“Sinner orgoglio italiano”. Bene. Sinner beatificato per la sua impresa a Melbourne con titoli a carattere cubitali. Benissimo, è la notizia sportiva dell’anno e forse del decennio.
Sinner a Palazzo Chigi con tutti gli onori. La premier Giorgia Meloni ha commentato: «E’ l’Italia che ci piace: capace di credere in sé stessa e di reagire davanti alle sfide difficili. E di vincere. Grazie per l’esempio che hai dato, Jannik, agli amanti dello sport, ai nostri giovani e all’Italia tutta».
Sinner che il ministro dello sport Abodi definisce esempio dell’italianità. Tutti d’accordo sul campione di tennis che abbiamo ammirato.
Ma con il cittadino Sinner come la mettiamo? Ha trasferito la residenza, a 19 anni, a Montecarlo dove le tasse sono un optional. Eppure è un cittadino italiano e pochi, tranne il benemerito Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera, eccepiscono che l’orgoglio italiano le imposte dovrebbe pagarle da noi.
Ma la cosa, siamo realisti, interessa davvero poco a chi governa questo Paese. Conta l”immagine, e quella sportiva offusca tutto il resto, come se i successi cancellassero all’improvviso i doveri del contribuente Sinner che giustamente guadagna, grazie al talento e “alla italianità”– cifre altissime. (Ci sta, è il mercato, bellezza).
Ognuno di noi non sarebbe in grado di battere Sinner a tennis e ìn altre discipline sportive, ma come contribuenti, nell’altrettanto importante Slam Italia, vinceremmo di sicuro noi. Siamo un Paese che si aggroviglia sulla pressione fiscale che deve scendere di mezzo punto, un punto, due punti. e non si scompone sul fatto che un suo grande contribuente ha fatto da tempo la valigia per Montecarlo.
Per carità, tutto lecito sul piano formale e delle norme, ma su quello morale e dell’etica lascia molto a desiderare. Come appare del tutto scandaloso che un presidente del Consiglio non avverta il bisogno di dire al campione di agire come rigoroso e rispettoso cittadino di questo Paese. Come quasi tutti gli altri italiani che non hanno mai vinto uno slam, ma che ogni anno fanno, anche a malincuore, il loro dovere con il 730.
E poi, quale esempio per i giovani di cui parla la Meloni? Forse il tennis, al pari del calcio e altri sport, fa assurgere i campioni a vette irraggiungibili da parte dell’Agenzia delle Entrate? o garantisce un salvacondotto fiscale?
I grandi dello sport sono idoli per milioni di ragazzi che sognano di diventare forti e famosi come loro. La grande maggioranza non diventerà campione, ma ascoltando e recependo le banali e scontate parole della premier e di molti superficiali cantori delle gesta sportive, potrà concorrere con ottime chance a un’altra Coppia Davis, quella dell’evasione fiscale.
Ecco perché, a mio avviso, il presidente della Repubblica non dovrebbe ricevere Jannik Sinner. Anzi, proprio per onorare i grandi sportivi e per far sì che siano di esempio per milioni di appassionati, inviterei al Quirinale Rafael Nadal, uno dei più grandi tennisti di sempre.
Leggete questa breve intervista del 2016 di Luigi Gatto con il campione maiorchino su Tennis World, e notate la differenza.
— Rafael Nadal è uno dei tanti tennisti spagnoli ad avere la residenza nel suo Paese, e nel suo caso nella città natale, Manacor, al contrario di diversi casmpioni, come Djokovic, che vivono sulla carta a Monte Carlo o in Svizzera (sulla carta perché sono davvero poche le settimane che si passano a casa fuori dal circuito) per il clima ma soprattutto, inutile girarci attorno, per pagare meno tasse rispetto a quanto non farebbero se vivessero nei loro Paesi d’origine.
In Spagna invece le tasse sono il 54% del reddito annuale, una cifra importante per chi come Nadal ha guadagnato 21 milioni di dollari soltanto tra giugno 2015 e 2016 considerando prize money dei tornei e sponsor, senza includere gli ingaggi di partecipazione stellari ai tornei più piccoli.
Tornasse indietro Rafa farebbe la stessa scelta?: “In Svizzera non ho né famiglia né amici. La cosa migliore del denaro è la tranquillità, il fatto che non può mancare nulla né a te né alla tua famiglia.
E’ da anni che ho trovato una soluzione per questo, anche perché non so cosa farei con più soldi.” Il maiorchino ha rivelato che se avesse avuto la residenza per solamente quattro o cinque anni in un Paese col fisco basso avrebbe guadagnato “il doppio del denaro”.
Vivendo in Spagna invece ha guadagnato “il doppio della felicità, che fa bene alla salute e non parlo degli infortuni ma a livello personale. La felicità è essere vicino alla propria famiglia, ai tuoi amici, sentirsi amato e avere tempo per potersi godere altre cose.
In nessun altro Paese sarei amato come in Spagna”, ha concluso Nadal, che a Maiorca ha tutti: genitori (con cui vive nello stesso appartamento), fidanzata (che laureata in economia lavora a Maiorca), sorella, cugini (ben 13), zii e nonni—
Bravo, ricco, felice e spagnolo. Sono i cittadini, a tutti i livelli della scala sociale, come Rafa Nadal a fare grande e rispettato un Paese. E la Spagna, per chi lo dimentica, è in Europa. Come l’Italia. (PdA)