Una nuova fiaba si staglia nel breve orizzonte del nostro weekend, tenendoci occupati per ben tre giorni tra gioielli, carrozze d’oro, tamburi, stucchevoli e insignificanti cortei in alta uniforme, ex amanti, scontri e accuse tra fratelli: è l’incoronazione di Carlo III sul trono d’Inghilterra.
Migliaia e migliaia di fan della Corona inglese bivaccano da tempo davanti all’Abbazia di Westminster, a Buckingham Palace e a Green Park per assistere all’evento, come sempre storico, anche se poggiato sulle banalità delle monarchie.
E sono in trepida attesa anche milioni di telespettatori in ogni angolo della Terra ai quali eccitati giornalisti racconteranno storie, episodi, curiosità evitando magari quelle più terra-terra. E poi protocolli e simbologie del potere eterno dei Windsor. Vedere una corona sulla testa di un Re anche se leggermente in là negli anni fa un certo effetto. E’ un ritorno collettivo alle fiabe che si e ci leggevano, o si sopportavano, da piccoli, quando il Re era sempre bello e buono, e risolveva qualsiasi problema, anche quelli eterni dei poveri, degli straccioni e degli affamati. Ma a beneficiare dei privilegi, ricordate, erano soprattutto le ragazze che, guarda caso, incontravano lungo la strada della fortuna un principe azzurro che di lì a poco sarebbe diventato Re e per questo bisognevole di una donna al fianco. Un bacio, una dichiarazione d’amore dopo appena mezz’ora dal primo incontro e, zac, il futuro di onori, ricchezze e privilegi era assicurato per sempre, per sé e per gli eredi, preferibilmente maschi se vi sovviene la sanguinosa storia dei vari regni britannici tra mogli a go-go, ripudi, ragion di Stato e la mannaia del boia sempre in azione nella torre di Londra.
LE TRE DONNE DI CARLO III D’INGHILTERRA (documentario di Arte.tv)
A leggere le cronache di come l’Inghilterra si stia preparando all’evento, dopo 70 anni di regno di Elisabetta, si apprende che l’incoronazione di Carlo III emozioni non poco vecchi fancazzisti dell’aristocrazia, parrucchiere, infermiere e veterane dei grandi eventi della monarchia inglese, convinte, quest’ultime, che ci saranno anche tantissimi stranieri “che vogliono una monarchia come la nostra”. La realtà dell’Inghilterra leggermente pentita della Brexit – la crisi comincia a farsi sentire e qualcuno si dispera per aver dato ascolto a quel demagogo di Farage, oggi relegato nel dimenticatoio della storia – è diversa: secondo un sondaggio capillare di un istituto demoscopico, il 38% dei giovani inglesi è stufo della monarchia e vorrebbe liquidare una volta per sempre la Corona. Sono stanchi della Brexit e del Re. Ma il grande business deve andare avanti e il milione di sognatori di fiabe garantirà pur sempre ottimi affari a commercianti, ristoratori e venditori di gadget.
Sarà interessante osservare come le giornate di Carlo III e della sua ex amante Camilla saranno raccontate dai media, specialmente italiani. La dura esperienza dei funerali di Elisabetta, un tour de force che ha messo a dura prova la resistenza di parecchi accaniti repubblicani, lascia presagire che saranno tre giornate di fuffa monarchica, in cui maggiordomi e cocchieri dell’informazione di scateneranno nello sfinirci con il racconto della storia inglese, di che cosa significhi un sigillo e via banalizzando.
Dalla scomparsa di Elisabetta a oggi, la transizione verso Carlo III non ha fatto cambiare idea a molti, anzi ha fatto aumentare il numero di coloro che si sono stancati di questo set propagandistico, vuoto, retorico e soprattutto dispendioso.
La monarchia inglese è una holding che fattura, si dice, 150 miliardi di sterline, gran parte dei quali nelle tasche del nuovo Re. Dietro sogni e fiabe ci sono interessi e privilegi che dovrebbero preoccupare, e che una persona amante della giustizia quindi non dovrebbe mai avallare o consentire. D’altronde, visitando le periferie di quel Paese (non Londra che è davvero speciale), torna sempre attuale il vecchio detto: Regina ricca, inglesi poveri.
Elisabetta II era meritevole di stima, aveva stile e senso del dovere, come del resto la Regina Elisabetta, la Regina madre, che di coraggio ne aveva da vendere: sotto le bombe tedesche si metteva in fila per entrare nel bunker mentre in Italia il Savoia se la dava coraggiosamente a gambe. Sarà per questo motivo che, sembra, gli eredi dei Re d’Italia non siano stati invitati al grande evento. Ma ciò che non si apprezza in simili frangenti è la narrazione dell’evento che ne fanno i maggiordomi dell’informazione e i cocchieri del re che si illudono di essere o di diventare dei lord. In Inghilterra stazionano in una Camera, in Italia in parecchie redazioni.
Comunque le si giri, le monarchie sono sempre il regno del privilegio e del classismo. Quindi, in questi tempi difficili ci si aspetta un freno alla retorica, alla banalità e alle narrazioni superficiali. Più sobrietà e distacco, e meno domande banali del tipo “che clima si vive ora a Londra?” oppure far vedere il popolo esultante all’apparire dello stagionato nuovo Re. Più delle fiabe abbiamo un disperato bisogno di essere cittadini, che è parecchio diverso dall’essere sudditi. Ecco perché potremmo dire “Viva La Regina, abbasso maggiordomi, cocchieri e la servitù”.
Piero Di Antonio
Ben detto.