di Piero Di Antonio
— Tornano a farsi sentire nel Partito Democratico i cattolici. Sono usciti allo scoperto all’inizio del nuovo anno annunciando per bocca dell’ex ministro ed ex sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio una manifestazione a Milano per il 18 gennaio. Non escludono di essere intenzionati a mollare Elly Schlein, la giovane e inattesa segretaria che ha impedito il collasso Dem nonostante avesse le “quinte colonne” al suo interno.
La nuova corrente – chiamata Comunità democratica, ma che potrebbe essere definita la corrente delle parrocchie – ha promotori e sponsor di peso, da Romano Prodi a Graziano Delrio e a Ernesto Maria Ruffini, l’ex presidente dell’Agenzia delle Entrate dato come leader del “centro del centrosinistra”.
Lecito chiedersi e dubitare: si prospetta una scissione nel Pd? Per ora si sa solo che il 18 gennaio a Milano ci sarà il battesimo della nuova corrente con malcelate ambizioni di rinnovamento (o di poltrone?), ma anche con interrogativi sul futuro politico del gruppo. Comunità democratica per orè il nuovo progetto politico promosso da Graziano Delrio, con l’obiettivo di riportare al centro del dibattito politico la cultura dei cattolici democratici, una tradizione che negli ultimi anni è stata marginalizzata nel Partito Democratico.
Il primo appuntamento ufficiale tra due settimane e mezzo sarà un evento che segna il punto di partenza per questa corrente. Delrio ha spiegato che la finalità principale è “far capire che la cultura politica dei cattolici democratici può dare molto al Paese, come in altri momenti storici”.
Saranno presenti nomi di spicco come Romano Prodi, fondatore dell’Ulivo e unico premier del centrosinistra ad aver vinto due elezioni (ma anche ad aver perso in modo clamoroso altrettante prove di governo), e Pierluigi Castagnetti, figura storica della tradizione del Partito Popolare, emanazione post-Caduta del Muro e post-Tangentopoli della Democrazia Cristiana. Ma il nome che più fa discutere è quello di Ernesto Maria Ruffini, indicato da alcuni come possibile federatore del centrosinistra o leader di una nuova Margherita. Tra gli altri partecipanti ci saranno personalità come Stefano Lepri, Patrizia Toia, Silvia Costa, e il presidente delle Acli Emiliano Manfredonia, insieme a numerosi amministratori locali, studiosi e professori.
La nascita di “Comunità Dmocratica” solleva interrogativi e perplessità sul suo rapporto con il Pd. Gli organizzatori, pur ribadendo l’intenzione di rimanere all’interno del partito, non escludono altre opzioni nel caso in cui non trovassero spazio adeguato. Delrio ha volutamente lasciato aperte entrambe le strade: continuare a lavorare dentro il Pd o, in caso contrario, costruire un nuovo soggetto politico.
Secondo Lepri, il gruppo intende “rimettere insieme le reti dei cattolici democratici e contare di più nel Pd”. Tuttavia, l’attenzione che il progetto ha suscitato anche fuori dal partito, come osservato da Osvaldo Napoli di Azione, lascia intravedere possibili sviluppi alternativi. Napoli ha detto: “Se i cattolici democratici dovessero dar vita a una forza autonoma, Azione sarebbe aperta al confronto e al dialogo, senza pregiudizi”.
L’appuntamento milanese rappresenta un momento cruciale per chiarire le ambizioni e il futuro. Sarà un rilancio della corrente cattolica all’interno del Pd o il primo passo verso la nascita di una nuova forza politica? Le risposte arriveranno dai protagonisti, ma una cosa è certa: i cattolici democratici vogliono tornare a contare nel panorama politico italiano. Il progetto è stato pensato dagli ex del Partito Popolare Italiano: all’evento di presentazione interverranno, non a caso, Prodi, Castagnetti e la new entry Ruffini.
L’obiettivo, spiega Delrio, è «far capire che la cultura politica dei cattolici democratici può dare molto al Paese, come in altri tornanti storici. Chiediamo una maggior accoglienza e spazio, nel Pd o anche fuori dal Pd». La cultura cattolica democratica, afferma Delrio, «è una cultura politica laica, che ha gli strumenti in grado di fare proposte forti e creative per affrontare i problemi del Paese. A cominciare dalla crisi demografica che, se non viene affrontata subito metterà in crisi tutto il welfare, dalle pensioni alla sanità».
