La guerra in Ucraina fa registrare un’escalation di polemiche e minacce che sembra preludere a un allargamento del conflitto. In prima linea contro l’espansionismo russo è la Francia di Macron che si dice pronta a inviare le sue truppe sul terreno per contrastare l’offensiva dell’esercito di Mosca in Ucraina. Tutto ciò neI giorno in cui il Consiglio Europeo sottolinea la necessità “imperativa” di una “preparazione militare-civile rafforzata nonché coordinata” e di una “gestione strategica delle crisi nel contesto dell’evoluzione del panorama delle minacce”.
Invita quindi il Consiglio a portare avanti i lavori e la Commissione, insieme all’Alto Rappresentante, a proporre “azioni per rafforzare la preparazione e la risposta alle crisi a livello dell’Ue in un approccio che tenga conto di tutti i rischi e di tutta la società, in vista di una futura strategia di prontezza”. In somma, un invito agli Stati membri a prepararsi a un nuovo e più esteso conflitto.
La Francia è pronta a mobilitare 20’000 soldati, nell’arco di trenta giorni, in caso di guerra con la Russia. L’annuncio arriva direttamente da Pierre Schill, capo di stato maggiore delle forze armate francesi, in un suo intervento sul quotidiano Le Monde. Si consolida così il messaggio del Presidente Emmanuel Macron che nei giorni scorsi aveva sollevato tensioni e critiche tra le capitali europee, insistendo sul fatto di non poter escludere l’invio di soldati sul fronte ucraino. Ma a Parigi non mancano perplessità sulle reali capacità del Paese di sostenere una guerra ad alta intensità.
“L’esercito – scrive Schill – si tiene pronto, indipendentemente dalle evoluzioni della situazione internazionale”. Una situazione, insiste il generale, mutata rispetto al passato: “Molti decenni di pace hanno condotto le società occidentali a sottostimare la realtà dei rapporti di forza e le volontà delle potenze. (…) La guerra si afferma come un metodo di soluzione di conflitti. E il ritorno della violenza guerriera si impone come lo specchio dell’indebolimento delle regole internazionali”.
Anche l’idea di guerra è cambiata: “Il fantasma di un combattimento moderno, condotto integralmente a distanza grazie alle nuove tecnologie si è dissipato. Le nuove forme di conflittualità si sommano alle precedenti: la guerra elettronica non esclude il corpo a corpo delle trincee; gli attacchi cibernetici i duelli di artiglieria; le manipolazioni dell’informazione, gli scontri urbani casa per casa”.
La Francia è pronta a “rispondere presente”, anche nell’ambito delle sue “responsabilità internazionali”. E così Schill fa sapere che il suo esercito “ha la capacità di mobilitare in coalizione una divisione di circa 20’000 uomini nel giro di 30 giorni, e la possibilità di comandare un corpo di coalizione di 60’000 soldati”, sia all’interno della NATO sia in modo autonomo. Il tutto sotto l’ombrello dell’arma nucleare, certo dissuasiva ma non “garanzia universale” contro i conflitti.
I media francesi, però, ricordano come dall’inizio del conflitto ucraino nel 2022, parlamentari e addetti ai lavori abbiano sollevato perplessità sul livello di equipaggiamento dell’esercito francese che, in caso di conflitto diretto ad alta intensità, non potrebbe sostenere l’impatto per più di qualche mese. Entro fine anno, Parigi si prepara a produrre circa 5’000 missili al mese, meno della metà di quelli che Mosca è in grado di sganciare sull’Ucraina in un solo giorno. (Alessandro Grandesso)