Si avvicina il Natale ma anche il Giubileo che porterà in Italia milioni di turisti e pellegrini. Ebbene, proprio in prossimità dell’Anno Santo a Roma si sta assistendo a un fenomeno insopportabile: il comportamento opportunistico di molti commercianti che sta facendo lievitare il costo della vita. Assieme al caro affitti e alla turistificazione di interi quartieri popolari, che spingono sempre più ai margini della capitale le famiglie di lavoratrici e lavoratori in cerca di un alloggio, si assiste a esagerati aumenti dei prezzi che resteranno anche dopo l’Anno Santo. Lo dimostra la reiterata denuncia di Cgil e Uil del Lazio.
“Nelle zone turistiche – si legge in una nota dei due sindacati – un caffè o una bottiglietta d’acqua sono arrivati a costare 4 euro, il 300 per cento in più rispetto al prezzo medio. Una speculazione inaccettabile che colpirà non solo i visitatori ma anche chi vive, lavora o studia nella Capitale spingendoli sia a ridurre i propri consumi, che a vedere il proprio potere d’acquisto ridotto. Per queste ragioni abbiamo scritto al Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, chiedendo un incontro urgente, sia per sollecitare le azioni per la realizzazione del Giubileo delle persone, che per proporre alcune azioni per contrastare questa inflazione da turismo, che rischia di rallentare l’economia della Capitale, anche con il supporto del Garante per la sorveglianza dei prezzi del Ministero delle Imprese e del Made in Italy che ha funzione di controllo e verifica per arginare i fenomeni speculativi”.
Ma Babbo Natale in Italia porta anche evidenti anomali dei prezzi delle benzine in un periodo di forte aumento della circolazione. Ciò nonostante le quotazioni del petrolio risultino nettamente in calo rispetto allo scorso anno. Lo afferma il Centro di Formazione e Ricerca sui Consumi (C.r.c.), commentando i rialzi di benzina e gasolio registrati negli ultimi giorni sulla rete italiana. Oggi il Brent viaggia attorno ai 73 dollari al barile (70 dollari il Wti), con quotazioni che registrano una diminuzione del 6,4% rispetto allo stesso periodo del 2023, quando il petrolio viaggiava sui 78 dollari – spiega il C.r.c. – Se si analizzano i prezzi della benzina alla pompa, tuttavia, il calo dei listini è di appena lo 0,3%, con la verde che passa da 1,764 euro al litro del 18 dicembre 2023 a 1,759 euro/litro di oggi (-3,8% il gasolio). Uno squilibrio tra andamento del petrolio e prezzi alla pompa di cui fanno le spese gli automobilisti. “Sui prezzi di benzina e gasolio alla pompa continuano le anomalie, e il rischio è che i listini si mantengano alti per effetto di fenomeni speculativi legati alle prossime partenze degli italiani per le festività di Natale e Capodanno – rincara la dose il presidente di Assoutenti, Gabriele Melluso – La maggior domanda di carburanti da parte delle famiglie nel periodo delle feste influisce sui mancati ribassi ai distributori, con danni da centinaia di milioni di euro per chi nei prossimi giorni si metterà in viaggio in auto”.
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LA SHRINKFLATION: INGANNEVOLE E AGGRESSIVA
Le Associazioni dei consumatori del CNCU hanno incaricato Adoc, Assoutenti e Federconsumatori di rappresentarle alla Commissione di allerta rapida, convocata da Mister Prezzi per affrontare il tema della shrinkflation. Un fenomeno ingannevole ed aggressivo, specialmente con riferimento ai prodotti alimentari e a elevata frequenza di acquisto.
