giovedì 28 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

BARI / Il sindaco Decaro: “Atto di guerra del governo contro la mia città”

“Oggi è stato firmato un atto di guerra nei confronti della città di Bari. Il ministro Piantedosi mi ha comunicato telefonicamente che è stata nominata la commissione di accesso finalizzata a verificare una ipotesi di scioglimento del Comune di Bari”. Queste le parole affidate a Facebook dal sindaco di Bari, Antonio Decaro, dopo la decisione del Ministro dell’Interno di procedere con un’ispezione antimafia nel Consiglio comunale e in altre aziende municipalizzate del capoluogo pugliese.

La commissione ministeriale è stata nominata per accertare le presunte infiltrazioni mafiose nel Consiglio comunale di Bari e in altre aziende municipalizzate dopo l’arresto di 130 persone in una inchiesta della Dda barese che ha svelato un presunto intreccio mafia-politica con scambio di voto alle Comunali del 2019.

Il sindaco Decaro, in vetta alla classifica dei sindaci più amati d’Italia, spiega che “l’atto, come un meccanismo a orologeria, segue la richiesta di un gruppo di parlamentari di centrodestra pugliese, tra i quali due viceministri del governo e si riferisce all’indagine per voto di scambio in cui sono stati arrestati tra gli altri l’avvocato Giacomo Olivieri e la moglie, consigliera comunale eletta proprio nelle file di centrodestra”.

“Incuranti – prosegue – delle parole del procuratore distrettuale antimafia che in conferenza stampa ha detto testualmente: “l’amministrazione comunale di Bari in questi anni ha saputo rispondere alla criminalità organizzata”, gli stessi soggetti che nel 2019 hanno portato in Consiglio Comunale due consiglieri arrestati per voto di scambio, ora spingono per lo scioglimento di un grande capoluogo di regione, evento mai successo in Italia, nemmeno ai tempi dell’inchiesta su Mafia Capitale”.

Secondo Decaro si tratta di “un atto gravissimo, che mira a sabotare il corso regolare della vita democratica della città di Bari, proprio (guarda caso) alla vigilia delle elezioni. Elezioni che il centrodestra a Bari perde da vent’anni consecutivamente. Per le quali stenta a trovare un candidato e che stavolta vuole vincere truccando la partita”.

“È giusto che si sappia – ha proseguito il primo cittadino- che negli scorsi giorni mi è stato richiesto di raccogliere tutte le attività svolte dal Comune di Bari contro la criminalità organizzata. Bene, è stato consegnato al Prefetto alle 12 di ieri, un voluminoso dossier, composto da 23 fascicoli e migliaia di pagine, contenente le attività svolte dal Comune contro la criminalità organizzata in questi anni. È evidente, vista la rapidità con cui è giunta la notizia della nomina della Commissione, che nessuno si è curato di leggere quelle carte. Ha avuto dunque più valore la pressione politica del centrodestra barese che fatti, denunce, documenti, testimonianze. Si tratta di una vicenda vergognosa e gravissima, che va contro la città, contro i cittadini perbene, contro il sindaco”.

«Non assisterò in silenzio a questa operazione di inversione della verità e di distruzione della reputazione di una amministrazione sana e di una intera città”, ha aggiunto Decaro. “Se c’è anche un solo sospetto di infiltrazione della criminalità nel comune di Bari io rinuncio alla scorta che ho da 9 anni. Torno a vivere. Non posso essere sindaco antimafia e avere la commissione di accesso in comune”, ha detto ancora il sindaco di Bari nella conferenza stampa da lui convocata in relazione al provvedimento di accesso ispettivo nei confronti del Comune di Bari.

“Se c’è anche un solo sospetto di infiltrazione della criminalità nel comune di Bari io rinuncio alla scorta. Sono sotto scorta da nove anni, torno a vivere. Non posso essere sindaco antimafia e avere la commissione di accesso in Comune”.

