sabato 23 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

Concessioni balneari, il mare è sempre più salato / Reportage

Le concessioni balneari da anni in mano ai privati che se le tramandano di generazione in generazione sono diventate un problema da quando l’Unione Europea ha chiesto all’Italia di indire regolari aste per la gestione delle spiagge. La resistenza dei titolari delle concessioni è forte, ma altrettanto decisi sono i vari comitati spontanei che chiedono l’accesso libero e gratuito al mare.

In Italia è un’attività molto redditizia. Mentre in passato le ambìte concessioni venivano assegnate arbitrariamente dallo Stato – se non addirittura tramandate di generazione in generazione – l’Unione Europea chiede ora che vengano organizzate regolari gare d’appalto. Mentre gli operatori difendono con le unghie e con i denti il loro monopolio, gli utenti sognano il libero accesso al mare.

Le aste per far entrare nuovi concessionari sono ancora al di là da venire, mentre la classe politica si è divisa, anche se le gare d’appalto prima o poi andranno fatte. Sulle spiagge italiane, fonte di reddito per migliaia di operatori balneari, si registrano anche le prese di posizione dei cittafini ai quali è precluso l’accesso al mare.

Il caso del golfo di Napoli, al centro del reportage di Arte.Tv, è emblematico: il 90 per cento del litorale del Golfo è in mano ai privati, nel restante dieci per cento, ovviamente le zone meno belle, una famiglia che vuole trascorrere una giornata al mare per entrare nel tratto di spiaggia libera e piantare l’ombrellone è costretta a chiedere il permesso al gestore del bagno. Altrimenti è costretta a pagare trenta euro per affittare sdraio e ombrellone.

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Le cronache estive ci raccontano che è ormai è sempre più difficile trovare una spiaggia libera e posizionare il proprio ombrellone o il proprio asciugamano senza dover pagare l’ingresso a uno stabilimento balneare.

Negli ultimi anni è stata affrontata molte volte la questione, sollevata da persone che si sono viste negare l’autorizzazione a entrare in spiaggia senza il pagamento di una quota. Questo ha scatenato una serie di opinioni diverse sulla possibilità, da parte di uno stabilimento balneare, di vietare l’accesso alla spiaggia, anche solo per transitare. La legge dice che le spiagge fanno parte del demanio marittimo e, in quanto tale, risultano pubbliche. Lo Stato dà in concessione ai privati un tratto di spiaggia, per un tot di anni, per svolgere attività turistiche, ricreative o di ristorazione. Le concessioni vengono rinnovate automaticamente, per cui la spiaggia è quasi assimilabile a una proprietà privata.

La rivista Altroconsumo nell’estate 2022 ha preso in esame i costi del soggiorno in 227 stabilimenti distribuiti in 10 località balneari italiane, da Nord a Sud, e ha stilato una classifica delle spiagge con i prezzi “più salati”.

Al primo posto c’è Alassio, dove in agosto (per la settimana dal 31 luglio al 6 agosto) si devono spendere 380 euro per godere di mare e sole in prima fila (281 dalla quarta fila in poi); seguono Gallipoli (282 euro), Alghero (194 euro), Viareggio (184 euro) Taormina e Giardini Naxos (180 euro), Palinuro (169 euro) e Anzio (159 euro). Sotto i 150 euro troviamo sull’Adriatico Rimini, dove si paga 146 euro per la prima fila (e 108 euro dalla 4 in poi), e Lignano (142 euro). La meno cara, tra le mete esaminate, è Senigallia: qui si spendono in media 129 euro (sempre tenendo conto delle varie file nella settimana dal 31 luglio al 6 agosto).

Com’è facile intuire, la gestione delle spiagge è molto remunerativa per i privati, poco per lo Stato che ricava pochissime centinaia di migliaia di euro. Sarà perciò molto arduo e faticoso riuscire a indire le aste pubbliche per l’assegnazione di nuove concessioni così come ci chiede l’Unione Europea.

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