E’ piuttosto evidente sui prodotti che acquistiamo abitualmente: le confezioni si fanno più piccole e il peso del contenuto si fa più leggero. Il prezzo, però, non segue sempre la stessa logica. Spesso è più facile accorgersi anche di piccole variazioni di formato e di quantità se si tratta di prodotti che acquistiamo di frequente oppure che fanno già parte della nostra spesa abituale. Eppure in tantissimi casi questi cambiamenti rischiano di passare inosservati, almeno fino quando non si arriva in cassa e si scopre che lo stesso prodotto, oltre a essersi “ristretto” spesso costa anche di più. Il fenomeno disorienta il consumatore e alleggerisce ulteriormente le sue tasche.
Le associazioni dei Consumatori chiedono al governo di disporre un opportuno sistema di vigilanza, per monitorare l’incidenza del fenomeno sulla spesa delle famiglie e per verificare la corretta applicazione delle norme, prevedendo opportune sanzioni.
Rincari mascherati: indagine di Altroconsumo
Il neologismo shrinkflation (in italiano “sgrammatura”) deriva dall’unione di due termini inglesi: il verbo “to shrink”, ovvero restringere, e il termine “inflation” (inflazione), ovvero la crescita generale dei prezzi. Si tratta di un fenomeno che si osserva ormai da anni e che consiste nella tendenza dei produttori a ridurre la quantità di prodotto all’interno delle confezioni, mantenendo però il prezzo invariato. In altri casi, invece, il prezzo della confezione subisce, seppur in misura limitata, un aumento a fronte della riduzione del suo contenuto. È uno stratagemma che viene utilizzato per aumentare i prezzi in maniera poco trasparente, senza che un consumatore poco attento se ne accorga.
Alcuni esempi
Come riconoscere i prodotti oggetto di shrinkflation? Difficile dare una risposta netta anche perché, è bene precisarlo, parliamo di un fenomeno complesso che ha diverse declinazioni. Nell’ultima analisi Alconsumo ha constatato casi di pura riduzione di grammi o di millilitri di prodotto contenuti nella confezione, in alcuni casi operato in occasione di una riformulazione del prodotto stesso. I rincari dei prezzi unitari al litro o al chilo sono consistenti: per metà dei prodotti si parla di variazioni superiori al 30%.
Detersivo per piatti Nelsen
Uno dei casi più evidenti è quello del detersivo per piatti Nelsen. Era stato segnalato a giugno, quando la confezione era passata da un litro a 900 ml: in quella occasione il prezzo era passato da 1,30 a 1,67 euro al litro. Ora però la confezione si è ridotta ulteriormente, arrivando a 850 ml: il prezzo al litro ha raggiunto 2,55 euro, un rincaro del 53%. Il dosaggio consigliato in etichetta, invece, non è cambiato ed è sempre 12 grammi di prodotto ogni 5 litri d’acqua.
Patatine Pringles Originals
Un altro prodotto con una doppia riduzione di formato è Pringles Originals: prima passato da confezioni da 200 a 190 grammi e ora ridotto ulteriormente di 15 grammi, arrivando a 175 grammi (il prezzo al chilo è cresciuto del 22%). In più, in alcuni punti vendita, come i discount, si trova un formato più grande, da 185g, in alternativa a quello da 175g. Restando sulle patatine, anche Amica Chips (versione classica) è passata dalle buste da 200 grammi a quelle da 190, registrando un +109% nel prezzo al chilo.
Birra Peroni Nastro Azzurro
Non sono esenti da dinamiche di shrinkflation le birre confezionate. Nell’immagine si può notare come Peroni Nastro Azzurro sia passata da una bottiglia da 66 cl a quella da 62, perdendo così 4 cl. Il prezzo è però cresciuto del 18%, ora infatti la birra costa 2,71 euro al litro. In più è comparsa anche una variante “Mais nostrano”, sempre da 62 cl Un situazione simile è stata rilevata anche per le lattine di birra Tennent’s Super, passate dal formato da 50 a quello da 44 cl, con un rincaro del prezzo al litro del 21%. Un cambio di formato c”è stato anche per Becks, la cui lattina da 50 cl è passata a 44, il prezzo al litro in questo caso è salito del 28%.
