FESTIVALETTERATURA MANTOVA. Esplorazioni ucroniche fra cristianesimo e fantascienza. Dal Dizionario Treccani: «Ucronìa s. f. [dal fr. uchronie (voce coniata dal filosofo Charles Renouvier nel 1876), der., con u- di utopie «utopia», dal gr. χρόνος «tempo, periodo di tempo»]. – Sostituzione di avvenimenti realmente accaduti in un determinato periodo storico con altri, frutto di fantasia ma verosimili.» Cosa sarebbe successo se la madre di Hitler avesse abortito? In che mondo vivremmo se le Torri Gemelle fossero ancora in piedi? Le ucronie sono i tentativi di risposta a queste domande.
Emmanuel Carrère entra in Piazza Castello a Mantova accolto come una star: un boato. Si siede e si toglie la giacca sotto il caldo umido del tendone. L’autore Vincenzo Latronico lo introduce raccontando della recente ripubblicazione da parte di Adelphi di Ucronia, un saggio sulle storie alternative che Carrère ha scritto nel 1986 in un mondo ancora poco digitalizzato o invaso da flussi infodemici. Oltre a presentarsi come suggestione narrativa primordiale (narrare spesso è proprio chiedersi «what if?»), l’ucronia risulta anche una preziosa lente attraverso cui leggere l’intera opera di Carrère. Da questo concetto si dipana un complesso rapporto fra verità e menzogna, che tuttavia rischia di approdare al revisionismo, al negazionismo, al complottismo. Come facciamo a sapere che ciò che ci raccontano gli storici è accaduto veramente? Il racconto ucronico esplora le alternative possibili.
Laddove le ucronie falliscono «ci resta la possibilità di scrivere le nostre storie», per citare direttamente il testo, ovvero ciò che l’autore francese ha scelto di fare in alcuni dei suoi più noti lavori: dall’Avversario a Limonov passando per Vite che non sono la mia, episodi di cronaca nera, biografie di personaggi famosi e storie di vita di parenti dell’autore. La produzione letteraria di Carrère è sia ucronica (cosa sarebbe successo se) sia biografica (cosa è successo).
Latronico chiede allo scrittore cosa ha determinato il passaggio da una tendenza all’altra. È meglio preferire una verità amara o un’illusione? La pillola blu o la pillola rossa di Matrix? La scelta che ha spinto Carrère verso la realtà è stata la realtà stessa: la storia vera dell’assassino Jean-Claude Romand, per esempio, era talmente sconvolgente da richiedere sette anni di scrittura. La realtà, e l’esigenza di provare a raccontarla, si manifestano quando si viene colpiti, quando gli eventi creano sorpresa e spaesamento.
Lo scrittore parigino è stato apripista di un genere che ha riportato la realtà al centro, come dimostrano diversi romanzi pubblicati anche in Italia negli ultimi anni (Latronico riflette sui candidati al Premio Strega). Dal momento che la serialità televisiva ha ereditato quelle che una volta erano le grandi narrazioni ottocentesche, la letteratura si è riappropriata delle vicende reali.
Cosa ci attrae del «tratto da una storia vera»? Forse, ipotizza Carrère, abbiamo bisogno di conforto dato che la realtà a cui siamo sottoposti sta deflagrando e, scorporatasi, ci lascia senza riferimenti.
L’ucronia è ciò che accade quando si pensa che la storia (intesa come history) sia solo una storia (intesa come story). L’autore de Il Regno individua nei Vangeli un grande esempio di letteratura sia per l’impatto avuto sulla cultura e il pensiero occidentale sia per l’intuizione geniale della Chiesa di presentare quattro versioni. Il Vangelo secondo Giovanni non è in fondo la sua versione, ovvero ciò che sarebbe successo se Luca o Marco o Matteo non avessero scritto la loro?
L’altra grande fonte di ispirazione ucronica per Carrère è la fantascienza, personificata dall’autore che più lo ha influenzato: Philip K.Dick. La sua Svastica sul sole racconta l’universo alternativo in cui le potenze dell’Asse vincono la Seconda guerra mondiale. Il lascito dello scrittore statunitense non è stato significativo solo sul cinema (Matrix, The Truman Show), ma sul concetto stesso di realtà odierno. Oggi tutte le realtà coesistono. Oggi l’ipotesi di una terra piatta convive con l’ipotesi di una terra tonda. La realtà alternativa di Dick è il mondo in cui viviamo.
Gli ultimi libri di Carrère, secondo Latronico, costituiscono un riorientarsi dell’autore verso la realtà. Il seminario di scrittura con i migranti sull’isola greca raccontato in Yoga e il processo agli attentatori del Bataclan di V13 sembrano statements letterari ma anche forme di giornalismo che rasentano l’impegno civile. L’ucronia, pur nella sua irrealtà, porta con sé la convinzione che ogni evento ha senso. Poco importa, forse, che un evento sia effettivamente accaduto o no, che abbia un impatto sociale o che sia un vezzo stilistico. La letteratura rappresenta quel grande bacino che sa includere dentro di sé tutti gli avvenimenti. Una fusione di stories e histories che eleva l’immaginazione e ci consegna la nostra umanità.