 

Intanto il caso diventa politico. Il Pd contesta l’iniziativa di Piantedosi e si schiera con il sindaco dem Decaro. A lui solidarietà dai colleghi di Roma, Gualtieri, e Bologna, Lepore. Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e esponente di FdI, dichiara: “il ministro ha applicato una norma che esiste da anni e non è stata scritta da FdI. La legge è fallace e va emendata”.

“Rimaniamo basiti rispetto alle modalità con cui il ministro Piantedosi ha annunciato la nomina della Commissione per la verifica dello scioglimento del comune di Bari. – afferma la segretaria del Pd Elly Schlein. – Una scelta che arrivando a tre mesi dalle elezioni sembra molto politica, facendo seguito all’iniziativa di alcuni parlamentari della destra e di due membri del governo e non avendo nemmeno esaminato la documentazione presentata dall’amministrazione del sindaco Decaro. Non si era mai visto ed è molto grave”.

“Ora il sindaco Decaro è in pericolo. E’ già sotto scorta. Se qualcuno gli dà l’impressione che il ministro dell’Interno, anziché difenderlo per le attività antimafia, lo inquisisce perché teme che ci sia qualcosa che non va per quello che ha fatto, lo si indebolisce. I mafiosi sono rapidissimi nel capire le cose. Sono un po’ più lenti al ministero dell’Interno”. Queste le parole del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano.

Rispondono al sindaco di Bari proprio i parlamentari pugliesi di Forza Italia che hanno sollecitato l’intervento del Viminale. “Apprendiamo delle dichiarazioni al vetriolo che il sindaco di Bari riserva al ministro Piantedosi, “reo” di aver fatto ciò che si deve per garantire ai cittadini un clima di assoluta legalità in un Comune interessato da oltre 150 arresti e un decreto di amministrazione straordinaria di una delle società partecipate più importanti, in cui la mano della mafia sembra essere stata preponderante – dicono Dario Damiani, Giandiego Gatta, Andrea Caroppo e Vito De Palma – A fronte di tutto ciò, per il sindaco di Bari si tratterebbe di “lesa maestà” adempiere all’obbligo di tutelare i cittadini e assicurar loro un governo della cosa pubblica in linea con i principi di legalità e trasparenza. Il sindaco, invece, dovrebbe apprendere con favore l’azione del governo. Perciò, lo invitiamo a cambiare registro per senso di responsabilità e amore per la legalità che dovrebbe accomunare tutti gli amministratori e rappresentanti istituzionali”.

Nel pieno delle polemiche arriva una nota del Ministero dell’Interno: l’ispezione è un atto dovuto e lo scioglimento del comune di Bari non è ancora deciso, si dice in sostanza.

Il coinvolgimento più forte, all’interno del consiglio comunale barese, è quello che fa riferimento all’arresto della consigliera Maria Carmen Lorusso che era pronta a ricandidarsi alle prossime Amministrative. La consigliera, finita ai domiciliari proprio nella maxi inchiesta sul voto di scambio e sulla mafia relativa alle amministrative del 2019, aveva già annunciato le sue intenzioni ed era presente all’evento che si è tenuto il 25 febbraio, alla presenza anche di Decaro e di Emiliano, per la candidatura di Vito Leccese, uomo scelto dal Pd, alle Primarie del centrosinistra.

Lorusso, 37 anni, si era candidata nel 2019 nella lista Di Rella sindaco, nel centrodestra, e fu eletta con oltre 900 voti, prima di passare, due anni dopo, nel 2021, nel centrosinistra e in maggioranza, diventando anche leader del gruppo consiliare di Sud al Centro. Il che significa che se scambio di voti c’è stato, poiché l’inchiesta si riferisce alle elezioni del 2019, si tratta di voti che si indirizzavano verso la coalizione in cui la stessa è stata eletta, quella di centrodestra.

Il cambio di casacca, in famiglia, è cosa ricorrente. Anche il marito, l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, arrestato per la stessa inchiesta, è stato eletto prima in Forza Italia, nel 2005 e poi in Idv nel 2010. Interrogato “ha iniziato, con dichiarazioni spontanee, a chiarire fatti e circostanze certamente utili per il prosieguo delle indagini preliminari”.

 

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