Prosciutto cotto
Non sono esenti da pratiche di shrinkflation gli affettati confezionati che troviamo nei banchi frigo dei supermercati. Altronsumo ha riscontrato variazioni nel peso del prosciutto cotto a marchio Aia, Citterio, Rovagnati e Vismara che hanno ridotto le proprie confezioni tra i 10 e i 30 grammi, peccato che ad aumentare sia stato il prezzo.
Nocciolata Rigoni e yogurt greci Delta
Anche tutta la linea di prodotti della Nocciolata Rigoni di Asiago ha subito una riduzione delle confezioni. Se prima i vasetti erano disponibili nei formati da 270, 350 e 700 grammi, ora sono passati a 250, 325 e 650 grammi. Anche in questo caso, il prezzo al chilo è lievitato tra l’11% del formato grande al 38% per il più piccolo. Gli yogurt greci della linea Delta (Yomo) e di Fage sono passati da vasetti da 170 a 150 grammi. Il prezzo al chilo è cresciuto del 30% per Delta e del 65% per Fage. In più il vasetto da 250 g si trova solo in alcuni punti vendita in alternativa a quello da 325 grammi.
Neutro Roberts
Anche il sapone liquido Neutro Roberts idratante con glicerina è passato da un flacone da 300 a uno da 200 ml. Questo è uno dei prodotti che ha registrato gli aumenti più marcati: il prezzo al litro è lievitato del 201%. Le saponette Neutro Roberts e Palmolive sono disponibili oggi in multipack da 3 saponette, mentre prima le confezioni ne contenevano 4 (Neutro Roberts in formato speciale 3+1 gratis) mentre Nidra ha alleggerito le proprie saponette di 10 grammi: prima erano da 100 grammi, oggi da 90.
Bagnoschiuma Vidal
C’è una tendenza piuttosto evidente che riguarda i bagnodoccia. In molti casi abbiamo riscontrato che diversi marchi hanno ridotto la quantità di prodotto presente nei flaconi grandi. Se in precedenza la quantità di bagnoschiuma contenuta in un flacone grande era di 750 ml, ora arriva in molti casi a 650 ml. Non abbiamo riscontrato lo stesso fenomeno sui formati piccoli, compresi tra i 200 e i 300 ml. L’esempio di Vidal bagnoschiuma tonificante al muschio bianco: nel passaggio da 750 a 650 ml il prezzo al litro è salito del 22%, ma la confezione è rimasta pressoché identica, perché è diminuito il contenuto. Su questo prodotto si rischia poi di aggiungere ulteriori elementi che disorientano e non permettono di fare un confronto efficace: il formato “grande” è disponibile nei supermercati sia in flaconi da 650 che da 600 ml, mentre nei negozi specializzati che vendono prodotti per la pulizia lo abbiamo trovato anche in formato da 500 ml, seppur con una confezione di dimensioni simili. Questo ultimo, contrariamente alle aspettative, è anche il più conveniente rispetto a quanto trovato nei supermercati (3,60 euro al litro).
Le pratiche che disorientano
Durante il monitoraggio Altroconsumo ha raccolto altri casi di pratiche messe in atto dai produttori. Non possiamo definirli esempi di vera e propria shrinkflation, ma sono la dimostrazione di come possa essere sempre più difficile fare scelte consapevoli quando si va a fare la spesa. I casi più comuni.
1) Formati speciali e prezzi in linea, ma confezioni ristrette
Nel primo caso rientrano le strategie commerciali delle marche che immettono sul mercato il formulazioni speciali o ricette premium, riducendone il contenuto rispetto alla versione classica. Con questa strategia, il produttore riesce a mantenere il prezzo della confezione in linea con quello standard, garantendosi così una platea di acquirenti potenzialmente più vasta, pur commercializzando confezioni con quantità di prodotto inferiori.
