sabato 23 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

IL TORTURATORE RESTA QUI

Crimini contro l’umanità, no all’estradizione di don Reverberi. Il ministro Nordio ha rerspinto la richiesta di trasferimento in Argentina per motivi di salute. Il sacerdote è accusato di aver collaborato attivamente con la sanguinaria dittatura del generale Videla.
Alla base della decisione i gravi rischi per la salute «che potrebbero scaturire dalla procedura di estradizione». Questa la ragione che motiva il no con cui il 10 gennaio un provvedimento del ministro della giustizia Carlo Nordio ha respinto la richiesta di trasferimento in Argentina di don Fabio Reverberi.
Il sacerdote, classe 1937, è accusato di crimini contro l’umanità compiuti durante la dittatura militare argentina del 1976-1983. Nell’ottobre scorso la Corte di Cassazione aveva invece dato il via libera all’estradizione, confermando un analogo provvedimento della Corte d’appello d Bologna che recepiva le argomentazioni dell’avvocato Arturo Salerni, legale dell’ambasciata argentina in Italia, respingendo invece il ricorso della difesa di Reverberi, che motivava il no con le condizioni di salute del sacerdote, malato di cuore.
Una patologia in virtù della quale il ministro Nordio, spiega la sua contrarietà al trasferimento. Nel provvedimento, infatti il capo del dicastero di via Arenula evidenzia che «la perizia medico-legale disposta dalla Corte di appello di Bologna ha concluso “che le attuali condizioni di salute di Reverberi sono compatibili con il trasferimento in Argentina”, limitando l’accertamento alle condizioni di salute compatibili con la possibilità di effettuare un viaggio aereo intercontinentale, omettendo tuttavia di valutare l’esistenza di gravi rischi che potrebbero scaturire dalla procedura di estradizione globalmente intesa».
Originario di Enzano, nel Parmense, Reverberi si trasferì a undici anni con la sua famiglia in Sudamerica, svolgendo per oltre quarant’anni il servizio di parroco a Salto de Las Rosas, nella provincia argentina di Mendoza. Come cappellano ausiliare dell’VIII Squadra di esplorazione alpina di San Rafael è accusato di aver assistito a numerose torture alle quali erano sottoposti i prigionieri del regime di Videla prima di essere uccisi e fatti scomparire, nonché all’omicidio nel 1976 del 20enne peronista Josè Guillermo Beron.
Il religioso lasciò l’Argentina nel 2011, quando a Mendoza si stava svolgendo il primo processo per crimini contro l’umanità con le testimonianze dei sopravvissuti e dei famigliari delle vittime che lo accusavano. Attualmente in Italia Reverberi, come misura cautelare, deve rispettare il divieto di allontanamento dal comune di Sorbolo dove risiede. Per il 19 gennaio è stata fissata un’udienza per l’esecuzione del provvedimento del ministro.

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