L’inventore del World Wide Web, a distanza di 35 anni dalla rivoluzione digitale partita dal Cern di Ginevra (mise a disposizione senza diritti il codice sorgente) parla delle due questioni che la Rete deve affrontare: la concentrazione del potere e la profilazione dei dati personali. Nel bilancio dello scienziato britannico anche il ruolo degli algoritmi, l’odio social, l’Intelligenza Arificiale, con la previsione che presto arriverà lo smembramento di una grande azienda tecnologica.
(da Prima comunicazione online) — Algoritmi, odio social, ma non solo. Tra la protezione dei dati e l’aiuto dell’AI (Intelligenza Artificiale) il papà del www fa un bilancio sulla sua creatura. E prevede lo smembramento di un colosso
Assistenti guidati dall’intelligenza artificiale che agiranno per noi sulla Rete, il pieno controllo dei nostri dati e il possibile smembramento di una grande azienda tecnologica. È il futuro di internet immaginato da Tim Berners-Lee (nella foto) che 35 anni fa diede vita alla rivoluzione del World Wide Web.
La storia. L’idea del World Wide Web, una rete che permettesse di collegare fra loro più testi e parole in tanti computer in rete nel mondo, ricorda l’Ansa, nacque al Cern di Ginevra nel marzo 1989. Berners-Lee presentò il documento ‘Information Management: a Proposal’ e ricevette il via libera ad approfondire il progetto con un altro ricercatore, Robert Cailliau. Il primo sito fu online nel 1991.
Lo scienziato non è mai diventato ricco nonostante l’intuizione si sia trasformata nel volano di una nuova economia. Nel 1993, infatti, il Cern ha deciso di mettere a disposizione di tutti, pubblicamente e senza diritti, il codice sorgente della “ragnatela digitale”.
Il futuro. “Doveva essere uno strumento per dare potere all’umanità, ma negli ultimi dieci anni ha eroso molti valori con conseguenze ampie. Un cambiamento impossibile da prevedere”, ha spiegato il fisico britannico vincitore del premio Turing nel 2016, in una intervista alla rete americana Cnbc.
Delle trasformazioni che sono intercorse dalla creazione del web, Berners-Lee ha parlato senza nasconderne gli aspetti negativi, come gli algoritmi dei social media che hanno fatto sentire “le persone turbate o piene di odio”, oppure la facilità di produrre contenuti che ha portato a un “depotenziamento” per le persone e ad una perdita di proprietà sui nostri dati.
Ma il fisico si è mostrato anche ottimista per il futuro, tanto da fare delle previsioni. La prima è che l’intelligenza artificiale trasformerà il modo in cui interagiamo con il web: avremo assistenti personali in grado di operare in ambito medico, legale ed economico che interagiranno per noi sulla rete.
La seconda previsione è che nel futuro avremo il pieno controllo dei nostri dati in una esperienza digitale fluida tra smartphone, tv e visori di realtà virtuale: i dati non saranno più lasciati in mano ai big della tecnologia, ma raccolti in una specie di contenitore digitale sicuro.
Infine, l’informatico prefigura lo smembramento di un big della tecnologia: uno dei possibili esiti dello scontro in atto tra il governo americano e TikTok, ad esempio, oppure tra l’Europa e le aziende tecnologiche a seguito delle norme Ue sempre più stringenti in materia di concorrenza.
Due questioni chiave. Secondo Berners-Lee, per evolversi, il web deve affrontare due questioni: la concentrazione del potere particolarmente grave in quest’anno di elezioni politiche e la profilazione dei dati personali che ha portato al controllo sulle informazioni che le persone ricevono.
“Sta emergendo un nuovo paradigma che pone al centro gli individui piuttosto che i modelli di business”, ha fatto sapere in una lettera aperta. Man mano che questo paradigma guadagna slancio abbiamo l’opportunità di rimodellare un futuro digitale che dia priorità al benessere, all’equità e all’autonomia umana”.