Variante che acquisti, formato che trovi
Se prendiamo per esempio le patatine Pringles, il formato in commercio dipende anche dai vari gusti disponibili. Prendiamo la versione Spicy BBQ o Extra Hot: in entrambi i casi sono vendute in un tubo da 160 g, quella alla paprika o le Originals, invece, sono in confezioni da 175 g. Discorso analogo per i Baci Perugina: una delle varie confezioni in commercio è da 200 grammi ma, se si sceglie la variante all’amaretto, questa è acquistabile in confezione da 150 grammi con dimensioni e prezzo similari rispetto alla variante classica, ma il peso è inferiore. Anche la Robiola Osella classica ha 20 grammi in più rispetto alla versione light, ma il prezzo a confezione rimane lo stesso. A uno sguardo poco attento, perciò, potrebbe non saltare all’occhio.
2) Se il formato cambia da un negozio all’altro
Il secondo caso riguarda gli stessi prodotti venduti in formati diversi, a seconda del punto vendita. Questa modalità non permette al consumatore di fare valutazioni univoche e di comparare in maniera efficace i prezzi di uno stesso articolo. Per alcuni prodotti come bibite, ma anche detersivi, ammorbidenti e prodotti per l’igiene personale (per esempio gli assorbenti), possono essere presenti in assortimento formati differenti a seconda delle insegne dei supermercati. Quindi spesso si è costretti ad acquistare una confezione più piccola perché l’unica disponibile nel punto vendita visitato, mentre per approfittare di una confezione con una quantità maggiore di prodotto (e un prezzo al chilo o al litro più basso) bisogna recarsi in un altro supermercato. In questo la scelta del punto vendita, come dimostra anche l’ultima inchiesta Altroconsumo sui supermercati più convenienti, è fondamentale per risparmiare sulla spesa di tutti i giorni.
Il caso della birra Heineken
A titolo di esempio, consideriamo una bottiglia di birra Heineken Original. In alcuni supermercati non è disponibile la bottiglia da 66 cl, la più comune: nei punti vendita Esselunga abbiamo trovato solo la bottiglia da 50 cl, nei supermercati Lidl da 40 cl. Questa differenza ha un effetto anche sul prezzo al litro: rispetto alla versione da 66 cl, infatti la bottiglia da 50 cl costa il 13% in più mentre quella da 40 il 29% in più.
Sughi Barilla
Un altro esempio sono sughi Barilla disponibili in tutti i supermercati nel formato da 400 g, ma in alcuni è presente solo il formato più piccolo da 295 g. Se si sceglie la versione piccola (spesso l’unica disponibile) si spende il 5% in più rispetto al formato standard da 400 grammi.
3) Multipack e promozioni speciali: i formati che disorientano
Bisogna considerare che sugli scaffali è possibile trovare anche formati specificie differenti per i multipack in promozione speciale. Uno degli esempi più comuni riguarda i detersivi liquidi. Se si sceglie di acquistare un singolo flacone, le etichette hanno un’indicazione chiara dei lavaggi contenuti all’interno. Le cose cambiano, però, quando si acquistano i multipack da 3 o 4 flaconi che risultano più piccoli e, di conseguenza, garantiscono un minor numero di lavaggi. Vediamo l’esempio di Dixan.
Difendersi dalla shrinkflation e dalle altre pratiche
C’è un modo per difendersi da questi fenomeni? Un’arma che possiamo utilizzare è l’attenzione. Quando siamo al supermercato è sempre bene valutare il formato del prodotto che stiamo per acquistare, cioè il peso o il volume, e controllare il prezzo al kg o al litro, così da capire effettivamente quanto stiamo spendendo in proporzione alla quantità di prodotto che mettiamo nel carrello. Le promozioni speciali o i pacchi in formato famiglia possono essere un’alternativa per chi vuole risparmiare, ma è sempre bene valutarne l’effettiva convenienza considerando il prezzo al kg o al litro, oltre che la corrispondenza delle quantità di prodotto alle reali necessità di consumo.
