Francesco rivela che gli era stato fortemente sconsigliato di compiere il viaggio in Iraq, il primo di un papa, sia perché l’epidemia Covid era ancora in corso, sia perché i rischi erano elevati, soprattutto a Mosul, la città settentrionale devastata dai militanti dello Stato Islamico. Invece il Papa era deciso a effettuare il viaggio, che è avvenuto nel marzo 2021, tre giorni in sei città irachene di grande importanza per l’archeologia e le radici del culto cristiano, come “pellegrino di pace”. Migliaia di cristiani nel nord del Paese erano stati uccisi sotto il dominio dello Stato Islamico tra il 2014 e il 2017, e altre centinaia di migliaia fuggirono dalle loro case a causa delle violenze e delle persecuzioni.
Secondo quanto racconta il Papa, i servizi segreti britannici informarono la polizia irachena degli attentati previsti non appena Francesco arrivò a Baghdad. “La polizia aveva avvisato la Gendarmeria vaticana di un’informativa giunta dai servizi segreti inglesi: una donna imbottita di esplosivo, una giovane kamikaze, si stava dirigendo a Mosul per farsi esplodere durante la visita papale. E anche un furgone era partito a tutta velocità con il medesimo intento”.
Nel libro, scritto con Carlo Musso, Francesco racconta di aver chiesto in seguito alla sicurezza vaticana che fine avessero fatto gli attentatori suicidi: “Quando il giorno seguente domandai alla Gendarmeria che cosa si sapeva sui due attentatori, il comandante mi rispose laconicamente: “Non ci sono più”. La polizia irachena li aveva intercettati, e fatti esplodere. Anche questo mi ha colpito molto. Anche questo era il frutto avvelenato della guerra”.
Francesco ha proseguito il viaggio di tre giorni in sei città irachene, dicendo all’epoca che stava viaggiando come “pellegrino di pace”. Migliaia di cristiani nel nord del Paese sono stati uccisi sotto il dominio dello Stato Islamico tra il 2014 e il 2017, e altre centinaia di migliaia sono fuggiti dalle loro case a causa delle violenze e delle persecuzioni.
In piedi tra le macerie di una chiesa di Mosul, il Papa ha esortato la comunità cristiana del Paese, in diminuzione, a perdonare le ingiustizie subite dagli estremisti e a ricostruire: “Mosul è stata una ferita al cuore. Mi ha colpito come un pugno già dall’elicottero: una delle città più antiche del mondo, traboccante di storia e tradizioni, che aveva visto nel tempo l’avvicendarsi di civiltà diverse ed era stata emblema della convivenza pacifica di differenti culture in uno stesso Paese — arabi, curdi, armeni, turcomanni, cristiani, siriaci —, si presentava ai miei occhi come una distesa di macerie”.
Durante la visita, circa 10.000 poliziotti iracheni furono dispiegati per proteggere il Papa e sono stati imposti dei coprifuoco per limitare la diffusione di Covid-19. Il libro, che originariamente era stato pensato per la pubblicazione dopo la morte di Francesco, giunge invece in concomitanza con l’inizio del Giubileo 2025, anno di celebrazioni per i cattolici di tutto il mondo. Il Papa aprirà ufficialmente l’evento il 24 dicembre.
Francesco ha pubblicato altri libri in stile memorialistico, ma Spera è la prima autobiografia pubblicata da un Papa. Da quando è diventato Papa nel 2013, Bergoglio ha intrapreso più di 40 viaggi all’estero, il più lungo e impegnativo dei quali è stato un tour di 12 giorni nell’Asia-Pacifico a settembre. Domenica scorsa era in Corsica, la prima visita di un pontefice nell’isola francese del Mediterraneo. Durante i suoi spostamenti ormai utilizza una sedia a rotelle o un bastone da passeggio. (In collaborazione con Adriana Carnelli)