venerdì 15 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

BOLOGNA / L’ordine da Roma: il corteo fascista deve passare vicino alla stazione

Le provocazioni dei neofascisti, le violenze degli antagonisti, i poliziotti feriti: Meloni vs Lepore. E alle elezioni regionali di domenica e lunedì si tirano le somme. Senza dimenticare chi ha autorizzato la sfilata delle camicie nere, chi parla di zecche rosse e di cordoni ombelicali, chi usa le fake news. E neppure la candidata civica lontana mille miglia da Guazzaloca. Intanto, si apprende che il Comitato per l’ordine pubblico di Bologna aveva deciso di spostare la manifestazione neofascista di CasaPound e dei Patrioti lontano dalla stazione, ma da Roma è giunto l’ordine di far passare il corteo in centro. Ecco un articolo sul sito Cantiere Bologna sulla vicenda degli scontri della Montagnola.

di Achille Scalabrin, giornalista,  CantiereBologna

Lo scontro Meloni-Lepore sul sabato di violenza a Bologna è illuminante, sia nelle premesse che nelle conclusioni, e serve per prendere nota di un certo modus operandi.

a) i manifestanti di CasaPound e della Rete dei Patrioti sono stati autorizzati a scendere in piazza a Bologna inneggiando provocatoriamente al fascismo con slogan, canzoni e atteggiamenti. Il tutto a ridosso della stazione teatro della strage fascista del 1980 e in centro.

b) l’autorizzazione è stata data alla vigilia di date sensibili come sono quelle delle elezioni regionali di domenica e lunedì prossimi, quindi ignorando deliberatamente il rischio di strumentalizzazioni, provocazioni e quello delle reazioni violente dei centri sociali.

c) non sappiamo se le camicie nere «sono state mandate da Roma», come ha detto il sindaco, sappiamo però che ministero degli Interni, Prefettura, Questura non hanno fatto nulla – ignorando i risultati del Comitato per l’ordine pubblico – per impedire che la miccia dei disordini venisse accesa. Il detto andreottiano («a pensar male…», ecc. ecc.) è d’obbligo.

d) «Non so a quali camicie nere si riferisca il sindaco di Bologna perché le uniche che ho visto io sono quelle blu dei poliziotti aggrediti dai centri sociali e dagli antagonisti amici della sinistra». La reazione della presidente del Consiglio fa parte della ben nota strategia del depistaggio, sposta così l’attenzione dai suoi amici di CasaPound ai ragazzi dei centri sociali, e mentre ai primi concede il patentino di brava gente, ai secondi affibbia l’etichetta di delinquenti, per di più al soldo della sinistra.

e) «Se io fossi la picchiatrice fascista che il sindaco dice, allora lui non dovrebbe chiedermi collaborazione». La Meloni attacca Lepore a testa bassa usando ancora una fake news: Lepore non l’ha mai accusata di essere una picchiatrice. La presidente del Consiglio coglie però l’occasione per ribadire il suo concetto di democrazia, già manifestato ai magistrati nello scontro con l’Anm sui trasferimenti dei migranti in Albania: non disturbate il manovratore, al quale tutto deve essere concesso. E se non lo assecondi, il manovratore avrà modo di fartela pagare. Traduzione: caro Lepore, scordati i fondi per il post-alluvione.

f) l’immancabile coro di accompagnamento vede in prima fila Ignazio La Russa, in veste di capopopolo più che di presidente del Senato, e Matteo Salvini, in veste di Trump de noaltri e non di ministro della Repubblica. Il primo dice che «c’è un cordone ombelicale (con la violenza dei centri sociali – ndr) che la sinistra deve decidersi a recidere». E mette in un unico calderone Schlein, Fratoianni e Bonelli, anche se non hanno mai offerto fiori e elogi agli antagonisti violenti. Il secondo – il cui livello di piaggeria nei confronti di Trump arriva al punto da indossare una cravatta rossa come quelle del futuro presidente americano – blatera sostenendo che i centri sociali sono occupati da «zecche rosse, comunisti e criminali». E rincara la dose, aggiungendo che sabato a Bologna «le uniche camicie nere erano sotto le camicie rosse». Insomma, anche per il presidente del Senato e per il ministro alle Infrastrutture chi inneggia al fascismo e auspica il suo ritorno è solo un bravo ragazzo.

g) da destra, negli otto giorni che dividono la piazza dalle urne, si è fatto gran sfoggio di solidarietà ed encomi per i poliziotti feriti negli scontri con gli antagonisti. Cosa giusta, ma viene una domanda: quanti sono i fondi previsti dal governo per chi difende l’ordine pubblico? Probabilmente anche in questo settore è più bravo a trovare parole che non finanziamenti.

h) la scena finale (per ora) dello scontro si è svolta al comizio della candidata civica al vertice della Regione Elena Ugolini, dove lei si è mostrata felice e contenta sul palco tra Tajani e Salvini, con la benedizione da remoto della Meloni. Non può non venire in mente Giorgio Guazzaloca che nella sua cavalcata verso Palazzo d’Accursio non volle i big a Bologna e mandò al macero migliaia di manifesti preparati da Berlusconi, fu il suo modo per garantire ai bolognesi che essere veri candidati civici non consente di trasformarsi in cavalli di Troia.

È da sperare che Meloni vs Lepore abbia aperto gli occhi a molti emiliano-romagnoli. Dovesse perdere De Pascale, e vincere la destra e il suo modus operandi, non sarà certo il ritorno del fascismo in una regione rossa, ma non è da escludere l’inizio di un periodo dalle tinte fosche. Tendenti al nero.

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