Archiviata l’indagine dell’Antitrust
Sul tema era intervenuta anche l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato che aveva avviato un’istruttoria per verificare se le strategie adottate dai produttori non potessero costituire una pratica commerciale scorretta e violare così il Codice del Consumo. L’Antitrust ha poi deciso di archiviare il provvedimento, considerata “l’ormai diffusa consapevolezza sul fenomeno” e non riconoscendo così una mancanza di trasparenza da parte dei produttori. A nostro avviso, se da un lato è vero che le informazioni sono riportate correttamente sulle confezioni, va anche precisato che queste non sono sempre leggibili e confrontabili in modo immediato. Il moltiplicarsi dei formati, inoltre, complica la scelta del consumatore che potrebbe ritrovarsi a prendere decisioni d’acquisto non pienamente consapevoli. Per questo motivo Altroconsumo continuerà a monitorare e a segnalare queste pratiche commerciali.
Nel 2022, grazie alla collaborazione della community degli ACmakers, il progetto che permette di partecipare in prima persona ai nostri test e sondaggi, abbiamo raccolto diversi casi che ci hanno aiutato a fare luce sul fenomeno.
Dal Philadelphia light ai Krumiri: le segnalazioni degli ACmakers
Tra i prodotti più segnalati dalla community troviamo le confezioni di Philadelphia light (passate da 200 a 190 grammi), di Krumiri Bistefani (da 300 a 290 grammi), di detersivo per i piatti Nielsen (da 1 litro a 900 ml e poi da 900 a 850 ml) e di fazzoletti usa e getta, il cui contenuto in ogni singolo pacchetto è passato in molti casi da 10 a 9 fazzoletti. Attenzione, però, perché non tutte le riduzioni dei formati sono uguali e, paradossalmente, in alcuni casi potrebbero anche essere valutate in maniera positiva. È il caso del tonno in scatola la cui riduzione di peso ha spesso interessato il solo contenuto di olio, mantenendo lo stesso quantitativo di pesce sgocciolato.
Vediamo alcuni esempi:
Non solo shrinkflation
Al supermercato la shrinkflation non è l’unico fenomeno, spesso a disorientare il consumatore sono anche i formati diversi a secondo delle varianti dei prodotti e dei punti vendita che si visitano. Uno degli esempi più lampanti è quello delle Gocciole, popolarissimi biscotti per la prima colazione a marchio Pavesi. Il prodotto con gli anni si è evoluto, proponendo diverse alternative: al cocco, caramello, wild o extradark. Fin qui niente di strano, se non la volontà di fornire al consumatore una variante di prodotto. Peccato che, una volta arrivati in cassa, si debba fare i conti con confezioni che apparentemente sono molto simili tra loro per dimensione, ma sono profondamente diverse nel contenuto e nel prezzo. Se scelgo una confezione di Gocciole Caramel (300 g) il rischio è di spendere fino al 116% in più rispetto alla ricetta classica (500 grammi), pagando i biscotti nella variante al caramello oltre 9 euro al chilo, con 200 grammi di biscotti in meno.
Barilla bronzo
A essere stato fagocitate dalla tendenza di mettere in commercio prodotti speciali dello stesso marchio, puntando su una quantità ridotta, non sono solo le Gocciole. Segnalato anche il caso di Barilla. Esempio: prendiamo un pacco di fusilli: una confezione del formato standard da 500 grammi per la linea classica costa 0,99 euro e una di quelli integrali costa 1,29 euro. Se invece si sceglie la nuova linea “Al bronzo” con lavorazione grezza, sugli scaffali è possibile trovare solo confezioni da 400 grammi (100 grammi in meno rispetto ai fusilli classici o integrali) al prezzo di 1,35 euro.
Formati speciali, prezzi al rialzo: altri casi raccolti
Al netto di una logica di assortimento dei singoli negozi, sembra che questa modalità finisca per “stordire” il consumatore rendendo difficile una comparazione.