giovedì 21 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

FEMMINICIDIO A BARI / Dà fuoco alla moglie in auto, poi la uccide a mani nude

Dà fuoco all’auto nel tentativo di uccidere la moglie, poi le schiaccia l’addome riducendola in fin di vita.  “Mi ha chiuso in macchina che prendeva fuoco”, ha raccontato la donna alla figlia in ospedale prima di morire permettendo così di ricostruire l’ennesimo femminicidio e alla polizia di Bari di arrestare un pregiudicato di Gravina in Puglia, con l’accusa di omicidio aggravato e premeditato.

“Mi voleva uccidere, mi ha messo le mani alla gola” ha detto la donna alla figlia nella stanza dell’ospedale. Maria Arcangela Turturo, di 60 anni, ha avuto la forza di dire “mi sento di morire”. .

Secondo quanto ricostruito, Giuseppe Lacarpia, 65 anni, avrebbe dato fuoco all’auto su cui si trovava la moglie e poi, quando la donna ricoperta di ustioni è riuscita a uscire dalla vettura e a fuggire, l’ha raggiunta e bloccata per poi ucciderla a mani nude dopo averla immobilizzata sull’asfalto provocandole varie fratture e comprimendole il cuore. La donna è morta in ospedale poco dopo aver raccontato quanto accaduto alla figlia e alla polizia.

La figlia ha raccontato: “Era violento, si ammazzavano di botte”. La vittima era finita 3 volte in ospedale. Quasi 15 anni fa, Lacarpia era già stato in carcere con l’accusa di avere tentato di uccidere il figlio intervenuto per sedare una lite tra i genitori. In quella occasione, il padre lo avrebbe ferito con un coltello ed era finito in carcere. Oggi avrebbe dovuto sottoporsi a una visita medica dopo il ricovero delle scorse settimane per problemi neurologici.

“Mamma mi disse che sentiva che l’avrebbe uccisa”, ha messo a verbale una delle figlie della coppia. È stata lei a raccontare agli agenti che il padre era spesso violento e che per ben tre volte la madre era finita in ospedale a causa delle aggressioni subite. “Era violento, si ammazzavano di botte“, avrebbe dichiarato sulle liti che avvenivano in casa tra i due coniugi. Sembra che le liti spesso fossero provocate dai debiti che l’azienda del 65enne, specializzata nell’allevamento di mucche e produzioni casearie, aveva contratto.

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