Quando non si può attaccare il ragionamento si attacca il ragionatore. Grande e universale verità. In piena sintonia con questo aforisma enunciato da Paul Valery – che non è un immigrato, ma un grande poeta e scrittore, francese di madre italiana – il senatore Alberto Balboni, FdI, per controbattere alle critiche del vescovo di Ferrara, Gian Carlo Perego, all’accordo Italia-Albania sui migranti si è lasciato andare ad una insinuazione non degna di un’Aula parlamentare e della carica.
“Ritengo – ha detto riferendosi alle parole del vescovo – che prima di criticare il Parlamento italiano per le leggi che legittimamente approva, dovrebbe piuttosto pensare a chiarire se risponde al vero, come si afferma in una inchiesta pubblicata da Panorama, che la Fondazione Migrantes da lui presieduta ha veramente versato 20 mila euro alla Mare Jonio, associazione guidata da Casarini, l’estimatore di Toni Negri ed indagato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. E in caso la notizia sia vera, a chiarire da dove provengono e se i donatori fossero al corrente della destinazione dei fondi”.
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La Conferenza Episcopale ha smentito quanto dichiarato dal parlamentare di Fratelli d’Italia: “La Cei non ha mai sostenuto in modo diretto la Mediterranea Saving Humans. Ha sempre operato con la massima trasparenza e rintracciabilità”.
Capito il livello? Si rispolvera Casarini e la Mare Jonio per attaccare un vescovo che certe cose le dice e le difende da tempo. Cosa si potrebbe eccepire se qualcuno per restare a livello di Balboni rispolverasse la divisa da nazista indossata dal suo compagno di partito Bignani, assurto agli onori di sottosegretario? Per carità, è soltanto un esempio di come spesso si fa cattiva e strumentale informazione intorno a problemi seri e troppo spesso tragici, ricorrendo al classico “parlar d’altro”.
Certi rimbalzi dialettici non sono altro che un tentativo, anche maldestro, di voler distogliere l’attenzione su fenomeni epocali, che richiedono molto più di un accordo Roma-Tirana presentato come salvifico, da gettare in pasto all’opinione pubblica e che assume invece i contorni di una deportazione di disperati. Perego ha colto nel segno, esprimendo il bisogno che ha il nostro Paese di dotarsi di un piano nazionale per l’accoglienza.
A molte persone di buona volontà, e sono tante, le critiche del vescovo sono apparse fondate, accompagnate com’erano da un’analisi esposta con una chiarezza sconosciuta alla fumosa e aggressiva maggioranza. Ma qual è la cosa che brucia alla Destra? Forse il fatto che non sia stata capace in questi mesi di varare un piano d’accoglienza degno di questo nome.
Sulle questione, infatti, pesano troppi pregiudizi, e troppi slogan ripetuti all’inverosimile vengono spacciati per verità inscalfibili. E’ un superficiale conformismo che si nutre di luoghi comuni. Un deficit politico e di governo che gli italiani avvertono e che fanno propendere per la tesi che la fuffa dell’opposizione una volta al governo non si trasforma automaticamente in sostanza.
A definire il discorso di Balboni intimidatorio e sprezzante è stata Sandra Zampa. “Leggo con sconcerto – ha detto la senatrice del Pd – le intimidatorie parole pronunciate dal senatore Balboni verso monsignor Perego, presidente della Fondazione Migrantes della Cei. Dopo averlo ascoltato in Aula con un crescente sentimento di sdegno per il disprezzo con cui si è rivolto a quanti operano in nome della pari dignità degli esseri umani e nella convinzione che i diritti umani sono di tutti o non sono di nessuno, non mi sorprende il contenuto della replica alle parole di critica legittima e totalmente condivisibile del vescovo Perego sul trattato Italia-Albania, siglato per la deportazione di migranti salvati in mare. Ma mi colpisce il tono intimidatorio. Un fatto molto grave tanto più perché a pronunciare quelle parole è il presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato”.
Al fin fine l’aspetto più preoccupante di questa fase politica resta l’atteggiamento – non privo di una certa “arroganza da potere appena conquistato” – che viene esercitato sui deboli (gli immigrati da deportare in Albania) e su chi prova a opporsi. Alla fine però, come insegna la storia, il non rimanere nei confini del ragionamento stanca, come stanca lo stare sempre ad attaccare chi ragiona. E’ un catenaccio senza futuro, perché il futuro impone di affrontare i problemi con coraggio e buonafede. Distogliere l’attenzione, difendersi gettando la palla in tribuna non basta, bisogna evitare gli autogol. (PdA)