and equitable manner, accelerating action in this critical decade, so as to achieve net zero by 2050 in keeping with the science” . Traduzione:  “Abbandonare i combustibili fossili nei sistemi energetici, in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questo decennio critico, in modo da raggiungere lo zero netto entro il 2050, in linea con la scienza”).

Alla ricerca di un compromesso tra esigenze divergenti, viene usata un’espressione nuova: le parole sono importanti in sede negoziale, sottolineando il concetto di transizione rispetto alla versione precedente, in cui si puntava l’attenzione sulla riduzione di produzione e consumo. Un compromesso per cercare di far salire a bordo anche i paesi esportatori di petrolio, capeggiati dall’Arabia Saudita, dai quali nei giorni scorsi era arrivata una forte opposizione. Il testo chiede di accelerare l’azione climatica in questo decennio, definito critico, per arrivare alla neutralità carbonica nel 2050, secondo i dettami della scienza.

Poco o nulla si dice su un approccio differenziato alla transizione energetica, una delle richieste chiave dei Paesi del sud del mondo. Il passaggio alle rinnovabili può essere traumatico, e causare scompensi socioeconomici, sostiene un nutrito gruppo di Stati.  La nuova bozza mantiene il riferimento alla necessità di triplicare le rinnovabili e duplicare l’efficienza energetica entro il 2030, uno dei risultati chiave dei primi giorni di Cop28. Il paragrafo 30 riconosce che il costo delle tecnologie a basse emissioni è calato sensibilmente negli anni grazie a innovazione ed economie di scala, e sottolinea la necessità continuare con la discesa dei costi e la disponibilità.

Sulla voce metano l’accordo è debole. La riduzione di questo gas climalterante dal potenziale di riscaldamento 28 volte superiore all’anidride carbonica è solo menzionata tra gli altri gas serra. Si tratta invece di una politica chiave per ridurre rapidamente le emissioni. Una fetta consistente viene dagli allevamenti; ma perdite di metano ci sono anche durante i processi estrattivi e di traporto degli idrocarburi, e qui si può vedere un altro riflesso del compromesso che si è cercato di raggiungere.

Entra per la prima volta nel testo finale il nucleare, dopo l’accordo di venti Paesi nei giorni scorsi volto a triplicare la potenza entro il 2030. Si parla di accelerare l’adozione di nuove tecnologie, incluso il ricorso all’atomo e l’abbattimento delle emissioni serra tramite la cattura del carbonio, soprattutto nei settori più problematici.

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