martedì 26 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

I VERI POTERI / Extraprofitti e filiali chiuse: un Paese in mano alle banche

di Piero Di Antonio

— Un Paese, l’Italia, e le sue città nelle mani delle banche. Fanno e disfanno,  per il loro tornaconto e per quello degli azionisti, le condizioni da imporre a milioni di clienti che sarebbero in verità i veri datori di lavoro di chi esercita la gestione e la concessione del credito.

L’elenco dei guadagni mal meritati nel 2023 è lungo. E’ bene ricordarlo, vista l’amnesia che ha colpito l’informazione e la politica italiane anch’esse nella mani di chi concede loro crediti fin troppo interessati e generosi.

Alcuni ravvicinati rialzi dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europa (nella foto la sede di Francoforte) hanno fatto scattare in alto, in automatico, i tassi debitori di centinaia di migliaia di clienti, senza che i finanziatori delle banche stesse, ovvero i titolari depositi frutto di lavoro e investimenti, ricevessero l’interesse dovuto. Il capitale va sempre remunerato, imponeva la legge bancaria del 1929, inapplicata e passata ormai in cavalleria.

E’ stato l’anno della farsa della tassazione degli extraprofitti, utili stratosferici conseguiti grazie al rialzo dei tassi d’interesse decisi da Francoforte per combattere l’inflazione,  rientrata nello spazio di un  mattino, subito dopo che anche Marina Berlusconi ha espresso il proprio disappunto per i milioni di euro che avrebbe dovuto versare all’erario per Mediolanum. “In economia – ha sentenziato l’erede di Silvio Berlusconi – non esistono profitti extra, ma solo profitti”. Della serie “il guadagno è mio e guai a chi lo tocca”.

Sta nel dietrofront di una Giorgia Meloni e del suo governo succubi dei veri poteri forti la prova più evidente di un predominio delle banche quasi impossibile da contrastare. Ha spiegato, infatti, la presidente del Consiglio che la tassa sugli extraprofitti che lei ha imposto con squilli di tromba (solo per poche ore però, ndr) è stata trasformata nella possibilità di non pagarla a patto di destinarla al rafforzamento del capitale. Insomma, una tassa a scelta.

E che hanno fatto le banche? I miliardi dovuti al Fisco sono stati dirottati con un semplice clic sul patrimonio. Neanche un euro è entrato così nelle casse dello Stato che in questo periodo piange la quasi assoluta mancanza di risorse per affrontare e contrastare problemi di grande urgenza, a cominciare dalla sanità pubblica.

L’ineffabile premier ha definito il tutto un’operazione win.win, ossia vantaggiosa sia per lo Stato, sia per le banche. Con il rafforzamento del patrimonio le banche potranno concedere più credìito agli italiani, sostiene il governo. “Campa cavallo..”. Quei capitali nel giro di qualche anno finiranno, c’è da scommetterci, nelle tasche dei soliti noti, ovvero degli azionisti, attraverso la cospicua elargizione di dividendi. Alcuni colossi italiani del credito hanno garantito somme considerevoli ai detentori del loro capitale.

Che la politica debba sottostare ai voleri e agli interessi delle banche è dimostrato dal fatto che è enorme la massa di debiti nei confronti di coloro che possono chiudere e aprire il rubinetto dei finanziamenti. Se fai troppo l’indipendente, è il messaggio non tanto nascosto, per te potrebbero essere guai.

Le avvisaglie di ciò che vedremo nei prossimi mesi è che i benefici di questo generoso regalo agli azionisti anzichè al welfare si possono già scorgere a Ferrara nell’allarme sulla desertificazione bancaria lanciato proprio in queste ore dal sindacato Fisac-Cgil.

“Ferrara è il fanalino di coda nella Regione Emilia Romagna: sono scomparsi ben 85 sportelli con la conseguente emorragia di posti di lavoro”. Una fotografia drammatica che smentisce l’effetto tonificante che avrebbe la dislocazione nel patrimonio delle enormi somme conquistate con l’aumento dei tassi di interesse. “Benché questa dinamica in qualche misura rispecchi un trend che valica i confini estensi – scrive il sindacato che si occupa del settore bancario – il ferrarese ne ha senz’altro risentito più di altri. Complici anche la chiusura delle due casse di risparmio del territorio: il crac Carife e l’acquisizione della Caricento da parte di Credem. La dinamica della riduzione degli sportelli a Ferrara risulta più marcata rispetto a quanto accaduto in Regione o a livello nazionale, con una perdita di posti di lavoro stimata intorno al 40 per cento”.

IL DESERTO. La soppressione degli sportelli è visibile ovunque. E nelle sedi che continuano a fornire operatività sono stati installati sìstemi automatici, i cosiddetti totem, che di fatto impongono al cliente di prenotare perfino un colloquio con un dipendente. Una parziale giustificazione è lo sviluppo dell’home banking, ma non sempre il collegamento internet consente di avere informazioni più dettagliate sul proprio conto corrente o sull’andamento di una pratica di mutuo o di finanziamento.

Per non parlare dei bancomat che nel 2024 diventeranno quasi tutti a pagamento visto che la scomparsa di parecchi sportelli costringerà chi ha bisogno di liquidità immediata a riviolgersi a un’altra banca con il conseguente pagamento di una commissione. Quindi, alla fine della fiera, prelievo gratis quasi inesistente.

Un’altra fonte di guadagno caduto dal cielo sono gli interessi attivi per il clienti e passivi per la banca. Non capita mai di vederli accreditati sull’estratto conto per le somme depositate, anzi le spese, grazie anche alla trappola della valuta, aumentano. Interessi attivi per il cliente uguale a zero. Immaginate una banca che gestisce qualche milione di conti correnti, denaro ovviamente non suo: basta l’aumento dii un euro delle commissioni per garantire all’avido sistema un guadagno di milioni. Senza muovere un dito.

E che dire dei bonifici, ormai il più diffuso sistema di pagamento? Farne uno in tempo reale, quindi con un clic che trasferisce in un nanosecondo il denaro da un conto all’altro, oggi costa quasi due euro. Due euro per un  clic? Evidentemente la tecnologia è diventata un lusso che paga sempre colui che si trova in  fondo alla catena. Immaginate quanti bonifici in tempo reale vengono eseguiti in un’ora o in un giorno in Italia e il conto è presto fatto.

Ecco i vantaggi che ne traggono queste fondamentali istituzioni creditizie e industriali cui è demandato il compito di accompagnare lo sviluppo economico di un Paese o di un territorio. Credito sempre più stitico, oneri sempre in aumento ma ben nascosti. Il tutto con la complicità di chi, come un governo, non ha la forza di imporre provvedimenti giusti e vantaggiosi per il Paese e i suoi cittadini. Perdippiù, accarezzando privilegi accompagnati dal beffardo “senza muovere un dito”. A questo punto bisogna riflettere e chiedersi come mai in Italia il divario tra chi ha e chi non ha a sufficienza continua ad allargarsi in maniera scandalosa.

 

 

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