sabato 23 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

ALABAMA / Pena di morte con l’azoto puro. L’Onu: “Orribile, una crudeltà”

Ma questo assassino come lo uccidiamo? Come possiamo rendere giustizia di un omicidio e tacitare il grido di vendetta? Il dibattito sulla pena di morte negli Stati Uniti e di come garantirla è sempre attuale, anzi fa passi da gigante, soprattutto in Alabama, lo Stato dove la morte del “negro” veniva garantita quasi à la carte con il metodo più antico del mondo: l’impiccaggione o capestro al ramo dell’albero e di notte, se i giustizieri appartenevano a quella congrega di bravi patrioti incappucciati che va sotto il nome di Ku Klux Klan.

Ma il selvaggio West ci ha abituati anche all’impiccaggione in piazza con tanto di pubblico festante e da rabbonire, e prete con la Bibbia a confortare sulla forca il malcapitato destinato a lasciare queste terra. Non è, comunque, che noi europei ci siamo fatti mancare tali godimenti. Anzi, siamo stati degli antesignani visto che la ghigliottina di teste, e non solo a Parigi, ne ha fatte rotolare parecchie.

Per tornare agli Stati Uniti, dall’impiccaggione si è passati alla camera a gas e alla sedia elettrica.  Varianti poche, ma con un elemento di fondo che da sempre ci fa nutrire molti dubbi sul fatto che tutti sono uguali dinanzi al delitto e all’efferatezza: a finire al patibolo in genere sono i derelitti, i rifiuti della società, i criminali patentati (uso termini che spesso si leggono sulle sentenze), gli ultimi e i penultimi.

E come non rispolverare, in questi frangenti, l’odiosa e cinica frase di quel politico americano che dinanzi alla conclamata ma tardiva innocenza di un condannato a morte per un crimine mai commesso si giustificò dell’errore irrimediabile con queste parole: “Era innocente? Vabbè, ma abbiamo pur sempre giustiziato un poco di buono”.

Pochissimi, se non del tutto assenti nel braccio della morte, coloro che riescono a permettersi il fior fiore dell’avvocatura, professionisti abili che riescono a intortare i giudici, come dalle cronache o da sceneggiature di film hollywoodiani, e a salvare il collo al loro assistito e la parcella da diecimila dollari l’ora.

Ma oggi c’è un ulteriore passo avanti nel cosidetto miglio verde. L’Alabama, di cui sopra, vuole giustiziare gli assassini con un  nuovo metodo che sta inutilmente dividendo l’America: la somministrazione al condannato dell’azoto puro. Morte negata perfino per l’eutanasia degli animali perché metodo crudele e orribile che porta a un’agonia di diversi minuti. (PdA)

Nella foto: Michael Clarke Duncan in una scena del film Il miglio verde (tratto dal romanzo di Stephen King)

LA CRONACA

La Corte Suprema americana ha respinto la richiesta di impedire all’Alabama di giustiziare per la prima volta in Usa attraverso l’uso di azoto puro un condannato per omicidio, Kenneth Smith, sopravvissuto a un’iniezione letale fallita nel 2022.

I giudici si sono rifiutati di ascoltare la tesi dei suoi legali, secondo cui un secondo tentativo di esecuzione – dopo i trami causati dal fallimento del primo – violerebbe le protezioni dell’ottavo emendamento della Costituzione contro punizioni crudeli e inusuali.

L’esecuzione di Kenneth Eugene Smith, condannato in via definitiva nel 1996 alla pena di morte per l’omicidio di una donna commissionatogli dal marito nel 1988, è prevista oggi e sarà la prima dell’anno negli Stati Uniti, dove nel 2023 ne sono state eseguite 24, tutte con il metodo dell’iniezione letale.

I medici che hanno visitato l’uomo, gli hanno riscontrato sintomi di insonnia, depressione e angoscia legati all’esecuzione andata male più di un anno fa, che gli aveva procurato enormi sofferenze per circa quattro ore.

A questo punto la sentenza può essere ancora rinviata, se verrà accolto il ricorso presentato anche alla corte d’appello, ma le speranze sembrano ridotte al minimo: se non arriverà lo stop entro oggi a Smith verrà sigillata al volto una maschera che gli farà inalare azoto, elemento presente nell’aria ma che allo stato puro provoca il soffocamento. L’agonia può durare molti minuti.

L’esecuzione di Smith tramite una maschera che emette azoto è stata definita “una cosa assolutamente orribile” da Volker Turk alto commissario Onu per i diritti umani, che ha paragonato questo metodo di esecuzione a una forma di “tortura”. Con l’azoto puro la morte dovrebbe arrivare nel giro di qualche minuto, ma nessuno è in grado di dire che cosa avverrà e quanto l’esecuzione durerà.

E’ una tecnica che perfino i veterinari hanno sconsigliato per l’eutanasia degli animali, considerata crudele, e che potrebbe violare i principi fissati dalle Nazioni Unite che vietano il ricorso a punizioni disumane. Ma come funziona la “maschera di azoto”? Secondo la procedura messa a punto dal carcere di Holman, Smith verrà immobilizzato a una sedia e gli verrà sigillata al volto la maschera, collegata a una bombola di azoto puro.

L’azoto è un elemento inodore e incolore presente normalmente nell’aria, ma allo stato puro porta alla totale saturazione dell’ossigeno. L’obiettivo è portare alla morte per soffocamento. Ma ci sono alcuni rischi. Se la maschera non sarà sigillata perfettamente al volto, potrebbe lasciare passare ossigeno, prolungando l’esecuzione.

Il sistema a base di azoto potrebbe lasciare Smith in uno stato vegetativo, invece che ucciderlo. Una condizione con basso livello di ossigeno può provocare conati di vomito. In questo caso il condannato potrebbe morire soffocato dal suo stesso vomito. Mentre l’azoto riempirà le vie respiratorie, comincerà a interrompere il flusso dell’ossigeno al cervello, portando alla perdita di coscienza.

Un organo dopo l’altro dovrebbe cominciare a fermarsi. La morte dovrebbe sopraggiungere nel giro di qualche minuto. La condizione di morte viene accertata seguendo l’indicatore di una macchina cardiaca collegata a Smith: quando la linea sarà piatta, l’esecuzione potrà essere considerata conclusa.

Se non dovesse essere così, l’addetto, un tempo si chiamava boia,  avrà il compito di far entrare nella maschera l’azoto puro per altri quindici minuti. Una morte resa  più dolorosa del normale dal sadismo di un  sistema deciso a far soffrire l’uomo anche nei suoi ultimi momenti, un’estrema raffinatezza per poter gridare “giustizia è fatta”.

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