martedì 11 Febbraio 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

BOLOGNA / Studenti in libreria a discutere del “Nome della Rosa”

La professoressa Lorenza Lullini del liceo classico Minghetti ha portato i suoi studenti a discutere del romanzo “Il Nome della Rosa” di Umberto Eco insieme al gruppo di lettura della “libreria.coop” Zanichelli. Ecco il resoconto sul sito Cantiere Bologna.

di Antonella Magnoni

Lo scorso 7 Febbraio alla “Libreria.coop” Zanichelli si è svolto un incontro inconsueto fra il gruppo di lettura – che da tre anni si riunisce in libreria sotto l’egida del Patto della Lettura del comune di Bologna – e la classe 1A del liceo classico Minghetti di Bologna, accompagnata dall’insegnante di lettere, Lorenza Lullini.

Inconsueta era anche l’idea che le due ore di lezione della docente fossero fruite dai suoi studenti in libreria, ma del resto in quel luogo è presente tutta la migliore letteratura prodotta, quindi perché no? Abbiamo dunque discusso tutti assieme “Il nome della rosa” di Umberto Eco.

Noi “anziani” del gruppo di lettura siamo rimasti colpiti dalla profondità degli interventi dei ragazzi, che hanno colto aspetti del romanzo che a noi erano sfuggiti, dimostrando una capacità di analisi critica non indifferente e una loro propria cultura personale a dispetto di chi pensa che siano solo capaci di tenere in mano un cellulare.

L’esperimento che la direttrice della “Libreria.coop” Zanichelli e la professoressa Lullini hanno deciso di sviluppare era ambizioso; non è facile coinvolgere degli adolescenti in un dibattito con degli adulti, tant’è che all’inizio dell’incontro aleggiava tra i ragazzi una certa timidezza. Il dibattito è partito solo quando ci siamo disposti tutti in circolo, senza un relatore ex cathedra.

Noi “anziani” abbiamo ascoltato attenti le osservazioni che gli studenti hanno proposto, disvelando il loro modo di sentire e cogliere le sollecitazioni della realtà, partendo dal romanzo di Eco.

Va detto che, probabilmente, “Il nome della rosa”, pur rimanendo un fenomeno letterario straordinario degli anni Ottanta del ‘900, non è ora una lettura così imprescindibile per i ragazzi che, seppure interessati, non ne sono rimasti del tutto avvinti nonostante la trama “gialla” del romanzo. Una ragazza ha detto che gli approfondimenti scolastici – ha citato San Francesco – le hanno permesso di contestualizzare i piani di lettura dell’opera – che lei aveva già comunque letto – ogni tanto facendo dei “pisolini” per staccare – anche io ne ho fatti, ammetto!

Quasi tutti i ragazzi hanno rimarcato che quando leggono vorrebbero rilassarsi – la scelta di questa parola dovrebbe far pensare noi adulti -, che Eco è «pesante» e comporta una particolare concentrazione mentre loro cercano letture avvincenti nelle quali riconoscersi e contestualizzare il loro presente.

Una ragazza ha ammesso di non amare i fantasy, ma che le piacciono i libri «politici», presumendo che intendesse con contenuti di attualità, perché ciò le consente di «ritrovarsi» in quanto legge. Un’altra ha detto che la sua scrittrice preferita è Frances Hardinge e ha risposto alla direttrice della libreria – che rifletteva sulla tristezza dei libri dell’autrice – che lei ama i libri tristi. Queste considerazioni ci dicono tanto del sentire di questi ragazzi e della loro connessione con il reale.

Mi ha fatto riflettere un ragazzo che, di fronte a una sollecitazione in merito alla trattazione che Eco fa dell’omosessualità nel suo libro, ha preso la parola dicendosi positivamente colpito dal fatto che l’autore abbia saputo rappresentare il tema, cogliendone i tanti diversi profili psicologici: piaccia o no al ministro dell’istruzione e del merito, i nostri giovani hanno queste sensibilità e attenzioni.

Un altro studente ha individuato in fra’ Guglielmo da Baskerville il suo personaggio preferito per la sua analisi critica del clero e la sua razionalità; un altro ancora si è detto certo che il romanzo sia ancora attuale per il modo in cui Eco tratta i temi della morale e di come la stessa morale – imposta? Intendeva questo? – condizioni i comportamenti e le azioni.

Tutto questo ci dice quanto è indispensabile che la scuola sia all’altezza delle capacità che questi ragazzi mostrano, delle loro esigenze di conoscere e capire il presente in un mondo percorso dalla complessità.

Abbiamo, invece, un governo preoccupato solo di consolidare in ogni ambito della vita sociale la sua identità conservatrice e retriva, introducendo, per esempio, la trattazione di materie improbabili laddove questi ragazzi avrebbero bisogno di essere muniti di strumenti che solo la scuola può fornire per avere una corretta e critica comprensione del presente.

Non bastano solo docenti “illuminati” come la professoressa Lullini, così come tanti altri professori che come lei accompagnano i ragazzi verso il mondo degli adulti, prendendosene cura. Servirebbe un intervento strutturato sulla scuola, pensato a misura del mondo impazzito in cui viviamo: ma non ve ne è traccia nel pensiero di Valditara.

Per ora temo, quindi, che dovremo solo sperare negli insegnanti che credono nel valore della loro missione formativa e che, fortunatamente, sono ancora tanti.

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