Andrea Purgatori è morto questa mattina a Roma stroncato da una malattia fulminante. Aveva 70 anni. La notizia, uno shock per i famigliari e tanti colleghi di giornalismo, è stata data all’Agenzia Ansa dai figli Edoardo, Luciano e Victoria e dalla famiglia rappresentata dallo studio lgale Cau. Purgatori è stato anche sceneggiatore e autore.
Al Corriere della Sera si è occupato di terrorismo e servizi segreti. Indimenticabili le sue inchieste sulla strage di Ustica del 1980, quando riuscì a squarciare alcuni veli che coprivano responsabilità e colpe su uno dei tanti misteri italiani.
“Il muro di gomma” – diretto da Marco Risi e con lo stesso Purgatori tra gli sceneggiatori – è un film del 1991 ispirato al certosino e coraggioso lavoro del giornalista del Corsera che con i suoi articoli ruppe la scandalosa barriera di omertà eretta sulla tragedia del volo Bologna-Palermo in cui morirono 81 passeggeri.
Un particolare di quel film, in cui compare in alcune scene lo stesso Purgatori, furono le divise delle uniformi degli ufficiali: sei stellette invece di cinque. Questo per evitare problemi di natura legale con il ministero della Difesa che riteneva poco edificante il contenuto della pellicola.
Autore di reportage, ha condotto con successo su La7 Atlantide. Docente di sceneggiatura, consigliere degli autori, tra i suoi ultimi lavori la partecipazione al documentario Vatican Girl sul caso di Emanuela Orlandi.
“Una mente brillante – sottolineano i famigliari distrutti dal dolore – che ricordiamo recentemente nella trasmissione di La 7 Atlantide dove era autore e conduttore e in tempi più remoti come inviato in zone di guerra e autore delle più importanti inchieste giudiziarie italiane, poi ancora autore e sceneggiatore di tanti film e fiction televisive tra cui Il Muro di Gomma, Fortapasc e Il Giudice Ragazzino”.
In occasione del conferimento di un premio, due anni fa, gli fu chiesto quale fosse la sua cifra stilistica più genuina, visti i diversi ambiti della sua attività. “Mah, non saprei – rispose – ho scritto per il teatro di Marco Paolini, ho imparato il linguaggio della satira con Corrado Guzzanti, quello del cinema con Ugo Pirro e Marco Risi… ho conosciuto i più grandi scrittori di bestseller degli ultimi decenni e di qualcuno, come Frederick Forsyth o Martin Cruz Smith, sono diventato persino in qualche modo amico”.
“Ecco, per dirla tutta, ho aperto un sacco di porte che oggi i miei colleghi più giovani faticano ad attraversare perché questa professione è cambiata, si è come ‘asciugata’, ridotta nelle possibilità e dunque nelle occasioni. Comunque, in fondo in fondo credo di essere sempre rimasto un giornalista a cui gli altri linguaggi hanno regalato la capacità di raccontare. E che sempre per fortuna e forse per fiuto si è trovato ad assistere come testimone a eventi che sono un pezzo di storia contemporanea”.
Giornalista con uno stile essenziale, legato ai fatti e alle circostanze degli avvenimenti, senza timori reverenziali, linguaggio preciso, comprensibile e sempre ben calibrato. Mai una caduta di stile, moderno e di successo proprio perché portatore di una professionalità che sta via via scomparendo mentre dall’orizzonte avanza, minaccioso, il nuovo giornalismo, di pancia, volgare, aggressivo, feroce e senza possedere la forza morale ed etica di inchinarsi ai fatti. Per farli capire e per aiutare a capire il mondo. Un giornalista davvero bravo. E coraggioso.