venerdì 29 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

ELEZIONI EUROPEE / Verso il voto degli studenti fuori sede

In Commissione Affari costituzionali al Senato è stato approvato all’unanimità, nell’ambito del decreto elezioni, l’emendamento proposto da FdI per consentire il voto agli studenti fuori sede alle prossime elezioni europee. Il PD, preannuncia Andrea Giorgis, chiederà con un emendamento in Aula che il voto fuori sede venga reso possibile nel Comune di non residenza anche per coloro che per ragioni di cura o lavoro non possono votare nel loro comune di residenza. La proposta è condivida anche da Azione e Avs.

Il voto ai fuori sede non è un tema nuovo. Era tornato d’attualità già prima delle scorse elezioni politiche quando ogni tentativo di consentire il voto ai 4,9 milioni di italiani che studiavano o lavoravano in una città diversa da quella in cui dimoravano era naufragato.

Il dibattito sulla vicenda è proseguito anche durante la nuova legislatura, come dimostra la presentazione di una serie di Ddl di iniziativa parlamentare, da cui poi è scaturito quello approvato dalla Camera il 5 luglio scorso. Il suo varo però ha diviso maggioranza e opposizione, complice la scelta di conferire una delega al Governo per arrivare a una soluzione strutturata sul voto dei fuori sede limitatamente alle elezioni europee e alle consultazioni referendarie.

Per correre ai ripari Fratelli d’Italia, su input del senatore Balboni, ha preparato una modifica al decreto elezioni che porta la firma di quattro suoi senatori (Lisei, Della Porta, De Priamo e Spinelli) e introduce una «disciplina sperimentale per l’esercizio del diritto di voto da parte degli studenti fuori sede in occasione dell’elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all’Italia per l’anno 2024».

Il testo consente a chi studia in un Comune dii una Regione diversa dalla propria di partecipare al voto con due meccanismi diversi a seconda che ci si trovi nella stessa circoscrizione elettorale delle cinque previste per le europee (Nord-ovest, Nord-est, Centro, Sud e Isole) oppure in una diversa.

Nel primo caso, il diretto interessato può fare richiesta nei 35 giorni antecedenti le elezioni e votare in un seggio del Comune dove si trova temporaneamente, un po’ come avviene oggi per i rappresentati di lista. Nel secondo caso, ad esempio uno studente di Genova iscritto al Politecnico di Torino, il voto va esercitato invece presso una «sezione speciale» da allestire,con un rapporto di una ogni 800 elettori fuori sede, nel capoluogo della Regione dove studia. Per rendere possibile tale meccanismo l’emendamento prevede anche di usare 615mila euro del fondo del Mef per le spese elettorali. Fermo restando che chi risiede all’estero già attualmente può esercitare il suo voto per le europee presso le sedi consolari.

Se l’idea di FdI passasse, una parte dei 4,9 milioni di fuori sede Italia su Italia potrebbe votare.  Trattandosi di studenti un’approssimazione verosimile porta a oltre 400mila universitari iscritti fuori Regione (432mila nel 2022/23 secondo il Mur). Pochi rispetto al bacino potenziale. Da qui l’auspicio che prima o poi arrivi una soluzione più strutturata, seguendo l’esempio degli altri Paesi europei.

Francia. Il Code Électoral francese del 1964 prevede il voto per procura, il cosiddetto vote par procuration. Se ne può avvalere chi, per qualsiasi ragione, non può recarsi personalmente alle urne per le elezioni europee, presidenziali, legislative, municipali, dipartimentali, regionali e per i referendum. La procura va conferita dinanzi a un pubblico ufficiale, su un modulo amministrativo predefinito, anche in assenza del delegato, che deve godere dei diritti politici

Svezia. È possibile sia il voto anticipato, sia (dal 2005) il voto «per messaggero». I requisiti sono più stringenti rispetto al modello francese. Per utilizzarlo occorre un grave impedimento e per essere delegati è richiesta la sussistenza di un legame più o meno stretto con l’elettore. Mentre in Francia la delega può riguardare una sola elezione o un dato periodo, in Svezia è invece assegnabile solo per una specifica elezione scelta dall’elettore

Germania. Dal 1957 è prevista la possibilità per i cittadini di esercitare il diritto di voto per corrispondenza in alternativa rispetto a quello fisico presso il seggio elettorale. Per farlo va richiesta – entro le 18 del venerdì antecedente il voto o entro le 15 del giorno stesso in caso di malattia improvvisa – al Comune di residenza la scheda elettorale, che poi va sigillata in una busta blu e inviata in una busta postale rossa insieme ad un atto sostitutivo di notorietà

Spagna. Gli elettori che prevedano di non potersi trovare il giorno della votazione nella località in cui devono esercitare il diritto di voto possono votare per corrispondenza, previa richiesta alla Delegazione Provinciale dell’Ufficio del censimento elettorale. Una volta richiesto non si può più votare in presenza. La richiesta va fatta presso gli uffici postali o in via telematica. Nel plico ricevuto è presente anche l’indirizzo del seggio a cui mandare la scheda

Regno Unito. Gli elettori che non possano recarsi al seggio il giorno delle elezioni, possono accedere a due modalità di voto in assenza: il voto per posta (postal vote) e il voto per delega (proxy vote). La possibilità di votare tramite posta o delega era inizialmente circoscritta ai soli militari ed è poi stata estesa anche ai civili. Il Representation of the People Act del 2000 ha reso disponibile il voto per posta su richiesta senza specifiche circostanze che lo giustifichino.

 

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