sabato 23 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

I SOLDI VOLANO VIA

Ferrara vive in un paradosso doloroso: in una provincia economicamente fragile, i risparmi dei ferraresi custoditi nelle banche spesso finanziano attività non presenti sul territorio. Insomma,  si raccoglie denaro che si presta altrove… in città restano le briciole. Non deve  meravigliare il fatto che iniziative originali e apprezzate, come può essere il Festival dei Buskers, debba introdurre il pagamento di un biglietto. La città nel suo complesso non le sostiene.

Non va sottaciuto, pertanto, l’inesistenza di una banca locale, un tempo era la Carife, che possa riversare sul territorio parte degli utili, soprattutto in un periodo in cui i grandi gruppi creditizi accumulano ingenti profitti che vengono tutti destinati agli azionisti, gente che non se la passa poi tanto male.

Perciò il grido di dolore di chi organizza il festival dei Buskers a Ferrara non va sottovalutato. Significa anche altro. La decisione di introdurre il pagamento del biglietto di certo non è stata presa a cuor leggero, ha le sue motivazioni anche se una tale novità non fa sorridere i ferraresi. Ebbene, dietro questa decisione c’è un deficit di politica economica e di governo della città. In altre parole: è il segno evidente dell’impoverimento culturale del territorio e dell’assoluta mancanza di sostegno alla manifestazione delle forze produttive cittadine che si avvantaggiano del festival ma disinteressate.

Non  risulta un particolare fervore collaborativo degli industriali, dalle associazioni di categoria, di chi può dare una mano e non lo fa. Perché avviene questo? Forse, ma va presa come ipotesi, perché i buskers non sono in  cima ai pensieri della città. Eppure vantaggi all’economia li portano.

Ma non è questo, si badi, il problema da focalizzare. Il cambio di rotta del Festival degli artisti di strada mette in mostra una carenza preoccupante di Ferrara e della sua provincia. E’ presto detto: la ricchezza prodotta dal lavoro dei ferraresi va a finire nelle tasche di chi ha tanto ma che si disinteressa di Ferrara.

Il problema è stato centrato dal vescovo Perego che nell’incontro con il Gruppo Finalmente 2024  (Ferrara: una città felice?) ha parlato di una città e di una provincia che non hanno una banca. E nel dire ciò ci ha voluto indirettamente mettere in guardia: attenti, la ricchezza dei ferraresi va a finire alytrtove, nelle tasche molto capienti e già gonfie degli azionisti.  E al territorio? Nulla. Non c’è una fondazione che destina parte degli  utili bancari alle iniziative locali. Perdippiù in un periodo in cui i top manager annunciano –  con la faccia impassibile e inespressiva che li contraddistingue – utili stratosferici, non certo dovuti a particolari meriti di gestione, ma a un tecnicismo: il rialzo dei tassi. E poi, con nonchalance, ci informano che tutti questi miliardi andranno in dividendi.

L’impoverimento è dovuto anche a un settore che di fatto sta vivendo una situazione preoccupante. I maggiori gruppi creditizi proseguono nella desertificazione. È un tema a forte valenza politica per Ferrara, che ha subito la scomparsa delle sue due casse di risparmio locali (Ferrara e Cento) con le conseguenze difficili se non drammatiche (Carife) per i risparmiatori, per le imprese e per i lavoratori e le lavoratrici.

Un fenomeno oggi di preoccupante rilevanza alla luce degli utili record che le banche stanno facendo nel nostro Paese. L’anno appena passato ha portato circa 15,7 miliardi di utili netti ai primi cinque gruppi bancari e oltre 43 miliardi di utili complessivi per l’intero settore a fine 2023 (una cifra enorme, ben superiore alla manovra finanziaria dello Stato italiano!). E dove sono finiti questi miliardi? Neanche un centesimo in imposte o in lodevoli iniziative culturali, ma nelle tasche di chi in fondo non se la passa poi tanto male.

Ferrara purtroppo non fa eccezione a queste dinamiche, anzi negli ultimi anni le ha subite più di altri. Nell’ultimo anno le chiusure di filiali sembrano rallentare rispetto ai tagli pesanti iniziati nel 2016, ma appare sempre più evidente come il territorio continui a declinare in termini di sostegno creditizio a imprese e privati, malgrado una capacità di risparmio dei ferraresi mai venuta meno.

Presa un po’ larga, si ritorna ai buskers e all’esiguità dei fondi. Ecco perché non deve sfuggire il fatto che il Festival sia stato costretto a introdurre il pagamento del biglietto per gli spettacoli degli artisti di strada. E il Comune? Qualche finanziamento lo concede, ma una minima parte del complessivo sostegno che garantisce a manifestazioni di tono minore.

Articoli correlati

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

CATEGORIE ARTICOLI

Articoli recenti