Non c’è solo il processo per genocidio al Tribunale penale internazionale a impensierire Israele: si teme anche la reazione dell’opinione pubblica occidentale, oggi più critica nei suoi confronti per via dell’offensiva che l’esercito di Tel Aviv sta conducendo nella Striscia di Gaza.
Un’avvisaglia di ciò che si teme possa provocare un enorme danno d’immagine all’unica democrazia mediorientale è l’atteggiamento dei grandi produttori televisivi dopo corposi investimenti in serie di grande impatto e successo in tutto il mondo.
Secondo Haaretz, dopo le proteste nei Paesi occidentali, Israele rischia di “diventare come la Russia”. E’ un allarme rilanciato da PrimaOnline, la rivista della comunicazione che ha ripreso alcuni lanci delle agenzie di stampa dopo un articolo del giornale israeliano.
“Un’atmosfera di incertezza si è creata negli ultimi mesi fra gli operatori televisivi in Israele – scrive Haaretz – che dopo anni di crescenti successi nel mercato internazionale risentono adesso dei contraccolpi della guerra a Gaza. Improvvisamente – è la considerazione del quotidiano – gli investitori stranieri non sono più sicuri di voler portare avanti produzioni pure importanti che erano già in cantiere. E la cooperazione con iniziative israeliane desta crescenti perplessità. SInsomma, Israele rischia di diventare come la Russia, ossia “una presenza non gradita”.
Altri invece scommettono che dopo una pausa di riflessione le produzuioni telkevisive israeliane, note per la loro qualità e profondità, saranno di nuovo molto richieste sul mercato internazionale. “Finora ai nostri partner europei piaceva lavorare con noi”, ha spiegato, in anonimato, un producer israeliani. “Ci sono attori europei che hanno paura di partecipare a serie israeliane”.
Analoghi problemi sorgono negli Stati Uniti. Perfino la celebre serie ‘Teheran’ ne ha risentito. Apple Tv ha trasmesso le prime due stagioni, ma dopo l’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre ha chiesto di fermare la stesura della sceneggiatura della terza stagione. Poi il lavoro è ripreso ma, secondo la produttrice, “c’è ancora molta incertezza”‘.
Forti perplessità per il futuro giungono anche da Netflix, che ha bloccato due serie: ‘Border Patrol’ e la serie comica ‘Nell’acqua e nel fuoco’ di Hannan Savion e Gay Amir. Spettacolo e guerra si sono in questo caso tragicamente incrociati in quando il tecnico del suono della serie, Lior Weizman, è stato ucciso il 7 ottobre da terroristi di Hamas.
Anche per la celebre serie ‘Fauda’, action televisiva e realtà si sono drammaticamente incrociati alcuni giorni fa a el-Bureij, nel settore centrale della Striscia di Gaza. Uno dei suoi attori principali, Idan Amedi, è stato ferito da una fortissima esplosione mentre – assieme con altri commilitoni del genio, sei dei quali sono rimasti uccisi – si apprestava a far detonare una rete di bunker di Hamas, che conduceva ad una sala sotterranea usata per la produzione di razzi.
Dall’ospedale dove era stato ricoverato, l’autore di ‘Fauda’, Avi Issacharoff, ha poi dato gli aggiornamenti sulle condizioni dell’attore: “Ora Idan si è svegliato. Reagisce ai presenti, le sue condizioni non sono piu’ gravi”. Issacharoff ha aggiunto che adesso le sceneggiature che aveva nel cassetto non sono più rilevanti. Come lui, altri autori di serie televisive sono stati costretti a sospendere il lavoro.