Terremoto nel Pd della Campania con esponenti di primo piano del mondo della politica, vicini al governatore Vincenzo De Luca, finiti agli arresti per un’inchiesta sugli appalti a Pozzuoli. Un’inchiesta che scuote in profondità il Partito Democratico e che fa dire ai fedelissimi di Elly Schlein che “c’e’ bisogno adesso di cambiare aria e che bisogna farla finirla con i signori delle tessere”.
Sandro Ruotolo, responsabile dell’Informazione dem, afferma che “la necessità del rinnovamento del nuovo corso parte da una considerazione semplice: quando i partiti sono chiusi accade questo”. Come dire che l’attuale Pd della Campania va gettato via. Per la Schlein l’inchiesta sugli appalti a Pozzuoli si rivela una mano tesa nello scontro con De Luca sul terzo mandato in Regione, da sempre osteggiato dal Nazareno.
Alla luce, secondo la magistratura, “uno spaccato di disinvolto malaffare radicato intorno al comune di Pozzuoli e in altri luoghi per assicurare corsie preferenziali nell’aggiudicazione di appalti pubblici». L’inchiesta, iniziata un anno fa, è relativa ad alcune opere relative al rilancio dello storico Rione Terra, il primo nucleo abitato della popolosa città nel cuore dei Campi Flegrei. Oggi è una bomba giudiziaria che investe il Pd.
L’INCHIESTA
Polizia e guardia di finanza hanno dato esecuzione a 11 misure cautelari, firmate dal giudice per le indagini preliminari Antonio Baldassarre del Tribunale di Napoli, per i reati, contestati a vario titolo, di turbata libertà degli incanti, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e traffico di influenze illecite.
Il carcere è stato disposto per quattro indagati, tra i quali spiccano i nomi dello storico ex sindaco di Pozzuoli Vincenzo Figliolia (Pd) e del politico napoletano Nicola Oddati (nella foto), attualmente dirigente della Regione Campania e fino all’anno scorso (quando emersero le prime indiscrezioni sull’indagine) componente della direzionale nazionale del Pd nonché responsabile delle Agorà democratiche. Un tempo vicino a Bassolino, poi a Nicola Zingaretti e oggi a Vincenzo De Luca.
Proprio Oddati, l’11 gennaio dello scorso anno, in occasione di un mirato controllo alla stazione Termini – scattato nell’ambito dell’indagine che non era stata ancora svelata – fu trovato in possesso di 14mila euro in contanti: lui provò a giustificarsi dicendo si trattasse di denaro relativo al tesseramento del Pd, ma il Pd stesso lo smentì dicendo, per bocca dell’allora tesoriere Verini, che «la disponibilità di questa somma per i tesseramenti non risponde alle regole, né alla prassi».
In carcere anche Giorgio Palmucci, ex presidente di Enit – Agenzia Nazionale del Turismo e componente della commissione valutatrice delle offerte per l’aggiudicazione della concessione relativa alla riqualificazione del Rione Terra a Pozzuoli; e l’imprenditore Salvatore Musella, titolare della Cytec srl.
Arresti ai domiciliari sono stati disposti per due collaboratori dell’imprenditore Musella: Salvatore Della Corte e di Gianluca Flaminio. L’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria invece è stato notificato a Giovanni Bastianelli (all’epoca dei fatti direttore esecutivo dell’Enit), al dipendente del comune di Pozzuoli Angelo Tortora (ritenuto collaboratore di Figliolia), ad Antonio Carrabba, collaboratore di Musella e a Sebastiano Romeo, ex consigliere della Regione in Calabria e candidato a segretario provinciale del Pd a Reggio Calabria, e a Luciano Santoro, anche lui del Partito Democratico, candidato alla segreteria Provinciale Pd di Taranto, ex assessore comunale a Grottaglie ed ex consigliere provinciale a Taranto.
IL MECCANISMO. L’inchiesta ruota – secondo quanto riferisce La Stampa nell’edizione online – sulle intercessioni e sulle agevolazioni per l’assegnazione dell’appalto – revocato dalla nuova giunta comunale di Pozzuoli – per la realizzazione e la gestione di un importante complesso turistico alberghiero che doveva sorgere sull’Antica Rocca. Dall’attività investigativa sono poi emerse altre presunte irregolarità relative all’assegnazione di appalti anche in Puglia e Calabria.
L’aggiudicazione degli appalti, che ha coinvolto «innanzitutto l’imprenditore Musella – scrive il giudice – avveniva attraverso corsie preferenziali anche in cambio di tornaconti personali importanti per chi si adoperasse per garantire tali risultati». E tra chi avrebbe aiutato Musella vi sarebbe proprio Nicola Oddati, che vanta una storia politica cominciata come delfino di Antonio Bassolino (è stato assessore a Napoli), proseguita con l’ambizione di diventare sindaco di Napoli (nel 2011 si candidò alle primarie vinte da Umberto Ranieri, poi annullata a seguito di polemiche e accuse interni di brogli con l’allora leader Pd Pierluigi Bersani costretto a nominare un commissario nel partito locale) e segretario del Pd Napoli (fu sconfitto da Massimo Costa me vinse il ricorso ottenendo l’annullamento del voto), e terminata con l’assegnazione di importanti incarichi politici grazie all’asse con Nicola Zingaretti di cui divenne uomo di punta. Attualmente Oddati è dirigente dell’Ufficio di Rappresentanza istituzionale della Giunta regionale della Campania e rapporti con la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.
Oddati avrebbe ricevuto dall’imprenditore Musella «delle somme di denaro con cadenza periodica e tutta una lunga serie di utilità». Oddati, si legge nella misura cautelari, avrebbe chiesto e ottenuto «automobili per il proprio uso personale, di pagare i conti del sarto che gli aveva confezionato degli abiti, di prenotare e pagare i soggiorni in albergo che egli compiva a Napoli anche con la propria compagna e altre utilità simili, comprendenti addirittura i lavori di ristrutturazione dell’appartamento della compagna». Un rapporto “affaristico” stretto, secondo gli inquirenti, quello tra Oddati e Musella. Nedlle prossime ore gli interrogatori.