Dopo oltre 30 film-cartoni animati, Barbie arriva al cinema in live action e ha il volto di Margot Robbie. La bambola più famosa al mondo prende vita grazie alla regia di Greta Gerwig e alla sceneggiatura di Noah Baumbach. Costretta ad abbandonare Barbieland e la sua perfezione, Barbie si avventura per il mondo reale dove ha una serie di avventure aiutando le persone che incontra fino a quando si ritrova di nuovo sulla strada di casa.
Insomma un altro personaggio femminile molto particolare per la Gerwig che dopo essere passata dietro la macchina da presa (ha lunghi trascorsi come attrice e sceneggiatrice) con Lady Bird e avere affrontato un classico come Piccole Donne si cimenta con l’icona pop femminile per eccellenza.
Un film – sarà presentato in anteprima mondiale negli Usa e in Italia il 20 luglio – che ha fatto discutere come non mai non soltanto i critici ma anche i sociologi e gli psicologi. In psicologia, quella di Barbie, è nota come atelofobia, la paura intensa e sproporzionata dell’imperfezione. Può essere un disturbo terribile, perché in casi estremi può annientare una persona.
A pochi giorni dalla premiere del film Barbie (20 luglio), con Margot Robbie e Ryan Gosling (nel ruolo di Ken) , cresce l’attesa sulla pellicola, che ha già sollevato ogni tipo di commento, dal punto di vista estetico-interpretativo e non solo. Ciò che è emerso finora sulla trama è che l’opera diretta da Greta Gerwig racconta di una bambola che vive in “Barbieland” e viene espulsa nel mondo reale per non essere “abbastanza perfetta”. (Foto WARNER BROS
)La famosa bambola della Mattel ha tanti detrattori, sostengono che la sua immagine incoraggia il materialismo e il consumismo, e altrettanti difensori convinti che nello slogan “puoi essere quello che vuoi essere”, con cui questa figura è diventata popolarissima nei primi anni Sessanta, c’è un appello alla conquista della consapevolezza femminile.
Per quanto riguarda l’essenza del film, una delle chiavi della trama, secondo gli estratti visibili nel trailer e secondo vari critici che si sono già cimentati nei commenti sui social media, è incentrata sull’insoddisfazione generata dal fatto di non sentirsi abbastanza perfetti. Un disturbo o la sindrome di non essere all’altezza del compito. Una paura che potrebbe diventare seriamente invalidante perché, se portata all’estremo, può portare a forme di auto-sabotaggio e generare sentimenti di inadeguatezza. Di lì il fallimento come profezia che si auto-avvera. È un disturbo simile alla sindrome dell’impostore, anche se con diverse sfumature.
Un film non solo su un bambola, ma sulla fobia e paura, intensa e sproporzionata, dell’imperfezione. Può essere un tratto associato alla personalità perfezionista portata all’estremo. Chi ne è affetto prova forte ansia e angoscia, un rifiuto o un disagio di fronte a cose o situazioni imperfette.
Il film di Greta Gerwig, interpretato da Margot Robbie e Ryan Gosling, non è solo glamour. Dietro il fluorescente mondo rosa della bambola più iconica (e controversa) di sempre, portato sul grande schermo, ci sono questioni geopolitiche, economiche e sociali. Fatti, numeri e curiosità.
“Se vi state chiedendo se Barbie sia una satira delle ambizioni capitalistiche di un’azienda produttrice di giocattoli, un duro atto d’accusa contro lo stato attuale delle relazioni tra i sessi, un tributo commovente, anche se a volte banale, al potere delle ragazze, o uno spettacolo musicale pieno di tormentoni di Nicki Minaj e Dua Lipa, la risposta è sì. Tutte queste cose. E non solo”, ha scritto la rivista Time.
La stessa Margot Robbie, che è anche produttrice oltre che protagonista, ha detto alla rivista che “non è che lo sia o non lo sia un film femminista. È un film. È un film che contiene tantissime cose”.