Il decreto Salva-spese lascia in campo e amplia tutti i problemi legati alla fine del Superbonus. Il giudizio delle associazioni di settore ascoltate di recente in commissione Finanze alla Camera, è netto e, con dovizia di cifre, paventa i numerosi rischi che si corrono senza un intervento deciso per risolvere i problemi legati alle tante modifiche che il Superbonus edilizio ha subito nel corso degli ultimi anni.
Giudizio molto critico quello dell’Ance e della sua presidente, Federica Brancaccio, che sottolinea come il decreto non abbia risolto alcun problema per le imprese, ampliandone invece altri: il rischio è che le opere vengano lasciate a metà, aprendo anche nuovi contenziosi.
Secondo l’Ance, l’Associazione nazionale dei costruttori edili, sono pari a circa 10 miliardi i lavori da terminare nei condomini. Per una stima di 40mila cantieri incompiuti e di 350mila famiglie coinvolte, per un valore totale dei contratti pari a 28 miliardi.
Confedilizia riporta invece alcuni dati Enea, secondo i quali il 15% dei lavori riguardanti i condomini era ancora da realizzare al 31 dicembre del 2023. Una quota che si abbassa al 5% per le villette.
Non è finita qua, perché l’altro rischio è quello di contenziosi tra condomini e imprese, secondo l’Ance. Inoltre, sottolinea Brancaccio, la sanatoria per chi non compie il doppio salto di classe energetica può favorire “comportamenti scorretti diretti ad acquisire incentivi fiscali consistenti senza garantire l’effettivo raggiungimento dell’obiettivo” reale del Superbonus, ovvero il miglioramento energetico degli edifici.
Il nuovo decreto può creare “scheletri urbani con cantieri fermi e tribunali intasati”. Premiando inoltre “i furbi che hanno intascato fondi pubblici senza finire i lavori” ha concluso la sua audizione in Parlamento la presidente dell’Ance.