«Siamo a un tornante storico sia per l’Italia che per l’Europa», continua Delrio, «e noi rilanciamo un ritorno allo spirito coraggioso degasperiamo sull’Europa, con una cessione di sovranità all’Europa; dall’altro lato intendiamo riproporre l’autonomismo di Luigi Sturzo, con un municipalismo spinto».
Ci risiamo. Anno Nuovo, correnti e strategie vecchie. Ex democristiani dalla testa ai piedi sbandierano il loro essere cattolici come un doveroso lasciapassare per incidere nel centrosinistra che, tradotto, potrebbe anche dire più visibilità e di conseguenza più poltrone. In verità, ricorrendo a toni soffusi e garbati, lo pretendono . Ma per fare cosa? Oggi, l’essere e il proclamarsi cattolici mostra tutto il fiato corto che una simile scelta porta con sè. Non basta, è insufficiente, nasconde una volontà ferrea di tornare nei posti di comando, sia nel parito, sia nel governo, se governo verrà.
Ed ecco l’inevitabile ritornello del benedetto Centro che in tanti si ostinano a reclamare come la via maestra per il futuro dell’Italia ma che, in verità, ha fatto precipitare il nostro Paese in un progressivo e preoccupante declino. Il Centro ha sempre nascosto nel suoi bagaglio di valori un pragmatismo onnicomprensivo, attento una volta a sinistra e un’altra a destra, con principi che variano a seconda dei tempi e delle convenzienze.
Oggi Comunità Democratica – a ben vedere gli sponsor di una vecchia politica che si affidano, come vuole la prassi, a una nuovo cavallo di razza (Ruffini) – appare, nei suoi presupposti, come una minestra riscaldata difficile da digerire, poiché resa tale da ingredienti scaduti. I tempi si sono messi a correre e la politica italiana è da tempo in affanno nello stargli dietro. E i tempi ci inducono a ritenere che non basta declamare e rivendicare ciò in cui si crede, ma che hanno bisogno di principi che sappiano affrontare la deriva delle nuove emergenze.
Dire Centro equivale a dire poco o niente. Oggi occorrono risposte efficaci agli sconvolgimenti in atto: alle guerre, all’impetuosa avanzata delle tecnologie verso frontiere che appaiono inquietanti, alla progressiva demolizione dello Stato Sociale, all’inverno demografico, al preoccupante attacco alle libertà e alla Costituzione, alla disastrosa politica culturale, all’istruzione, finanche ai fenomeni di secolarizzazione, senza contare la scarsissima partecipazione elettorale che ha scavato un solco grandissimo tra comunità e istituzioni. Il rimedio non potrà mai essere il ritorno a vecchie liturgie, in tutto e per tutto simili alle vecchie usanze democristiane. Almeno così appare l’operazione annunciata da Delrio, altro che “far capire che la cultura politica dei cattolici democratici può dare molto al Paese, come in altri momenti storici”.
In verità i cacicchi del Pd venuti allo scoperto – altri portano il loro mattoncino in silenzio, come le formichine – puntano a scalzare la giovane leader, alla quale è stato affibbiato un peccato originale: aver conquistato la segreteria con i voti degli elettori e simpatizzanti di centrosinistra e non solo con quelli emanazione dell’apparato. Elly Schlein in alcune importanti situazioni ha rianimato il partito evitando che defluisse verso l’inconsistenza, ma pochi sono disposti a riconoscerglielo.
Da adesso in poi, però, si troverà dinanzi al fuoco polemico e ai trabocchetti delle correnti centriste che dovrà fronteggiare in un’unica maniera: anticipando le loro mosse, indicando e aprendo la porta ai malpancisti per farli uscire. Nel contempo dovrà puntare, con estrema semplicità e chiarezza, su alcuni temi oggi incalzanti. Dalla sua avrà un imprevisto punto di forza: i cattolici di centro, nostalgici della Dc, del Partito Popolare e della Margherita si accorgeranno presto che gli epigoni di quella stagione ci sono già, muscolosi e in forma, anche se mascherati da debuttanti del governo. Li incarna la maggioranza di centrodestra oggi al potere.