Gli enormi profitti delle banche italiane, secondo quanto aveva dichiarato prima di fare marcia indietro la premier Giorgia Meloni, sarebbero dovuti andare in parte al pagamento di tasse (l’arcinota e strombazzata tassa sugli extra profitti), vista la facilità con cui le casseforti degli istituti di credito si sono riempiti fino a scoppiare di miliardi grazie ai vari aumenti dei tassi d’interesse decisi dalla Bce. Per combattere l’inflazione, avevano detto da Francoforte. A quanto pare, più verosimilmente, per riempiere le tasche degli azionisti.
Ma con il dietrofront del governo italiano, pressato dalle lobby, era stato deciso che la quota tassata degli extraprofitti, il 40%, se non versata allo Stato sarebbe dovuta andare a rafforzare il capitale dei vari istituti. Risultato: nelle casse dello Stato non è finito un euro.
Anzi, miliardi di utili dei colossi del credito non sono finiti, per la quota parte, neanche al patrimonio. Finiranno, stando almeno ai risultati eccezionali illustrati stamani da Unicredit, ai soci e agli azionisti. La banca, per bocca del suo amministratore delegato Andrea Orcel, destinerà tutti i profitti record – 9,507 miliardi (+47,2%) – ai soci.
In dividendi e cash back saranno distribuiti ben 10 miliardi di euro. Una bazzecola. E in Borsa il tirolo vola. Ma la festa durerà anche nel 2024 che sarà, sempre secondo Orcel, un anno da favola. Resta da verificare quanti interessi siano o saranno destinati ai correntisti che sui loro depositi da qualche anno a questa parte non vedono accreditato un euro.
Accantonata la fallimentare tassa della Meloni, è evidente che lo Stato non vedrà una goccia di questa pioggia di profitti a differenza di quanto accaduto in Spagna dove l’applicazione di una vera tassa sugli extraprofitti porterà nelle casse dello Stato un miliardo di euro.
L’istituto milanese sottolinea nei conti che si tratta di un «un anno record» con un Rote (ritorno sul capitale tangibile) al 16,6%. «Dal 2021 a oggi Unicredit ha distribuito ai soci piu di 17,6 miliardi, più della nostra capitalizzazionea inizio 2021», ha inoltre rivendicato Orcel. Di questa cifra, oltre 6 miliardi sono stati pagati come dividendi, mentre oltre 11,5 miliardi tramite buyback.
Forte del risultato ottenuto, la banca prende una scelta generosa per i propri azionisti: remunerarli con un payout totale del 100% a valere sull’utile netto dell’anno (tradotto, tutti i profitti vengono distribuiti), nella forma di riacquisti di azioni proprie per 5,6 miliardi e un dividendo per 3 miliardi, soggetti ovviamente all’approvazione degli azionisti e dell’autorità di vigilanza. La remunerazione sale ulteriormente se si considera anche la prima tranche da 1,4 miliardi del programma di buyback anticipato all’anno scorso. La distribuzione complessiva si attesta pertanto alla cifra record di 10 miliardi.