La prima considerazione che si può fare è geografica. I Campi Flegrei sono un’area vulcanica (anche detta supervulcano) che si estende a ovest di Napoli, interessando diversi comuni come Pozzuoli, Bacoli e Giugliano. Il Vesuvio, invece, si trova a una trentina di chilometri di distanza, nella zona sud-est di Napoli.
L’area vulcanica ha una struttura chiamata caldera, caratterizzata dal fenomeno del bradisismo, il lento abbassamento del suolo, alternato a fasi di sollevamento più veloce. L’ultimo terremoto, mercoledì 12 marzo, magnitudo 4.4, è stato particolarmente avvertito come minaccioso. Questo perché il terremoto libera energia e più è superficiale più se ne percepisce l’intensità macrosismica. Oltre alla superficialità, c’è anche la direttività, un fenomeno che si associa a un terremoto e indica la direzione privilegiata che prende l’energia. In questo evento, è stata molto marcata e avvenuta verso est, quindi verso Napoli. “Anche questo evento è avvenuto all’interno di uno sciame sismico dove però il contenuto energetico è finora basso, con magnitudo massima di 1.7 e sono tutti eventi che stanno avvenendo all’intorno dell’area colpita”, ha precisato Francesca Bianco, direttrice del dipartimento Vulcani dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
Di recente la velocità del sollevamento del suolo è passata da 1 a 3 centimetri al mese. “Sono tre settimane che c’è una variazione della velocità di deformazione verticale”, ha spiegato Mauro Antonio Di Vito, direttore dell’Osservatorio vesuviano. “Il fatto che ci sarebbe stata sismicità era nelle nostre aspettative, ma è impossibile definire quando avverrà un terremoto”. Questo è un segnale che ci indica che questo processo sta continuando e possiamo certamente aspettarci altra sismicità. Tuttavia, non c’è relazione tra sollevamento del suolo e magnitudo, e ad oggi i terremoti rimangono imprevedibili: non è possibile stabilire né quando arrivano né quanta intensità avranno.
Per quanto riguarda invece la possibilità di una eruzione, non ci sono dati ed evidenze di risalita del magma, che appunto possano suggerire questa eventualità. “Quello che stiamo osservando adesso è un altro degli step dell’intensificazione del processo di bradisismo, ma non stiamo misurando alcun elemento che ci dia evidenza di un eruzione imminente, ossia di magma in risalita”, ha sottolineato Bianco.
Il piano di evacuazione per i Campi Flegrei divide l’area dei Campi Flegrei in due zone a rischio: la zona rossa, in cui rientrano Pozzuoli e Bagnoli, più esposta al rischio di colate piroclastiche e la zona gialla, dove il pericolo è la caduta di ceneri vulcaniche. I livelli di allerta (che vanno dal verde, giallo, arancione fino al rosso, ossia “allarme”) possono cambiare in base ai dati forniti dall’Ingv. Da quando viene dichiarato il livello rosso, le stime della Protezione Civile indicano circa 72 ore per portare a termine le operazioni di evacuazione.
Le prime 12 ore consentono alle persone di prepararsi a lasciare l’area e alle autorità di predisporre le misure di regolazione del traffico. Le 48 ore successive riguardano la partenza della popolazione da tutti i Comuni della zona rossa, mentre le ultime 12 ore sono riservate come “margine di sicurezza per la gestione di eventuali criticità e per consentire l’allontanamento anche degli operatori della Protezione civile”.