sabato 23 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

IN BIBLIOTECA COME A CASA

E se bastasse progettare spazi idonei per fare stare assieme modi diversi di vivere lo stesso luogo? L’ergonomia del design basilese che effetti avrebbe se applicata nel contesto socio-culturale delle biblioteche di Bologna?

di Francesca Serrao *

(Cantiere Bologna) Quante volte nelle biblioteche di Bologna ci è capitato di imbatterci in un utente appisolato su una poltroncina? Come del resto ci suggerisce Pennac, tra i diritti del lettore vi è quello di non leggere.

A Basilea, capitale culturale della Svizzera, in biblioteca qualsiasi comportamento non lesivo della comunità è accolto, quindi previsto e definito in idonei spazi. Qui le biblioteche pubbliche sono poche, ma si fanno portavoce dei diritti e delle libertà di qualsiasi genere di utente.

Pertanto al primo piano sotterraneo della Basel University Library, una delle più fornite biblioteche pubbliche dell’intero Paese, ci si può imbattere in comodi cuscini pouf multidimensionali, sui quali dinoccolarsi tra una lettura e l’altra, avvolti in un ambiente completamente nero: dai pannelli circostanti al pavimento assorbente luce.

La progettazione dell’edificio, il cui esterno è stato disegnato nel 1968 dall’architetto svizzero Otto Senn, sembra suggerire che la civiltà di un popolo si veda da quanto esso è capace di accettare comportamenti non adeguati a un contesto, progettando uno spazio a essi idoneo.

Nelle nostre biblioteche il lettore appisolato è di solito svegliato dal bibliotecario preposto. L’operatore culturale a Bologna ha infatti anche il trasversale ruolo di tenere assieme i comportamenti diversi degli utenti, facendosi garante dell’armonia di un luogo pubblico. Tocca quindi l’ingrato compito di far indossare le scarpe a chi sceglie questo modo di sentirsi libero tra i libri, così come di ricordare ai lettori in pausa pranzo che in biblioteca non è consentito consumare cibi, o ancora di fungere da termometro del rumore in situazioni di studio collettivo. In questa prospettiva, è riduttivo definire il bibliotecario nella città felsinea un esperto di libri. Egli si trova molto spesso nel delicato ruolo di mediatore tra esigenze individuali in un contesto di condivisione.

Restando al primo piano sotterraneo della Basel University Library si possono notare sale studio circoscritte in cui è concesso leggere scalzi. Al primo piano del medesimo edificio sono previsti molteplici spazi, elegantemente definiti e insonorizzati. Ciascuno di essi è pensato per una tipologia di interazione connessa allo studio.

Salendo ancora le scale elicoidali ci si imbatte in una serie di tavolini dotati di un forno a microonde condiviso. Qui si può studiare consumando il proprio pasto da casa, mentre il piano superiore è riservato alla mensa universitaria. L’attenzione al design dei dettagli rende chiaro il comportamento da tenere in ciascun luogo.

Anche le toilette sono esenti da pensieri interpretativi. Al piano -1 esse sfoggiano la scritta “All genders”, risolvendo elegantemente sul nascere il dibattito sul tema.

Nella città svizzera, che condivide il confine con Francia e Germania, la maggior parte delle biblioteche è finanziata da Fondazioni, oltre che dai Cantoni. Non si tratta dunque di strutture pubbliche e il prestito è regolato dal pagamento di una quota associativa annuale.

A Bologna, al contrario, un marcato tratto identitario della città è costituito proprio dalle biblioteche pubbliche. Ciò è possibile grazie ai finanziamenti pubblici di cui esse godono. Essere bibliotecario nella nostra città significa, dunque, sentirsi parte integrante di essa.

Nel Comune che vanta il Pil pro capite più alto della Svizzera, le uniche biblioteche pubbliche sono le universitarie e custodiscono principalmente testi di saggistica. I libri sono considerati pertanto un bene pubblico per gli studiosi o i curiosi. Non è infatti necessario appartenere a un ambiente accademico per accedere a una biblioteca universitaria: chiunque può gratuitamente tesserarsi. Tuttavia per accedere al prestito di testi di narrativa le biblioteche di riferimento prevedono una cifra di adesione.

Indipendentemente dal genere di finanziamento, nella città svizzera che figura tra le prime dieci a livello mondiale per qualità di vita, le biblioteche godono di una capillare progettazione ergonomica.

Nella catena Ggg i monopattini sono gestiti omologamente a passeggini e carrozzine: possono essere comodamente fissati all’ingresso mediante un apposito gancio. Un semplice accorgimento consente così di eliminare un pericolo per il transito.

E se bastasse progettare spazi idonei per fare stare assieme modi diversi di vivere lo stesso luogo? L’ergonomia del design basilese che effetti avrebbe se applicata nel contesto socio-culturale delle biblioteche di Bologna?

* operatrice museale

 

 

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