venerdì 25 Ottobre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

A luglio più occupati (56mila), ma sale il numero di chi non cerca lavoro

A luglio 2024, rispetto al mese precedente, crescono sia gli occupati sia gli inattivi e diminuiscono i disoccupati. L’occupazione aumenta (+0,2%, pari a +56mila unità) per le donne, gli autonomi e in tutte le classi d’età, ad eccezione dei 25-34enni per i quali cala; il numero di occupati diminuisce anche tra i dipendenti. Il tasso di occupazione sale al 62,3% (+0,1 punti). Sono dati forniti dall’Istat, l’istituto nazionale di statistica.

Il numero di persone in cerca di lavoro si riduce (-6,1%, pari a -107mila unità) per entrambe le componenti di genere e in tutte le classi d’età. Il tasso di disoccupazione scende al 6,5% (-0,4 punti), quello giovanile al 20,8% (-0,6 punti). Il numero di inattivi aumenta (+0,6%, pari a +73mila unità) tra gli uomini, le donne e i 25-49enni; diminuisce invece tra i 15-24enni e gli ultra cinquantenni. Il tasso di inattività sale al 33,3% (+0,2 punti).

Anche confrontando il trimestre maggio-luglio 2024 con quello precedente (febbraio-aprile 2024) si osserva un incremento nel numero di occupati (+0,3%, pari a +83mila unità). La crescita dell’occupazione osservata nel confronto trimestrale si associa alla diminuzione delle persone in cerca di lavoro (-4,5%, pari a -82mila unità) e all’aumento degli inattivi (+0,5%, pari a +64mila unità).

Il numero di occupati a luglio 2024 supera quello di luglio 2023 del 2,1% (+490mila unità). L’aumento coinvolge uomini, donne e tutte le classi d’età ad eccezione dei 15-24enni. Il tasso di occupazione in un anno sale di 1,0 punti percentuali. Rispetto a luglio 2023, scende il numero di persone in cerca di lavoro (-16,7%, pari a -334mila unità) mentre cresce quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+0,2%, pari a +21mila).

Il commento

A luglio 2024 il numero di occupati supera di 9mila unità la soglia dei 24 milioni; la crescita dell’occupazione rispetto al mese precedente (+56mila unità) è sintesi dell’aumento tra gli autonomi, che raggiungono i 5 milioni 233mila, e della diminuizione dei dipendenti, sia permanenti, scesi a 16 milioni 19mila, sia a termine, scesi a 2 milioni 757mila.

Il numero di occupati supera quello di luglio 2023 di 490mila unità: +437mila dipendenti permanenti, +249mila autonomi e -196mila dipendenti a termine. Su base mensile, il tasso di occupazione e quello di inattività aumentano, raggiungendo il 62,3% e il 33,3% rispettivamente, mentre il tasso di disoccupazione scende al 6,5%.

Il significato di occupati, disoccupati, inoccupati e inattivi

Un aspetto rilevante è che la maggior parte delle persone con cui si entra in interazione è abituata a ragionare in termini di:

  1. occupati: coloro che hanno, svolgono un lavoro;
  2. disoccupati/inoccupati: coloro che non hanno, non svolgono alcun lavoro.

In realtà, il tema del lavoro è molto più complesso e sottintende tutta una serie di variabili che entrano in gioco nei percorsi di ricerca lavoro e che indiscutibilmente vanno indagate e approfondite, prima ancora di partire con il percorso vero e proprio. Questa la classificazione di:

1.   occupati

2.   disoccupati/inoccupati

3.   inattivi

Rientrano nella tipologia “occupati” coloro che:

  1. sono impegnati in un’attività lavorativa regolata da un contratto o in una condizione professionale;
  2. si definiscono come tali, se pur con attività occasionali o non regolate da un contratto;
  3. si definiscono come studenti, casalinghe o pensionati ma che a tutti gli effetti svolgono una qualche attività lavorativa, condizione  professionale o non professionale (per esempio in vista di un profitto o di un guadagno della famiglia).Persone in cerca di occupazione

Rientrano nella tipologia di persone in cerca di occupazione coloro che:

1. sono disoccupati in senso stretto, ovvero per vari motivi hanno perso/lasciato un precedente lavoro.

La persona “disoccupata” è chi soddisfa queste 4 (+1) dimensioni:

  • non ha un’occupazione (condizione economica);
  • è alla ricerca di un’occupazione salariata sia da dipendente che da indipendente (attività);
  • è disponibile ad accettare un lavoro alle condizioni esistenti (attitudine);
  • ha un più o meno elevato bisogno di procurarsi un reddito (stato di necessità);
  • è registrato in un centro per l’impiego e, se rispettate specifiche condizioni, riceve un’indennità di disoccupazione o altre forme di assistenza (condizione giuridica – amministrativa);
  • 2. sono inoccupati, ossia sono in cerca di una prima occupazione e non hanno mai avuto un precedente lavoro;

3. si autodefiniscono studenti, casalinghe o pensionati in cerca di lavoro.

Rientrano nella tipologia di non forze lavoro e inattivi coloro che:

  1. non raggiungono la soglia minima o superano quella limite di anzianità per poter lavorare;
  2. presentano problemi di salute, fisica e psichica, tali da risultare come non forze lavoro;
  3. sono inattivi, ovvero non intraprendono alcuna azione volta alla ricerca del lavoro o al massimo lo fanno in modo superficiale, svogliato, comunque accessorio rispetto ad altro. Tra questi possiamo avere una più’ mirata classificazione: coloro che pur non attivandosi direttamente sono comunque disponibili a lavorare e coloro che al contrario non solo non cercano un lavoro, risultano anche poco o per nulla inclini ad accettarne uno.

Le cause possono essere svariate ma è utile identificare almeno le 2 più diffuse. Da un lato, a rendere inattivi certamente sono i sentimenti quali rabbia, demotivazione, rassegnazione, auto-svalorizzazione, dovuti principalmente a lunghe attese e infinite ricerche tutte dall’esito totalmente negativo (esclusione dal mondo del lavoro per età, competenze considerate obsolete, condizione famigliare, ecc.) o parzialmente negativo (susseguirsi nel tempo esclusivamente di proposte di piccoli lavoretti tutti occasionali e spesso anche in evidente non rispetto delle leggi vigenti in materia di salari e diritto del lavoro). Dall’altro, quelle stesse politiche del lavoro che per anni anziché creare condizioni volte all’indipendenza e al reinserimento nel mercato del lavoro, hanno finito per avvantaggiare forme passive di assistenzialismo economico.

Articoli correlati

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

CATEGORIE ARTICOLI

Articoli recenti